21 giugno 2017

Il senso dell'abbandono visto da Frida Kahlo

frida kahlo fotografata da toni frissell


Sensazione sgradevole quella dell’abbandono che può colpire tutti, giovani, bambini, anziani, ricchi poveri, belli brutti...
Parte da una cattiva percezione di se stessi, anzi è una vera e propria mancanza di autostima ma non è mia intenzione addentrarmi nelle ragioni psicologiche che possono condurre a ciò ma negli effetti che questo crea anche perché le ragioni non sono sempre così gravi e riconducibili a condizioni patologiche.
Ricordo la prima volta che vissi una situazione simile. Mi ero legata da poco a un ragazzo ma più che amore era condivisione d’interessi e una sorta di fascinazione da parte mia per i suoi tanti viaggi e una specie di libertà che a quei tempi mi era preclusa.
Quando, dopo una permanenza a Parigi, mi disse che si era innamorato di un’incantevole parigina, provai un dolore sordo, più che per l’amore tradito per la sensazione di rifiuto che a me risultava inaccettabile. So che lo tempestai per una serata intera di patetiche e umilianti richieste di spiegazioni. Passai una notte infernale ma già al mattino, il mio umore, il mio amor proprio ebbero la meglio sull’orgoglio ferito e nel giro di qualche settimana già mi guardavo dal di fuori sorridendo delle mie fragilità, considerandole comunque un elemento arricchente del mio carattere.
Il rifiuto, e la nostra vita è costellata di rifiuti e frustrazioni, non può mai essere vissuto come un attacco all’immagine che abbiamo di noi stessi, semmai servono a rafforzarla e a farci sentire splendidi nella nostra imperfetta perfezione.


Frida Kahlo

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