Nel libro Un onorevole siciliano,
pubblicato nel 2009 da Bompiani, Andrea Camilleri raccoglie e commenta
le interpellanze parlamentari di Leonardo Sciascia, nel breve periodo in
cui lo scrittore di Racalmuto fu deputato per il Partito Radicale, tra
il 1979 e il 1983. In uno dei commenti esplicativi di Camilleri ho
trovato una secca informativa su Boris Giuliano, il commissario di
polizia ucciso dalla mafia nel 1980, e su ciò che avvenne dopo
l'omicidio. L'insieme mi pare molto educativo.
Boris Giuliano (al centro in borghese) |
Boris
Giuliano, capo della Squadra mobile di Palermo, è un giovane
poliziotto, acuto, instancabile e dotato di eccezionali qualità: Tra
l'altro scopre i canali del traffico di droga tra gli Usa e la Sicilia e
porta alla luce gli stretti legami tra la mafia e il banchiere Sindona.
La cupola lo ritiene troppo pericoloso e ne decreta la condanna a
morte.
La
mattina del 26 luglio 1979, davanti al palermitano bar Lux, il
commissario Giuliano viene freddato con sette colpi di revolver dal boss
Leoluca Bagarella. Aveva 49 anni.
Per
rendere più sicura la "normalizzazione" al posto di Giuliano va
Giuseppe Impallomeni, piduista, tessera 2213: Questore di Palermo sarà
nominato Giuseppe Nicolicchia, anche lui piduista tesserato. ( Andrea Camilleri, op. cit. pag. 63)
Come combattere la mafia
Leonardo Sciascia
Poco fa mi è stato
chiesto di riconoscere quello che avevo detto alla televisione
francese, cioè che la relazione di minoranza dell’onorevole
Niccolai è una cosa molto seria; l'ho detto alla televisione
francese - a Palermo, non a Parigi - perché me lo hanno chiesto. Se
me lo avesse chiesto la televisione italiana lo avrei detto
ugualmente: non esito a ribadirlo qui.
Ci sono delle cose utili;
si evince, per esempio, chiaramente che i marescialli dei carabinieri
ed i commissari di pubblica
sicurezza quasi sempre hanno fatto il loro dovere, ma è più in alto
che non si è fatto quello che si doveva fare.
E voglio parlare di
queste cose semplicemente, magari aneddoticamente.
Sono stato molto vicino
al povero commissario Giuliano quando indagava sul caso De Mauro;
l’ho seguito osservandolo, perché era un uomo discretissimo, non
parlava di nulla che avesse attinenza con il suo ufficio. Ho notato
però una sorta di diagramma nel suo comportamento; era partito con
una certa euforia, credeva ad un certo punto di essere giunto alla
meta, poi l’ho visto deluso.
Una sola volta mi ha
detto una frase rivelatrice: “Mi creda, il ministro dell’interno
dovrebbe essere altoatesino!” Ora, io non credo che i ministri
dell’interno debbano essere altoatesini, ritengo anzi che la lotta
contro la mafia si debba ascrivere a molti siciliani, non da ultimo a
Simone Gatto; ricordo anzi una sua pagina molto interessante,
tradotta in un film di Germi. Non credo, dunque, che i ministri
dell'interno debbano essere altoatesini, credo però che debbano
comportarsi come tali.
Anni fa ho tentato, il
più sinteticamente possibile, di dare una definizione della mafia;
ho detto che essa era una associazione a delinquere, con fini di
illecito arricchimento per i propri associati, che si poneva come
intermediazione parassitarla imposta con mezzi di violenza fra la
proprietà ed il lavoro, tra la produzione ed il consumo, tra il
cittadino e lo Stato. Credo che tale definizione sia ancora valida,
malgrado siano cambiate tante forme, malgrado sia aumentato il volume
delle cose. Si tratta di un fenomeno senza dubbio in espansione: la
democrazia non ha molti mezzi per combatterlo, ma uno è essenziale,
importante, vi si può ricorrere senza venir meno ai principi stessi
della democrazia. Nella mozione comunista è detto, ad un certo
punto, che il fenomeno mafioso si può combattere “riformando il
sistema delle misure di prevenzione secondo criteri che introducano
forme di controllo sugli illeciti arricchimenti”. Secondo me, è
questo il punto: l'illecito arricchimento. Questa proposta va
benissimo, ma bisogna allargarla, estenderla; il controllo, cioè,
deve estendersi anche a noi, che stiamo su questi banchi, a coloro
che siedono sui banchi del senato, a coloro che siedono nelle
assemblee regionali e nei consigli municipali, non trascurando
nemmeno certi funzionari e certi ufficiali che hanno il compito di
prevenire e reprimere appunto il fenomeno mafioso.
Leonardo Sciascia, Seduta della camera dei
Deputati del 26 febbraio 1980. Ora in A. Camilleri, Un Onorevole siciliano. Le interpellanze parlamentari di Leonardo Sciascia, Bompiani 2009, pp.58-60.
Nessun commento:
Posta un commento