09 novembre 2017

PASOLINI, Parole e vita





Negli ultimi mesi di vita Pasolini, dalle colonne quotidiane del Corriere della Sera e dal periodico Il Mondo, sferra un duro attacco ai governanti del tempo. Contro i “gerarchi dc”, chiamati per nome, tra l’agosto e il settembre del 1975, invoca un vero e proprio “processo penale”. Questi articoli verranno successivamente ristampati nel volume Lettere luterane (pubblicato un anno dopo l’assassinio del poeta da Einaudi) ed essi, da soli, credo che bastino a spiegare le ragioni per cui il suo autore è stato tolto dalla circolazione.
Nel primo di questi articoli Pasolini scrive: 

“...Parlo proprio di un processo penale, dentro un tribunale. Andreotti, Fanfani, Rumor, e almeno una dozzina di altri potenti democristiani (compreso forse per correttezza qualche presidente della Repubblica) dovrebbero essere trascinati, come Nixon, sul banco degli imputati. Anzi, no, non come Nixon, restiamo alle giuste proporzioni: come Papadopulos. Visto fra l’altro che Nixon è stato salvato da Ford dal processo vero e proprio. Nel banco degli imputati come Papadopulos. E quivi accusati di una quantità sterminata di reati, che io enuncio solo moralmente (sperando nell’eventualità che, almeno, venga prima o poi celebrato un «processo Russell» finalmente impegnato e non conformistico e trionfalistico com’è di solito):
indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione straniera, collaborazione con la Cia, uso illecito di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna (almeno in quanto colpevole incapacità di punirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani (responsabilità, questa, aggravata dalla sua totale inconsapevolezza), responsabilità della condizione, come suol dirsi, paurosa, delle scuole, degli ospedali e di ogni opera pubblica primaria, responsabilità dell’abbandono «selvaggio» delle campagne, responsabilità dell‘esplosione «selvaggia» della cultura di massa e dei mass media, responsabilità della stupidità delittuosa della televisione, responsabilità del decadimento della Chiesa, e infine, oltre a tutto il resto, magari, distribuzione borbonica di cariche pubbliche ad adulatori.

Senza un simile processo penale, è inutile sperare che ci sia qualcosa da fare per il nostro Paese...”

 ( Bisognerebbe processare i gerarchi DC,  agosto 1975, Il Mondo. Ora in Pasolini, Lettere luterane, Einaudi 1976 )

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