Se l’autunno è stato caldo, l’inverno si annuncia caldissimo.
Cettina Vivirito
In Sicilia è tornato Berlusconi con un programma
elettorale che sembra uscito direttamente dal 1994, e il primo punto
all’ordine del giorno è tornato ad essere ovviamente il Ponte. Solo che
questa volta il centrosinistra è tutt’altro che contrario. Ha cominciato
a parlarne Fabrizio Micari, che già da subito l’ha definita “un’opera
fondamentale e strategica”, ha concluso Silvio Berlusconi che al Ponte
ha dedicato parte del suo discorso di chiusura della campagna
elettorale alle Ciminiere di Catania: “Di Pietro ha buttato per aria
quello che noi avevamo cercato di costruire, il ponte sullo Stretto. È
fondamentale la costruzione del Ponte. Il nostro impegno, tornando al
governo, sarà questo”.
In un periodo non troppo lontano lo stesso Fassino
era tra i leader del centrosinistra contrari al ponte, quando era
appannaggio esclusivo di Berlusconi e Forza Italia: com’è che adesso ha
cambiato idea? Fassino ha risposto al giornalista che gli ha posto la
domanda: “Io le ho dato una risposta molto concreta ma adesso lei la
pone in termini di coerenza astratta”, sbuffando, l’ex sindaco di
Torino, consapevole del fatto che ai dem del 2017 il Ponte piace e anche
parecchio.
È la chimera che torna utile in molte occasioni, ma
qualcuno sui social ci fa notare con ironia che siamo approdati talmente
a destra che il Ponte sullo Stretto non serve più.
Siete mai stati affacciati da un balcone qualsiasi di
Messina nel punto punto esatto in cui dovrebbe sorgere il Ponte?
All’imboccatura, nel punto più stretto dello Stretto, dove i piloni
gemelli si fronteggiano e sembrano curvarsi come in un inchino
reciproco, vive una continua illusione ottica, nella luce pesante del
Sud, popolarmente conosciuta come “l’inganno di fata Morgana”. La costa
illuminata conduce a quel punto cieco e buio, dove le correnti
s’incapricciano, i garofali girano, la marea sale e scende e l’Orca –
brutta bestia tutt’altro che mitologica- si nasconde dappertutto. In
questi quarant’anni e passa s’è nascosta anche dietro le parole, dietro
un sacco di carte bollate, di delibere e ddl, progetti, discorsi e
manifestini elettorali. Ma l’Orca ha un bel nascondersi, il suo tanfo la
rivela al mondo: odora di acquedotti bucati, di colline franose, di
argini cementati. Di serbatoi inservibili, di spiagge requisite, di
rifiuti abbandonati. Di cassonetti stracolmi, di sacco del territorio.
Di un binario triste e solitario, unico, che consente di arrivare da
Messina a Marsala in sole nove ore (cambiando tre volte), o a Ragusa in
sette ore (ma devi prendere pure un autobus). Sempre che non frani
nulla, lungo il percorso (i cavalcavia, le strade, le condotte hanno una
malattia strana: si chiama materiale impoverito, o anche controlli
fasulli: mortale, di solito).
A Messina ci sono quartieri in cui negli ultimi 15
giorni di ottobre l’acqua è arrivata una o nessuna volta. Chi ce l’ha
ogni giorno, magari da mezzanotte alle tre, è fortunato e non deve
lamentarsi (e comunque l’ente che sta gestendo tutto questo pubblica
ogni giorno le liste dei serbatoi cittadini con gli orari di erogazione e
l’avvertenza che se l’acqua non arriva ai piani alti o ai condomini
alti perché non c’è pressione loro sono molto rammaricati).
Ormai Messina è un caso nazionale e ogni giorno ci
sono servizi sulle tv che ci mostrano sempre la stessa cosa: due,
cinque, sette operai chini su un tubo, in un dirupo fangoso, che
guardano preoccupati. Sarebbe la poderosa macchina dell’emergenza:
l’orca, nascosta anche lì attorno, ovviamente se la ride. Altrove, una
squadra altrettanto folta testa bypass che non tengono (ma abbiamo visto
tutti, in tv, la notte della nave cisterna, il tubo marcio, la
creatività meridionale con cui si è rimediato, con stracci e fazzoletti
che almeno fanno tanto colore).
Ma passerà, certo che passerà: passerà tutto sul
Ponte. Mica i messinesi sono gufi e piagnoni. Potranno tornare alla loro
vita quotidiana lavandosi ogni volta che vogliono, che diamine,
parliamo di privilegi da Terzo Millennio. Potranno tornare ai loro
ospedali fatiscenti dove cadono gli ascensori e i presidenti si fanno
fare lo sbiancamento anale a nostre spese, alle autostrade che si
spaccano, alle spiagge vuote in settembre (mentre in Normandia, per
dire, fanno i bagni fino a novembre). Agli aliscafi sempre più ridotti,
alle navi più rade, alle rade che s’insabbiano. Orcynus Orca maledetta,
la colpa è sempre sua.
L’orca, in giacca e cravatta, un’infinità di volte ci
ha raccontato che il Ponte avrebbe risolto tutti i problemi: la sua
gittata di cemento cancellerà sì un poco di spiagge, due o tre
ecosistemi, la bellezza dello Stretto ma vuoi mettere il Ponte di
Brooklyn? Noi siciliani tutti vogliamo un Ponte-Expo, un evento degli
eventi, un albero della vita rovesciato che colleghi due sponde che non
sono unite da cento milioni di anni ma separate (e chi lo ha detto che i
ponti uniscono e gli stretti dividono?). Vogliamo un Ponte delle
meraviglie, con Coca cola che sponsorizza il Nerello dell’Etna, McDonald
che sponsorizza le cotolette di spatola (conoscono la spatola i
leghisti di Salvini? lo chiamano pesce-sciabola, è pieno di Omega Tre;
chissà se si potrà pescare ancora, sotto il Ponte), Lehman Brothers che
sponsorizza i nuovi schiavi. Un Ponte di bugie, d’altronde, esiste già
da moltissimi anni, e lega queste sponde con tutta una specie di buio,
di vuoto, di nulla.
Probabilmente, mettere a frutto la bellezza
straordinaria dello Stretto senza deturparla sarebbe davvero troppo. E
poi l’Orca ha questo di speciale: adora l’Expo.
Si è discusso e lottato a lungo sul Ponte di cui ha
parlato Renzi: dovrebbe capire da solo, Matteo Renzi, quanto oscena sia
un’affermazione del genere per le orecchie di chi si lava quando può,
con la bottiglia sul catino; quanto sia sconveniente la pretesa di fare
qualcosa di grande e bello in un posto dove esiste già qualcosa di
bellissimo, ma a non avere occhi per vederlo, non si può certo spiegare.
Magari l’Orca troverebbe il modo. Bisognerebbe far capire a quanti
auspicano la costruzione del Ponte sullo Stretto che potrebbe diventare,
un giorno, una vera risorsa economica, ma questo “giorno” può arrivare
solo dopo avere preso atto della realtà siciliana, delle sue
infrastrutture allo sfacelo, delle difficoltà quotidiane dei cittadini
già soltanto per sbarcare il lunario, e fatto qualcosa per cambiarla.
È stata lunga e aspra la campagna elettorale in
Sicilia, con parole chiave ripetute e appassionate: da alleanze a
impresentabili, da cambi di giacca a Ponte sullo Stretto. La posta in
gioco, come è ormai chiaro, non è solo il governo della Sicilia visto
che il risultato elettorale siciliano peserà e non poco in vista delle
elezioni politiche generali. In ogni caso, rispetto al passato, toni e
concetti utilizzati sono destinati a cambiare anche la dialettica
politica nella regione. Il centrodestra si è ricompattato attorno
a Nello Musumeci che alla fine è stato preferito a Gaetano Armao,
l’avvocato che Silvio Berlusconi avrebbe voluto candidare alla
presidenza della Regione. Il Pd ha scelto l’alleanza con Angelino Alfano
e i suoi (quelli rimasti, visto che in molti hanno saltato il fosso
tornando alla corte di Berlusconi). Forza Italia, Fratelli d’Italia, la
Lega e l’Udc marciano, ormai comprensibilmente, insieme. I nodi però non
sono stati completamente sciolti, e per capire quanto sia solido e
duraturo il nuovo governo regionale, per forza di cose, bisognerà
aspettare. Il fronte della sinistra-sinistra ovvero Mdp e un gran numero
di cittadini e cittadine e libere associazioni, con un solo seggio, un
solo candidato, dovrà imparare la tecnica funambolica degli acrobati e
forse per questo caso, più unico che raro, sembra assurgere a simbolo di
una lotta che ha il sapore antico della rinascita, come un solo seme in
terra, da cui, De Andrè docet, potrà nascere un nuovo fiore.
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Articolo di Cettina Vivirito ripreso da http://siciliainformazioni.com/cettina-vivirito/713066/bufale-il-ponte-del-destino-il-destino-del-ponte
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