11 giugno 2017

P. CARTOSIO, LA MUSICA E DANILO DOLCI






piero cartosio


PIERO CARTOSIO

IL MIO INCONTRO CON DANILO DOLCI
 
Il mio primo incontro con Danilo Dolci avvenne quando avevo dieci anni. Una domenica della tarda estate fui invitato insieme alla mia famiglia nella sua casa di Partinico, dove trovammo, fra gli altri,il compositore e pianista Eliodoro Sollima,del quale fece ascoltare e commentare una sonata per pianoforte riprodotta da un registratore.  Alla fine dell’incontro Danilo propose a me e ai fratelli di dedicarci al flauto dolce e destinò a ognuno di noi una taglia di strumento coerente con l’età. A me, che ero il più giovane, toccò quello più piccolo. Già a quell’epoca i suoi figli, benché giovanissimi, avevano formato un quartetto di flauti ed eseguivano, anche in occasioni pubbliche, i corali delle cantate di Bach. In seguito alcuni di loro sarebbero diventati professionisti della musica.
Credo che il compositore preferito da Dolci sia stato proprio Bach, anche per le sue virtù umane, oltre che musicali, fra le quali il rappresentare la musica come paradigma di dialoghi virtuosi. Danilo aveva studiato un poco l’organo, prevalentemente da autodidatta.) Nella polifonia le voci devono tenere rigorosamente conto di ciò che è stato esposto prima; nella musica d’insieme è indispensabile una costante sensibilità sociale con gli altri esecutori e con il pubblico, per il raggiungimento di un risultato convincente, univoco e ispirato: il “miracolo”, come Dolci stesso usava dire per sottolineare come un ascolto attento lo potesse provocare. Non meno importanti e “strategici” sono, nella produzione di Bach, i corali delle cantate, dove il massimo di espressione musicale si affianca agli scarni mezzi espressivi che il compositore si obbliga a rispettare,una prodigiosa leva (termine a lui molto consueto) in chiave pedagogica. Ben presto, attraverso questa ed altre leve, collaborando con le scuole e con l’accondiscendenza degli amministratori pubblici, nei primi anni’70 Danilo avvicinò alla musica e ai suoi paradigmi diverse decine di giovani di Partinico: felici, fra l’altro, di poter acquistare uno strumentino di legno ben intonato che veniva fornito dalla fabbrica svizzera Küng al prezzo modico di mille lire. I giovani ebbero come docente un anziano ed esile, quanto autorevole, professore inglese, Edwin Alton, che collaborò in vari periodi con Dolci facendo lezione a gruppi di allievi, talvolta numerosissimi, che si riunivano a Partinico nel salone del “Centro Studi e Iniziative” di Largo Scalia o della scuola media “Privitera”.
Grazie ai cordiali rapporti di Dolci col musicologo Giancarlo Rostirolla, presidente della Società Italiana del Flauto Dolce di Roma furono realizzati nel campus di Borgo di Dio a Trappeto diversi seminari di flauto dolce e di musica barocca con docenti e allievi provenienti da tutta Europa. Fra i docenti fu presente una volta Edgar Hunt, che da giovane aveva fatto parte del cenacolo di pionieri che avevano riscoperto e riproposto il flauto dolce nei primi decenni del ‘900 dopo un silenzio per quasi due secoli, e Ferdinand Conrad, fra i primi a registrare dischi in vinile con musica per flauto dolce.
L’attenzione musicale di Dolci non si limitava al flauto dolce e alla musica barocca: intorno alla fine degli anni ’60 e nella prima metà degli anni ’70 il sociologo triestino propose concerti di musica classica e di musica del Novecento nell’auditorium del Borgo di Dio, nella “Festa Popolare-settembre al borgo”, in occasione di gruppi in visita e con i più vari pretesti. Per queste iniziative concertistico-educative Dolci sensibilizzò un po’ tutti i migliori musicisti dell’area palermitana, a iniziare dalle prime parti Orchestra Sinfonica Siciliana che si era costituita da pochi anni. Alcuni di essi diventarono amici di Danilo; altri si defilarono. Ai concerti si trovava sempre un programma stampato che tutti potevano portare a casa per rileggerlo o per farselo leggere; Dolci controllava personalmente la loro redazione.  
Fra gli interessi musicali di Dolci non mancava dunque la musica contemporanea, con una speciale predilezione per Bela Bartòk. Nel compositore ungherese e nella sua opera di rielaborazione e sublimazione del linguaggio popolare balcanico in veste classica trovano tutti gli ingredienti della musica di finissima, talvolta rarefatta qualità, nella quale lo sperimentalismo non è fine a se stesso ma poggia su solide basi. In anni di “musica impegnata”, nei quali a gusti musicali diversi corrispondevano necessariamente opposte Weltanschaungen, Danilo coltivò amicizie con compositori come Luigi Nono, politicamente impegnato all’interno del partito comunista italiano.

Piero Cartosio


Nessun commento:

Posta un commento