26 settembre 2012

E' STATO IL FIGLIO. Film e libro








Da un ottimo romanzo un film lirico e feroce. La fotografia straziante di una Palermo degradata e violenta, terribilmente umana nella sua miseria materiale e morale e per questo così tanto simile a noi.

Curzio Maltese - E' stato il figlio
La commedia all’italiana è morta a metà degli anni 70, ferita da Brutti, sporchi e cattivi di Scola e sepolta da Il borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli. I “mostri” dello schermo erano diventati troppo mostri nella realtà per essere raccontati. O almeno per garantire una minima identificazione da parte degli spettatori. 

Il lavoro di Daniele Ciprì comincia dov’è finita la lezione dei maestri Risi e Monicelli, la riprende con la necessaria dote di necrofilia e la conduce alle conseguenze estreme. 

La famiglia Ciraulo di E’ stato il figlio non è grazie al cielo «la famiglia che tutti potremmo essere », come sostiene l’autore, ma è di sicuro la famiglia che l’Italia di questi anni ha cercato di farci diventare. Un gruppo di “mostri” dominato dalla miseria, rischiarato da un unico e misterioso dono, la bellezza della piccola Serenella, che si perde quasi subito. La bimba viene uccisa da una pallottola vagante durante un regolamento di conti nella periferia di Palermo. Nel buio della disperazione, un vicino di casa fa balenare la scintilla avida di un risarcimento da parte dello Stato per le vittime di mafia. 

La sola promessa del danaro sconvolge la vita dei Ciraulo, li porta a indebitarsi prima coi commercianti e poi con gli strozzini, in attesa che si compia l’estenuante iter burocratico. Alla fine, quando i soldi arrivano davvero, sono diventati pochi per alimentare il sogno di miracolo economico. Bastano appena per coronarne una parvenza consumistica, l’acquisto di una fiammante Mercedes. L’auto di lusso restituisce a Nicola, che la tratta meglio della povera figlia, una paradossale fierezza paterna. Ma sarà la prevedibile fonte della definitiva tragedia. 

E’ stato il figlio segna il ritorno di un talento prezioso, Daniele Ciprì. Oltre alla conferma, semmai ve ne fosse bisogno, della grandezza di Toni Servillo, un Nicola indimenticabile fin dalla prima camminata. A parte questo, pensando alle doti profetiche dell’autore, fa paura. Al principio degli anni ‘90 la “Cinico Tv” di Ciprì e Maresco pareva una galleria di mostri esasperati e si è rivelata invece l’annuncio della classe dirigente che avremmo trovato di lì a poco in Parlamento. Speriamo soltanto, per il bene della nazione, che stavolta Ciprì abbia esagerato con i suoi cieli plumbei sulle nostre disgrazie.

(Da: http://trovacinema.repubblica.it/)



 Il libro


Un romanzo che sembra una pièce teatrale, una tragedia greca; con un incedere costante, senza cedimenti. Questo è E' stato il figlio, ultima fatica letteraria di Roberto Alajmo, edito da Mondadori. Era difficile, dopo il grande successo di Cuore di madre, con il quale il giornalista e scrittore palermitano è arrivato, nel 2003, buon secondo alla finale del Premio Strega, tornare in libreria e stupire di nuovo i lettori, ma Alajmo ci riesce; e lo fa con stile.
La trama è molto semplice, tutto sembra già chiaro fin dal titolo; "è stato il figlio", il ventenne Tancredi, a uccidere Nicola Ciraulo, un Ellesseù (lavoratore socialmente utile); il motivo sembra essere un banale incidente causato da Tancredi, un graffio sulla fiancata dello "status symbol"; la Volvo che Nicola ha da poco acquistato con i soldi ricevuti per la morte della figlia. Serenella, 6 anni, è stata uccisa per sbaglio durante una sparatoria mafiosa, sotto casa, a Palermo.
Tancredi finisce in carcere, ma c'è qualcosa che non convince gli inquirenti.
Perché il ragazzo si rifiuta di parlare con gli inquirenti e di confessare? Perché la pistola con cui l'omicidio è stato commesso non si riesce a trovare e sembra sparita nel nulla?
Della trama non diremo di più, ai lettori il piacere di scoprire che piega riesce a prendere questa storia palermitana, dove la città è quasi assente "fisicamente" ma sempre presente nelle frasi, nei pensieri.
C'è, nel libro, un'atmosfera claustrofobica. Il luogo topico, attorno al quale ruota tutto l'incedere del romanzo, è la casa familiare: dove si consuma il delitto vero e palese, cioè l'uccisione di Nicola, ma dove si consumano anche i piccoli delitti nascosti, i soprusi psicologici della madre e della nonna di Tancredi, figure indimenticabili e inquietanti. Figure che sembrano confermare ciò che scrisse Leonardo Sciascia, nel famoso articolo intitolato Le zie di Sicilia pubblicato su L'Espresso nel 1974: il matriarcato siciliano visto come nucleo originario della mafiosità.
C'è da parte dell'autore un'ottima "immedesimazione" nei personaggi: troviamo descrizioni perfette, un linguaggio vivo e reale. Espressioni tipicamente siciliane con numerose inversioni degli elementi del periodo. Frasi smontate e rimontate, in una narrazione che ruota su sé stessa lasciando fino all'ultimo una sensazione di attesa e sospensione.
Il capitolo sulla morte di Serenella è un piccolo capolavoro narrativo; lo sguardo della bambina, la sua non-consapevolezza della morte, l'innocenza totale e disarmante dei suoi pensieri, sono cose che scuotono e fanno pensare. Ma sempre, in ogni pagina, anche nelle più drammatiche, Alajmo riesce a scrivere con tocco leggero, con un umorismo sottile e strisciante; riesce a dare una luce meno amara alla realtà di una famiglia e di una società dove la speranza, la bellezza della vita, la fiducia, sono irrimediabilmente fuori dalla porta; che è sbarrata.

Robero Alajmo
E' stato il figlio
Arnoldo Mondadori Editore, 2005
16,00 euro

(Da: http://www.ilportaledelsud.org/)




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