28 aprile 2022

TRE LETTERE INEDITE DI PIO LA TORRE A FRANCO PADRUT

 



Esattamente 40 anni fa veniva assassinato Pio La Torre. All'Istituto Gramsci sono presenti tre sue lettere inedite, che tra poco verranno pubblicate, scritte dall'allora segretario della Federazione del PCI di Palermo nel 1968 al segretario regionale dei giovani comunisti , Franco Padrut, rinchiuso nelle carceri dell'Ucciardone. L'edizione palermitana di Repubblica di oggi ne pubblica qualche stralcio interessantissimo. Anche perché emergerebbe un confronto impietoso, illiberale, in senso peggiorativo e deteriore tra l'Italia del 1950- l'epoca in cui nelle patrie galere era stato cacciato proprio Pio La Torre- e l'epoca del governo Moro-Nenni degli anni sessanta. Qual' era l'attività del partito comunista all'indomani del terremoto del Belice quando a Palermo c'erano migliaia di famiglie senza casa? Di questo si occupa Pio La Torre in queste tre lettere. La Torre assieme a Girolamo Li Causi è stato il più grande dirigente comunista siciliano nel secondo dopoguerra. (Bernardo Puleio)


Il Belice e il Vietnam il ’68 di Pio La Torre

Le lettere inedite del dirigente comunista ucciso 40 anni fa al compagno Franco Padrut Il racconto delle occupazioni nelle Università, del terremoto e dell’emergenza casa

di Salvo Palazzolo

«Capire questo popolo palermitano con il dramma spaventoso che soffre nelle sue principali componenti non è cosa che possa essere fatta solo sui testi». Pio La Torre, all’epoca — nel 1967 — segretario della federazione del Pci di Palermo, scriveva parole accorate al giovane Franco Padrut rinchiuso all’Ucciardone: il 23enne segretario regionale della Fgci era stato arrestato il 20 maggio con l’accusa di “radunata sediziosa, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali” nel corso di una manifestazione pacifista davanti al consolato americano. «Un’esperienza che ho fatto anche io», scriveva La Torre il 7 dicembre 1967: «Il tuo richiamo non è stato solo formale, ma un ricondurmi di peso alle osservazioni, alle considerazioni che anch’io ho fatto dentro quelle stesse mura 17 anni fa». Anche La Torre, infatti, era stato arrestato, con l’accusa di avere diretto l’occupazione del feudo di Santa Maria del Bosco, correva il 1950 e pure lui aveva 23 anni. Dall’archivio dell’Istituto Gramsci siciliano riemergono tre lettere inedite dell’esponente comunista ucciso il 30 aprile di 40 anni fa con l’amico e collaboratore Rosario Di Salvo. «Documenti che testimoniano l’impegno politico a tutto campo di La Torre», dice il professore Salvatore Nicosia, il presidente del Gramsci. Dall’occupazione delle terre al pacifismo, dalla lotta alla mafia alle emergenze che si abbattevano sulla Sicilia. Il primo marzo 1968 La Torre scriveva: «Queste settimane sono veramente pesanti per me. Forse tu dall’Ucciardone non hai potuto cogliere tutta la gravità delle conseguenze del terremoto in Sicilia e dei problemi che ci ha creato anche come partito». Proseguiva: «Pensa che a Palermo città ancora oggi ci sono migliaia di famiglie che hanno occupato le case popolari anche se non erano completate e vivono in una situazione di emergenza. Altre centinaia di famiglie sono nella tendopoli del Comune allo stadio delle Palme. Immagina perciò la situazione nei comuni completamente distrutti: decine di migliaia di famiglie che hanno perduto tutto. Ti ho voluto scrivere queste cose per avere tu un’idea della situazione». Ecco l’idea di politica del dirigente comunista, l’impegno sul territorio. In una visione di analisi complessiva, che coniugava particolare e generale: «C’è una situazione politica molto tesa sia sul piano internazionale che su quello interno - annotava - Nel Vietnam le cose si fanno sempre più calde. Nelle Università c’è un montare della protesta e a Roma è intervenuta la polizia per sgombrare gli occupanti. Anche all’Università di Palermo c’è in corso un’agitazione. Noi, perciò, seguiamo tutti gli sviluppi e facciamo il nostro dovere». Il nostro dovere. Un impegno senza sosta. Un impegno che La Torre voleva all’altezza dei problemi da affrontare. Per questo scriveva a Padrut: «Ma i quotidiani politici non li puoi leggere? All’epoca mia mi fu consentito. Possibile che nel periodo scelbiano ci fosse più “libertà” per il detenuto “dirigentepolitico” che oggi col governo Moro-Nenni? Vorrei chiarito bene questo — proseguiva — anche per prendere qualche iniziativa. Capisco le difficoltà per fare un piano di studio in quelle condizioni. Dovresti leggere, però, secondo un programma e fare lo sforzo per rispettarlo. Fammi sapere che libri hai bisogno». Padrut rimase all’Ucciardone dal 20 maggio 1967 al 17 dicembre 1968. E per tanti anni ancora quelle lettere restarono a casa dello storico esponente del Pci siciliano. Nel 2010, poi, Padrut donò le tre lettere a Francesco Tornatore, impegnato nello studio degli scritti di La Torre. Presto, questi documenti diventeranno una pubblicazione: “Da carcerato a carcerato”, si intitola. «Un modo per ricordare due rilevanti figure di «combattenti” politici — dice ancora Nicosia — accomunati dall’esperienza di diciotto mesi di detenzione nel pieno dell’età giovanile. Diversa l’epoca, la temperie politica, la motivazione della loro battaglia » . Ma entrambi impegnati senza riserve per la Sicilia. Al Gramsci si sono le carte di Pio La Torre: un grande tesoro di idee e percorsi ancora attualissimi.Nell’ultimo congresso regionale del Pci a cui partecipò, nel gennaio 1982, il segretario parlò della sua idea di sviluppo: «Il turismo rappresenta ormai un comparto consistente e di grande avvenire nell’economia siciliana». Guardava avanti, Pio La Torre. « È però necessaria una politica che punti decisamente ad un elevamento della qualità dei servizi turistici e, al contempo, alla riduzione dei costi». Parole di grande attualità. Come quelle che pronunciò per ribadire ancora una volta la necessità di confiscare i patrimoni ai mafiosi. La Torre e le sue parole. «L’ac-cumulazione strangola lo sviluppo », aveva annotato a penna su un foglio. « Queste parole conserviamo e mettiamo a disposizione di chi voglia studiare e far conoscere un pezzo di storia importante», dice il professore Nicosia: «Ma non è facile continuare questa nostra attività quando il Comune ti chiede il pagamento di 90 mila euro per restare ai Cantieri culturali della Zisa » . È stata lanciata una sottoscrizione. La conservazione della memoria è ancora oggi un percorso complicato in Sicilia.

Da REPUBBLICA, Palermo 28 aprile 2022


Nessun commento:

Posta un commento