Domenica prossima a Marineo sarà
presentanto il libro di Marco Corvaia, Pino se lo aspettava. Il racconto della vita
e della morte di padre Puglisi, Navarra editore, pagg. 64, € 5,00. Il giovane scrittore siciliano Corvaia fa un
ritratto di don Puglisi non come prete
né come oppositore alla mafia siciliana, ma prima di tutto come uomo. Don Pino con
la sua morte ha lasciato un vuoto di cui si sente ancora la mancanza.
Mi permetto di ricordare che sulla
rivista NUOVA BUSAMBRA, pubblicata il mese scorso, Roberto Lopes ha scritto
delle pagine toccanti su don Pino.
L’editore Navarra mi ha segnalato
una intervista all’autore del libro che
pubblico volentieri.
19 anni fa
veniva ucciso don Pino Puglisi
Intervista a Marco Corvaia
Raccogliere
ricordi e testimonianza di Pippo De Pasquale personalmente sotto quali aspetti
le ha fatto conoscere la figura di Puglisi?
Il racconto
mi ha permesso di addentrarmi nei luoghi intimi, e pressoché sconosciuti ai
più, dell’uomo Puglisi, che era ciò che maggiormente mi interessava. Nel mio
libro ritraggo una figura che va oltre l’abito che indossava, o la lotta che
aveva intrapreso. Che persona è un uomo che sa che a causa del proprio lavoro
verrà ucciso e decide di perseverare, di non farsi fermare dalla concreta paura
della propria morte per mano di mafia? Forse guardarlo mangiare nella sua
cucina immersa di libri, sapere che preferiva indossare umili abiti civili, e
che non trovava neppure il tempo per ripararsi le scarpe (nonostante sapesse
farlo) tanto era il suo impegno quotidiano, può aiutarci a capirlo.
E i
palermitani del quartiere come vengono ritratti nei confronti dell’azione di
Puglisi?
Ci sono due
diverse tipologie di palermitani all’interno di quest’opera: quelli che sono
riusciti a odiarlo, che lo hanno ammazzato sotto casa il giorno del suo
compleanno, che hanno creato una cloaca di infamie per distruggerne il ricordo,
la figura, che chiudono le finestre quando vedono passare il corteo commemorativo;
e quelli che si sono riversati per strada al suo funerale, migliaia, quelli che
in lui riconoscevano un esempio di onestà, che apprezzavano ciò che stava
facendo per Brancaccio , quelli che ne avvertono ancora oggi la mancanza.
Ci
sono stati dei momenti in cui "Pino se lo aspettava" in maniera
particolare?
Conoscere il
momento esatto in cui padre Puglisi comprese il destino che lo attendeva... una
tale presa di coscienza è l’evento esemplare della mia ricerca narrativa, fino
a questo testo relegata a personaggi di fantasia, ed è stata mia intenzione
avvicinarmi il più possibile a questa risposta. Non possiamo sapere per certo
quando tutto gli fu chiaro, ma possiamo immaginare che le percosse che subì, le
minacce di morte che ricevette, gli atti intimidatori più violenti subiti dai
suoi collaboratori, contribuirono in maniera decisiva a fargli comprendere che
se non avesse interrotto il suo operato lo avrebbero fermato "loro",
in maniera irreparabile.
Secondo lei,
come è stato visto e raccontato finora Padre Pino Puglisi?
Sono stati
scritti diversi libri, interviste, biografie, saggi, poesie e racconti, sono
stati realizzati un’opera teatrale, un film, una fiction tv, un film
d’animazione. Credo che ogni autore abbia apportato qualcosa di significativo
nel processo di conservazione della memoria di quest’uomo che possiamo definire
un eroe. Far conoscere a più persone possibile la sua storia è un intento di
grande importanza, ma anche di grande responsabilità. Nei casi in cui la Storia
viene manomessa, e ce ne sono, si commette un errore, che io ho deciso di
evitare. La verità non è mai banale. E un buon narratore sa raccontare una
storia senza comprometterla.
E lei come
lo narrerebbe cinematograficamente?
Mi occupo di
narrativa, di poesia, realizzo cortometraggi, video arte, ho avuto
un’esperienza teatrale e mi diletto con la fotografia e la musica. Sono diversi
modi per esprimersi, per comunicare, per raccontare una storia, ma non ho mai
il dubbio su quale sarà il mezzo che userò per la storia che ho in testa, è un
processo naturale di coscienza artistica. Ho raccontato questa storia
attraverso questo racconto perché ero convinto che fosse la formula migliore.
Ho scritto una storia vera che si è svolta in due ore, la si legge in due ore,
e due ore è la durata standard di un film; cambierebbe la tecnica narrativa,
parte del linguaggio, ma una trasposizione sarebbe piuttosto semplice. Di
solito si è delusi dalle versioni filmiche dei libri, e una delle ragioni più
diffuse è dovuta alla sottrazione, l’eliminazione di tutto il materiale che per
necessità commerciali non può far parte del film. Ma nel caso di un libro di
sessanta pagine questo rischio non si corre, basterebbe mantenerne la
sincerità.
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