ph di soatoki kasumoto
Mi piace dedicare i versi seguenti a quanti pensano che la poesia sia un'altra cosa (fv) :
Ti esploro, mia carne, mio oro, corpo mio, che ti spio, mia cruda carta nuda,
che ti segno, che ti sogno, con i miei seri, severi semi neri, con i miei teoremi,
i miei emblemi, che ti batto e ti sbatto, e ti ribatto, denso e duro, tra le tue fratte,
con il mio oscuro, puro latte, con le mie lente vacche, tritamente, che ti accendo,
se ti prendo, con i miei pampani di ruggine, mia fuliggine, che ti aspiro, ti respiro
con le tue nebbie e trebbie, che ti timbro con tutti i miei timpani, con le mie dita
che ti amano, che ti arano, con la mia matita che ti colora, ti perfora, che ti adora,
mia vita, mio avaro amore amaro:
io sono qui così, la zampa del mio uccello, di quello
che ti gode e ti vigila, sono la papilla giusta che ti degusta, la pupilla che ti vibra
e ti brilla, che ti tintinna e titilla; sono un irto, un erto, un ermo ramo, io che
ti pungo, mio fungo, io che ti bramo: sono pallida pelle che si spella, mia bella, io,
passero e pettirosso del tuo fosso: io la piuma, io l’osso, che ti scrivo: io, che ti vivo
Edoardo Sanguineti, L’ultima passeggiata - omaggio a Pascoli, 1982
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