Riprendiamo
due dei tanti articoli apparsi sulla stampa di oggi relativi alle spese folli
di una casta di parassiti e profittatori. Ripensiamo alle recenti parole di
Napolitano invitanti gli italiani (quelli a mille euro al mese o senza lavoro)
all'austerità e ai sacrifici. Perchè si sa, in questo paese la gente comune
vive al di sopra dei propri mezzi, pretende persino che non si chiudano
ospedali e scuole. E ci viene spontaneo pensare a Gadda che a proposito
dell'uso abnorme del potere politico parlava di "er vomito de li
gnocchi".
DAL BLOG http://cedocsv.blogspot.it/ 21 settembre 2012
Vittorio
Emiliani - La caduta di un sistema feudale
CENTOQUARANTADUE
ANNI FA I BERSAGLIERI ITALIANI ENTRAVANO IL 20 SETTEMBRE in Roma dalla breccia
di Porta Pia, con non pochi morti e feriti, mettendo fine al potere temporale
dei papi e il severo Quintino Sella diventava il regista della Terza Roma.
Centoquarantadue anni dopo alla Pisana si apre pure una breccia, ma in uno
scandalo che ferisce lo Stato regionale, l’idea stessa di democrazia. Uno
scandalo fra i più gravi e grotteschi che si ricordino, anche in una città come
Roma che di corruzione ne ha vista passare parecchia assieme all’acqua del
Tevere. Del resto le carte dei giudici milanesi non parlano linguaggi molto
diversi per i vertici della Regione Lombardia.
Che è
lontanissima dall’austera, morale efficienza e lungimiranza del riformismo
lombardo.
Lo scandalo
scoppiato alla Regione Lazio è di tale natura e dimensione da non poter essere
ridotto o medicato con misure parziali.
Esso esige
l’azzeramento e nuove elezioni.
Perché
parliamo di uno scandalo «diverso» rispetto ai molti scoperchiati in giro per
l’Italia? Perché qui i nostri denari, destinati ai gruppi consiliari regionali,
sono stati usati come se si trattasse di una torta da spartire fra un certo
numero di privilegiati del centrodestra, un bel pacco di euro per ciascuno.
Da spendere
a piacere: cene, festini, viaggi, convivi di massa e via brindando. Senza
controlli di sorta. Come se ormai la politica fosse e in molti casi lo è una
impresa individuale o di clan. Mentre i contribuenti (i redditi fissi per lo
più) pagavano e pagano una crisi senza fine.
Si è sparato
a zero, per anni, sui partiti. Salvo scoprire che, liquefatti, o
autoaffondatisi, i tanto detestati (dalla destra) partiti, al loro posto, con
l’irrompere del partito-azienda e degli interessi del «salvatore», si è creato
un vuoto agghiacciante di idee-guida, di programmi, di moralità, di controlli.
In
Tangentopoli si è detto in sede di bilancio si prendevano i soldi per il
partito, ora li prendono ognuno per sé. E la marea della corruzione sale,
togliendo ossigeno all’economia oltre che alla moralità.
«Ognuno è
padrone a casa sua», è stato uno degli slogan più fortunati di Silvio
Berlusconi. Alla Regione Lazio gestione-Polverini è diventato un motto feudale:
al vertice c’era una governatrice che, forse troppo inesperta e occupata, poco
o nulla vedeva (colpa non lieve), mentre ai suoi piedi i neo-notabili si
sentivano autorizzati a quella «dolce vita» di massa da decine di migliaia di
preferenze incettate come sappiamo. Alla maniera di questo Fiorito, detto,
chissà perché Batman: quello dei fumetti è un superatleta che vola a stornare
soprusi e ingiustizie; questo è un tipo grasso e imbarazzante che ammette di
aver distribuito i soldi del suo gruppo (soldi di tutti) «a otto ladri» (dice
lui), sapendo che ne avrebbero fatto un uso solo personale.
Un tempo si
protestava fieramente contro le correnti dei partiti che si finanziavano per
organizzare convegni, studi, riunioni in provincia, o, annualmente, a livello
nazionale (a Montecatini, a Saint Vincent, a San Pellegrino, ecc.) e anche,
specie nel Sud, per le campagne elettorali.
Cose che
comunque avevano a che fare, in modo diretto sovente, col dibattito politico.
Qui siamo alla «società dei magnaccioni» allo stato puro, ai banchi della
porchetta, al «ma che ce frega, ma che ce importa», senza alcuna ricaduta di
tipo sociale (se non per il fatturato di ristoratori e affini). Gli spavaldi
«magnaccioni» della canzone popolare almeno protestano «contro ‘sta zozza
società». Quindi un fine politico se lo danno. Per poi confessare candidamente:
«A noi ce piace de magnà e beve, e nun ce piace de lavorà». Come questi qua,
che in più però se la spassano a spese nostre, gettando fango a raffica sulla
politica, sulla Regione, sullo Stato regionale. Per questo la cura non può che
essere radicale. Essa deve tuttavia contenere il recupero di strumenti di
controllo che sono stati divelti o gettati chissà in quale scantinato della
Pisana (e di altre Regioni). La soluzione presidenziale è stata piegata in
Italia a caricatura grottesca (costosa e corrotta), togliendo voce agli
oppositori e senza nulla guadagnare in efficienza e governabilità. Anzi.
(Da: l’Unità del 21 settembre 2012)
Davide Vecchi - Renzi, 600 mila euro per aragoste e viaggi all’estero
Davide Vecchi - Renzi, 600 mila euro per aragoste e viaggi all’estero
La Corte dei
conti setaccia i bilanci della Provincia di Firenze dell’era renziana. Alla
voce “rappresentanza istituzionale” in 5 anni è stato inserito di tutto. A
partire da cene da 2.000 euro
Aragoste,
vini pregiati, soggiorni negli Stati Uniti, biglietti aerei, cene, pasticcini e
fiori: il giovanissimo Matteo Renzi, quando era presidente della Provincia di
Firenze, si è adeguato con estrema disinvoltura al modus operandi dei politici
di professione. E così, tra gli spaghetti al caviale di Luigi Lusi e gli
sprechi della giunta regionale di Renata Polverini per la comunicazione,
l’attuale sindaco di Firenze e possibile candidato premier per il
centrosinistra si insinua tra i due esponenti simbolo dello sperpero del denaro
pubblico. Anche la Corte dei Conti vuole vederci chiaro sui conti della
Provincia dell’era renziana: ci sono troppi rimborsi senza giustificativi
adeguati e un uso allegro delle carte di credito da parte del rottamatore. Dal
2005 al 2009, nel periodo in cui Renzi è stato presidente, la Provincia ha
speso 20 milioni di euro. Il capo di Gabinetto Giovanni Palumbo, nominato da
Renzi, ha firmato decine e decine di delibere per rimborsi di spese di
rappresentanza per il presidente che aveva a disposizione una carta di credito
con limite mensile di 10mila euro di spesa. Nell’ottobre 2007 però, durante un
viaggio (ovviamente di rappresentanza) negli Stati Uniti, la carta viene
bloccata “a garanzia di un pagamento da parte di un hotel a Boston”, si legge
nella delibera del 12 novembre 2007. Renzi, trovandosi senza carta di credito
della Provincia è costretto a usare la sua per pagare 4 mila dollari (pari a
2.823 euro) all’hotel Fairmont di San Josè, in California. Come torna in Italia
si fa restituire la cifra con una delibera, ma senza fornire giustificativi.
Tolta la dicitura “spese regolarmente eseguite in base alle disposizioni
contenute nel disciplinare delle attività di rappresentanza istituzionale”. Nei
soli Stati Uniti la Provincia, con Renzi, ha speso tra biglietti aerei,
alberghi, ristoranti 70mila euro. Spese di rappresentanza. Ovviamente. In tutto
arriva a sfiorare i 600 mila euro.
TRA I 20
milioni di euro al vaglio della Corte dei Conti ci sono anche centinaia di
migliaia di euro ricostruiti con numerosi scontrini e ricevute. Non molti. In
tutto 250 circa. In prevalenza di ristoranti. Gli elenchi depositati agli atti
mostrano una intensa attività di rappresentanza da parte di Renzi. Per lo più
svolta alla trattoria Garibaldi, al Nannini bar, alla taverna Bronzino e al
ristorante da Lino. Locali prediletti dal candidato alle primarie del Pd che,
in particolare nel 2007 e nel 2008, riesce a spendere qualcosa come 50mila euro
per il cibo. Con conti singoli che spesso superano i mille euro. Il 31 ottobre
2007 la provincia paga 1300 euro alla pasticceria Ciapetti di Firenze. Il 5
luglio alla Taverna Bronzino viene saldato un conto di 1.855 euro. ll
ristorante non è tra i più economici di Firenze, del resto. Ma a Renzi piace.
Per tutto il suo mandato alla guida della Provincia frequenta assiduamente i
tavoli della taverna. Con conti che oscillano tra i 200 ai 1.800 euro. Renzi
ogni tanto cambia ristorante. Alla trattoria I due G in via Cennini il 29
aprile 2008 ordina una bottiglia di Brunello di Montalcino da 50 euro per
annaffiare una fiorentina da un chilo e otto etti. Alla Buca dell’Orafo in via
dei Girolami il 13 giugno 2008 si attovaglia con due commensali e opta per un
vino da 60 euro a bottiglia. E ancora: al ristorante Lino, dove è di casa
(anche qui), riesce a spendere per un pranzo 1.050 euro. 1.213 li lascia al
ristorante Cibreo.
NEI SOLI
mesi compresi da maggio a luglio 2007 spende in ristoranti circa 17mila euro.
Nel lungo elenco di ricevute e spese che gli inquirenti stanno verificando ci
sono anche le fatture di fioristi, servizi catering, biglietti aerei e società
vicine all’attuale sindaco. A cominciare dalla Florence Multimedia che riceve
complessivamente 4,5 milioni di euro dall’ente. La Florence Multimedia srl è la
Società in house della Provincia che svolge attività di comunicazione e
informazione per la provincia. Nel 2009 Renzi è diventato sindaco. In bici. Ora
sta girando l’Italia in camper, con lo sguardo rivolto a Roma. Ieri, Renzi era
alla sfilata milanese di Armani. A Firenze, intanto, l’aspetta Alessandro
Maiorano, ex dipendente del Comune che ha denunciato la gestione del sindaco e
promette di dar battaglia alla “sprecopoli renziana”. Anche rottamare costa.
(Da: il Fatto del 21 settembre 2012)
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