Ieri sera, dopo tanti anni, un vecchio amico d' infanzia è tornato a visitare e a benedire la mia casa. Mi ha lasciato, per regalo, alcuni suoi inediti versi dedicati alla memoria di P. Pino Puglisi. (fv)
Il sorriso e il bossolo
Ho rivisto,
quasi dopo secoli,
i quattro pavimenti
girati dai tuoi piedi stanchi
a piazza Anita,
dove l’ultimo rintocco
non fu di una campana…
Mi sembrò di vederlo
ancora lì, sull’uscio,
il bossolo, tuo unico compagno
verso il giaciglio di morte
che ti accolse
fra le tenere braccia di Giovanni di Dio.
Rivivo spesso gli anni felici,
fra viaggi e incontri,
dibattiti e preghiere,
in ogni angolo dell’Isola
e più sopra,
a Roma, a Napoli, a Cassino…
Ti chiedevamo di Godrano,
e tu sorridevi, come se stringessi,
fra le mani e il cuore, una perla in dono.
Hai intessuto un diamante
di un grumo di flaccide case,
con una chiesa cadente,
e cuori aguzzi come gladii taglienti.
E passavi, dal villaggio
ai tuoi banchi, ai tuoi alunni,
dalle strade ai palazzi,
da Brancaccio ai notabili,
con l’alma pesante
e la lanterna in cuore…
E bussavi chiedendo,
accoglievi ascoltando
severo e soave
potenti e mendichi…
Perché ti hanno ucciso,
perché proprio te?
I tuoi amici (davvero!)
Il sangue e il fiato,
con letizia
avrebbero in tua vece versato.
Tu, mite Agnello,
con un chiodo, senza un belato,
ti hanno disteso.
Non la croce ti ha accolto, ma il duro cemento,
sull’uscio di casa,
trascinandoti in terra
il piombo alla nuca il sorriso alla bocca.
Scintille di stelle,
sull’azzurro di cielo,
sono ormai
le tue gocce di sangue.
L’arrossata metropoli,
la terribile augusta Palermo,
non è più nell’angoscia.
Ci sei tu, che sorridi e spargi,
cunei di forza
e guizzi di splendore…
Giacomo Ribaudo
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