30 aprile 2022

RUSSI CONTRO LA GUERRA

 


Il grido contro la guerra in Russia

Bruna Bianchi
29 Aprile 2022

I luoghi, le modalità, i messaggi, le fotografie di una protesta coraggiosa, creativa e sempre meno sotterranea

Nell’arco delle ultime tre settimane, a giudicare dalle segnalazioni raccolte da OVD-info (spazi di comunicazione indipendente), la protesta in Russia sembra essersi intensificata1. Numerosissimi sono stai i casi di persone di varie provenienze sociali e di ogni età che nei luoghi nevralgici delle città, soprattutto della capitale, hanno sostato con striscioni e cartelli, hanno tracciato iscrizioni sui muri, appeso nastri verdi (simbolo della protesta contro la guerra), indossato abiti di colore azzurro e giallo o borse e zaini con la scritta, dipinta o cucita, “Нет Войне!”, “No alla guerra”, cancellato o strappato la lettera Z da edifici e trasporti pubblici, deposto croci in memoria delle vittime di Marjupol.

1. Luoghi e modalità delle proteste

Le piazze, e soprattutto la Piazza Rossa, il Memorial, la tomba del Milite ignoto, le sedi di emittenti televisive e di istituzioni scientifiche, le chiese, le sale da concerto, i monumenti, i parchi, le vie dove compaiono manifesti di propaganda per la guerra, le stazioni delle metropolitane, le sedi dei ministeri, i centri commerciali e i supermercati, gli asili e le aule scolastiche, le finestre delle abitazioni, ogni luogo delle città è stato teatro di una forma protesta.

Nei luoghi simbolici della nazione russa o presso i luoghi del potere politico, militare o mediatico prevalgono i picchetti individuali che in qualche caso sono riusciti nell’intento di dialogare con i passanti. Il 20 aprile a Mosca un manifestante ha esposto il cartello: “Io sono per la pace e tu?”. “Sono uscita con un poster “pace”, ha detto un’altra giovane, ho svolto una sorta di campagna con le parole ‘Io sono contro la guerra in Ucraina, e tu?’”. Molte persone mi hanno risposto che anche loro erano contrarie. Con una di loro “abbiamo fatto una bella chiacchierata”. Poi sono arrivati gli agenti di polizia (Mosca, 20 aprile).

Alcune scritte esortano esplicitamente a uscire dal silenzio: “Il silenzio è indulgenza in un crimine”, o ancora: “La nostra riluttanza a conoscere la verità e il nostro silenzio ci rendono complici dei crimini”. Sono le parole apparse il 10 aprile Piazza Rossa sul poster di un membro del Consiglio del Centro per i diritti umani recentemente chiuso.

Normalmente le azioni di protesta non durano a lungo; un agente di polizia, un passante o un inquilino che assiste dalla finestra può sempre intervenire chiamando la polizia. Anche per questo motivo in molti/e si sono rivolti/e a forme di protesta anonime. Lo confermano la stampa indipendente e i comunicati di Amnesty International.

I luoghi più frequentati per le necessità della vita, come centri commerciali e supermercati, sono stati teatro di forme di protesta anonime e capillari, come la sostituzione dei cartelli dei prezzi dai prodotti con messaggi contro la guerra. Un’altra forma di diffusione del messaggio pacifista è stata quella di scrivere slogan su banconote e monete al fine di raggiungere anche le persone anziane che usano prevalentemente questo sistema di pagamento. Tali azioni, segnalate sia a Mosca che a San Pietroburgo, sono state promosse dalle femministe così come quella di apporre in vari luoghi delle città pupazzi di creta, carta o altri materiali, per lo più rossi o gialli e azzurri, con cartelli contro la guerra (fonte Amnesty).

Le immagini dei “piccoli dimostranti” sono state diffuse da “The Moscow Time” il 28 marzo nell’articolo In Russia Little Picketers Protest the War.

2. Le fotografie

I resoconti di OVD-info, necessariamente scarni, riportano le notizie essenziali: le ragioni, le circostanze e le modalità dell’arresto, e forniscono notizie sugli esiti delle detenzioni e sull’assistenza legale. Talvolta manca l’età dei dimostranti e non sempre vengono riportate nella loro interezza gli slogan su cartelli e striscioni, ma in questi casi sono le immagini a parlare di contenuti e stati d’animo. Le fotografie che ritraggono luoghi e autori della protesta, infatti, corredano spesso i resoconti. Sono scatti inviati a OVID-info per lo più dagli stessi manifestanti o da amici e famigliari. Volti, posture e sguardi comunicano il senso di sfida, la determinazione ad uscire dal silenzio, il bisogno di mostrare l’oltraggio provato per le azioni delle truppe russe in Ukraina, e soprattutto la volontà di testimoniare che queste non sono compiute “in loro nome”. Un esempio tra i tanti è quello di un giovane di Ekaterinburg che il 16 aprile ha srotolato il suo poster con la scritta “No alla guerra” ai piedi del monumento a Lenin (FOTO).

Un altro esempio del valore di testimonianza che viene attribuita all’immagine è quello di una maestra di matematica ed esponente del partito di opposizione Yabloko che il 25 febbraio ha diffuso sui social una sua fotografia che la ritrae accanto a una lavagna di un’aula scolastica dove si scorgono piccole calamite di colore giallo e azzurro. Ammonita su “ciò che le sarebbe potuto succedere” se non avesse cancellato la fotografia, al 18 aprile non l’aveva ancora fatto (FOTO) .

3. I messaggi

a) Contro Putin e il dispotismo

Gli slogan ricorrenti su muri, striscioni e manifesti sono per lo più molto semplici: “No alla guerra” o “Pace nel mondo” o semplicemente “Pace”, ma dopo l’intensificazione della violenza della guerra, i bombardamenti, le stragi, gli stupri, anche i contenuti dei messaggi che le persone scese in strada hanno voluto diffondere, insieme al loro dolore e alla loro indignazione, stanno cambiando.

Probabilmente anche a causa dell’appello per la destituzione di Putin, che ha avuto ampia circolazione e ha ottenuto molte adesioni, parole di accusa nei confronti del presidente ricorrono con grande frequenza: “Putin dimissioni”; “No a Putin”; “Stop Putin”; “Sono contro la politica del presidente”; “Putin, chi risponderà delle atrocità a Buča?”; “Tribunale per Putin, non perdoneremo”. “No alla guerra. Nessuna repressione. Niente bugie. No a Putin”. “Autorità russe! Sono contrario alla vostra aggressione sul territorio dell’Ucraina”, sono alcune delle frasi tracciate su cartelli e striscioni. L’immagine del giovane autore di quest’ultima protesta mentre viene fermato dalla polizia si può vedere all’indirizzo: (FOTO).

Esporsi all’arresto in luoghi molto frequentati è un modo per denunciare la violazione delle libertà fondamentali. Il 19 aprile Anton si è recato ad un centro commerciale di Mosca con un cartello su cui aveva scritto: “Opinion”. “Sono contrario alla guerra, ha dichiarato, e volevo dimostrare che ai giorni nostri si può essere detenuti per un’opinione”.

Il giorno successivo a Ekaterinburg un uomo è stato arrestato per aver scritto su un poster un messaggio rivolta a Putin: “È più facile coprire i tuoi fallimenti nell’economia e nella politica sociale con la guerra, è più facile derubare il tuo popolo e il tuo stato”. A Taldom una giovane studentessa è stata portata al posto di polizia per aver diffuso volantini con il volto di Putin coperto da macchie rosse (19 aprile). E ancora, sulla Piazza Rossa, è apparso il poster: “Putin è il male, svegliati Russia, perdonaci Ucraina, niente guerra, Naval’nyj libero” (13 aprile).

Nella sua dichiarazione durante il processo che lo ha condannato a nove anni di carcere il 22 marzo, il dissidente russo aveva esortato la popolazione a combattere il dispotismo perché – ha affermato citando le parole di Tolstoj – “la guerra è il prodotto del dispotismo e chi vuole combattere la guerra deve combattere il dispotismo”.

Oggi è di cruciale importanza rileggere Tolstoj, ha scritto Ani Kokobobo, docente di letteratura russa presso l’Università del Kansas, e interrogarsi su come fermare la violenza (Ani Kokobobo, How Should Dostoevski and Tolstoy Be Read during Russia’s War against Ukraine?, “The conversation, 6 aprile 2022).

È quanto molti russi continuano a fare, come colui che il 10 aprile si è recato sulla Piazza Rossa con il capolavoro del grande scrittore, Guerra e pace tra le mani (FOTO).

b) La denuncia delle falsità della propaganda e dei crimini

“La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza, ferma le distorsioni”. Con queste parole il 24 aprile a San Pietroburgo, sulla Prospettiva Nevsky, un uomo, subito arrestato, ha voluto denunciare le distorsioni della propaganda.

Sono donne e ragazze che per lo più inscenano performance per mettere in ridicolo o rovesciare i messaggi della propaganda. Il 10 aprile A Krasnodar, dopo aver appoggiato a terra il suo zaino accanto a un manifesto di propaganda che recava la scritta: “Per i nostri. Per il mondo russo”, una giovane si è distesa prona con le mani legate dietro la schiena denunciando in questo modo la natura del “mondo russo”. Durante l’azione, un uomo le si è avvicinato e ha chiamato la polizia (FOTO).

All’accusa silenziosa di Olga ha fatto eco quella di Ekaterina che una settimana più tardi a Mosca sulla Piazza Rossa ha esposto il suo cartello: “Seminare morte e distruzione nel mondo a costo della propria vita – è questo il significato del mondo russo?”.

Né mancano scritte derisorie della propaganda che vuole presentare i bombardamenti come una necessaria operazione di pace. È il caso di Arina che a Mosca il 15 aprile ha esibito un cartello con la scritta: “Bombardare per amore della pace è come scopare per amore della verginità”. L’intento canzonatorio si rispecchia nell’espressione del suo volto. (FOTO).

Nelle ultime settimane i crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Ucraina dominano la protesta. Il 5 aprile a Ekaterinburg una ragazza ha scritto sul suo poster: “Il tuo paese sta commettendo un genocidio”. “No al nazismo russo”. A Mosca, il 21 aprile, una dipendente di Memorial, ha esposto un cartello di fronte alla sede dello Stato Maggiore con la scritta: “Non ci sono giustificazioni, non c’è perdono. Fermate immediatamente la guerra”. Sul lato sinistro erano elencate le località colpite da bombardamenti e massacri: Buča, Marjupol’, Irpin’, Gostomel, Borodjanka, Volnovacha, Charkiv, Kramators’k, Vorzel’, Chernigov, Sumy (FOTO) .

Anche il rifiuto da parte dei soldati di obbedire e di uccidere è stato ricordato con riconoscenza: il 14 aprile Sulla Piazza Rossa un’attivista è stata arrestata per uno striscione con la scritta: “Grazie a coloro che si sono rifiutati di uccidere e morire! NO GUERRA”.

La guerra, gridano le parole proferite o tracciate sui poster, è un crimine contro l’infanzia sia in Ucraina che in Russia. “I bambini hanno bisogno di pace”. “Quanti bambini devono ancora morire per fermare la guerra? (Mosca 9 aprile).

A Jasnogorsk, nella regione di Tula, una madre ha strappato la lettera Z dalle finestre di un asilo nido. Per questo, il tribunale l’ha multata di 48 mila rubli (oltre 600 euro).

L’indignazione sollevata dalle notizie sugli stupri ha portato nelle strade e nelle piazze donne e ragazze: sulla Piazza Rossa l’8 aprile una giovane ha esposto uno striscione “In questo momento, l’esercito russo sta violentando e uccidendo le donne ucraine. Ferma questa guerra!”.

Tre giorni dopo a Ufa (Repubblica di Baschiria) sul cartello di una giovane si poteva leggere: “La guerra è stupro e omicidio di donne ucraine. Guerra significa povertà e repressione in Russia”.

“Non dimenticheremo, non perdoneremo Buča” era scritto il 10 aprile su un cartello di Maria, un’attivista arrestata di fronte alla sede del ministero della Difesa tre minuti dopo la sua apparizione (FOTO).

Sono ancora le donne e le ragazze, non sappiamo se collegate alla rete femminista contro la guerra, a essere intervenute numerose denunciando le violazioni del dettato costituzionale e degli articoli del codice penale. Un esempio è quello di una giovane di Murmansk che il 16 aprile è stata arrestata per un cartello con i numeri degli articoli del codice penale: 353, 356 e 3572. I numeri erano stati spruzzati di vernice rossa e la giovane teneva in mano il codice e una rosa bianca (FOTO).

A Volgograd il 14 aprile un’attivista è stata arrestata per aver inscenato una “esibizione” in cui chiedeva l’invio di una commissione a Buča per smentire le dichiarazioni del governo che attribuisce i massacri a menzogne.

Nelle prime due settimane di aprile è continuata la deposizione di croci in ricordo dei morti di Marjupol, una protesta promossa da FAR (Feminist Anti-War Resistance) che dal 4 al 12 aprile ha installato 500 croci in 41 città. Lo testimonia una croce rinvenuta a Mosca accanto al monumento di Ivan Danilovič Černjachovskij, generale ucraino “due volte eroe dell’Unione Sovietica” morto a 38 anni (FOTO).

I morti di Marjupol sono stati ricordati anche a Tver da una donna che riuscì per circa dieci minuti a esibire un cartello “Je suis Marjupol” e raffigurava una madre nell’atto di proteggere i suoi figli (FOTO).

E c’è anche chi per le strade è sceso spinto da tragedie personali, come il giovane di Krasnodar che dall’inizio della guerra non ha più avuto notizie della sua ragazza, Kristina, che si trovava a Marjupol al momento dell’invasione.

Nonostante l’inasprimento della repressione, della sorveglianza e delle condanne; nonostante molti attivisti e attiviste abbiano lasciato il paese, le proteste, l’indignazione, gli scoppi di rabbia che si ripetono ogni giorno testimoniano l’esistenza di un movimento sotterraneo contro la guerra, coraggioso e creativo, che questa pagine di Voci di pace continueranno a seguire e al quale daranno risonanza.


[Bruna Bianchi, 26 aprile 2022]


Note

1 Pur nella difficoltà di raccogliere informazioni, questa fonte ci consente di tracciare un primo ritratto collettivo del dissenso alla guerra. Si vedano le segnalazioni in russo https://ovd.news/news/2022/02/24/akcii-v-podderzhku-naroda-ukrainy-i-protiv-voyny, più aggiornate, e quelle in inglese, Russain Protest against the War with Ukraine. A Chronicle of Events: https://ovd.news/news/2022/03/02/russian-protests-against-war-ukraine-chronicle-events. Le notizie sono inserite quotidianamente.

  • 2 Nel codice penale russo con l’art. 353 vengono incriminate le condotte finalizzate alla conduzione di una guerra di aggressione. Il successivo art. 354 punisce i pubblici incitamenti alla guerra di aggressione. L’art. 356 punisce “il comportamento crudele verso i prigionieri di guerra o la popolazione civile, la deportazione della popolazione civile, il saccheggio dei beni nazionali nei territori occupati, l’utilizzo in un conflitto armato di mezzi e metodi vietati da un trattato internazionale della Federazione Russa”. Infine l’art. 357 sanziona il crimine di genocidio e l’articolo 358 quello di ecocidio, ovvero “la distruzione di massa del mondo vegetale o animale, l’avvelenamento dell’atmosfera o delle risorse idriche ed anche il compimento di altre azioni atte a provocare una catastrofe ecologica”.


Articolo ripreso da  https://comune-info.net/il-grido-contro-la-guerra-in-russia/

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