23 giugno 2017

N. CUSANO, un cardinale libero pensatore


      Esce una nuova edizione delle opere principali di Niccolò Cusano, da consigliare ai teorici del pensiero unico (oggi moltitudine) convinti che non sia possibile andare oltre i confini concettuali del proprio tempo. Tollerante verso l'Islam, contrario alle crociate, consapevole dei limiti della Chiesa, aperto ai nuovi fermenti generati da una borghesia nascente, Cusano è ancora oggi un esempio di come si possa vivere nel mondo aprendosi senza timori al nuovo.

 
Maria Bettetini
Niccolò Cusano. Un filosofo extraterrestre


Pur tra guerre, corruzione, miseria, il Quattrocento europeo continua a stupire con grandi menti, che sono anche uomini d’azione, condottieri, pensatori o artisti. Ecco Nicola da Kues, della diocesi di Trier, nato dal comandante di battello Iohan Krebs, commerciante sulla Mosella, e da Katharina Roemer nel 1401. Niccolò e Cusano sono nomi acquisiti dopo, negli anni romani. Nicola non nasconderà mai le origini borghesi, sia per dimostrare di essere diventato vescovo e cardinale con le proprie forze, sia nei numerosi casi in cui si è scontrato con le famiglie nobili, cercando di limitare le prevaricazioni contro i diritti e i possedimenti ecclesiastici.

La sua forza è nello studio, sempre intenso, mai interrotto, e nella affannosa ricerca di testi antichi che gli permettano di superare le ormai fruste e rigide posizioni dell’aristotelismo scolastico. Platone, Plotino, Proclo e lo Pseudo-Dionigi stanno tornando nelle terre europee, le prime traduzioni dal greco al latino ne permettono comprensione e circolazione, un “nuovo” neoplatonismo fa respirare gli intellettuali del Rinascimento.

I tramiti si chiamano, tra gli altri, Marsilio Ficino, Pietro Balbi, Niccolò Cusano. Ora per la prima volta un unico volume racchiude il testo latino, la traduzione, il commento delle opere di Cusano: le filosofiche, le teologiche e le tre più importanti tra le matematiche, sulla quadratura del cerchio, sui complementi matematici e sulla perfezione matematica, ossia sulla possibilità di arrivare alla perfezione attraverso la famosa coincidenza degli opposti, lasciandosi così condurre dalle realtà matematiche «penitus all’assoluto divino ed eterno», quasi all’assoluto.
Il volume, che supera le tremila pagine, è curato con grande perizia da Enrico Peroli. Molti sono i documenti che permettono una buona ricostruzione dell’ambiente e della vita del cardinale di Kues, che se pur ebbe amici famosi, come Enea Silvio Piccolomini, fu spesso avversato per l’intransigenza, e dovette addirittura fuggire dalla diocesi di Bressanone di cui pur era vescovo. Molto giovane lasciò la casa dei genitori per studiare prima a Heidelberg, poi a Padova, dove si laureò in giurisprudenza (divenne doctor decretorum).

Durante un breve soggiorno a Roma ascolta, e non per la prima volta, Bernardino da Siena che invita ad abbandonare i fasti mondani e probabilmente ha grande influenza sul futuro moralizzatore e riformatore della Chiesa, perseverante fino all’ultimo nonostante l’evidente fallimento di tutte le sue campagne. Il ritorno in Germania coincide con le prime letture platoniche, tra queste il Liber de causis, e la fascinazione per le opere di Raimondo Lullo.

Sono gli anni della battaglia tra conciliaristi e papisti, e qui accade qualcosa che sarà fondamentale per la vita di Nicola: inizialmente segue i suoi maestri tra le file conciliariste, sostenendo dunque che l’ultima parola spetta alla maggioranza dei vescovi. Poi però, dopo grandi litigi, aderisce alla minoranza e da quel momento sostiene la posizione del Papa e del suo primato. Una via al successo? Una scelta dottrinale? Uno sgarbo diventato poi presa di posizione? Non lo sappiamo. Sappiamo però che subito Eugenio IV lo manda a Costantinopoli a trattare per la riunificazione delle chiese orientale e occidentale. L’immersione nel mondo culturale greco, il possesso di tanti nuovi manoscritti filosofici, fanno dimenticare il politico che voleva controllare il potere del Papa e che dichiarava un falso la donazione di Costantino (così nella Concordanza cattolica), e promuovono invece il pensatore della coincidenza degli opposti.

Tra il 1438 e il 1440 Cusano compone la sua opera più nota, La dotta ignoranza, e incomincia quella sulle Congetture. Sa di proporre una novità, di agire con «audacia», promette al lettore «cose mai prima udite». Il mondo non è più ordinato tra finito e infinito, vero e falso, sensi e intelletto. La ragione non lo comprende e domina secondo la logica. Nulla è ovvio. Dio è oltre il principio di non contraddizione, in lui gli opposti si annullano e uniscono; l’universo è un grande organismo vivo, ma non è altro rispetto all’infinito divino, ne costituisce semmai un aspetto, una sua contrattura, un suo “modo”, diranno poi altri.
Anche l’intelligenza umana dunque, per quanto può, deve disporsi a seguire questa apertura all’infinito, che più che di concetti e differenze si serve di congetture e somiglianze. Cusano si spingerà anche a parlare di vita sugli altri pianeti (se l’universo è vivo…), a rifiutare il geocentrismo, perché solo Dio è centro e circonferenza del mondo intero. E pensare che queste idee un po’, come dire, hyppies, erano di un uomo criticato per la sua fedeltà al Papa.
Dopo il fallimento di Costantinopoli (che sarebbe caduta in mano musulmana nel 1453), Nicola viene infatti inviato a riformare la Chiesa in Germania e a ricondurla all’obbedienza. Accusato di panteismo dai tomisti, sbeffeggiato come «Ercole papista contro i tedeschi», fallisce anche in questa impresa, i principi e i nobili tengono ben stretti molti beni della Chiesa, la gestione del clero e dei monasteri è a dir poco corrotta e fondata su ricchezza e piacere invece che su sante vite, ma nulla cambia.
E nulla cambierà fino alla Riforma e alle guerre immediatamente successive, con la soppressione, di fatto, di clero e monasteri. Continua questo doppio binario, per Nicola da Cusa: la fermezza della riforma, tentata anche da cardinale e vescovo a Bressanone, e insieme l’afflato mistico di opere come i Dialoghi dell’idiota, del sempliciotto che a confronto del retore appare ignorante ma capace di comprendere, dotato appunto di «dotta ignoranza».

Gli ultimi anni trascorrono a Roma, dove l’amico Enea Silvio è diventato papa col nome di Pio II. L’accordo è grande tra i due, sul valore degli studi e dei manoscritti. Il disaccordo anche, sul tema dell’ultima crociata, che il Papa chiedeva contro l’Islam.

Da parte sua Nicola ha scritto un’interpretazione “buonista” del Corano, è soprattutto convinto dell’inutilità e della cattiveria delle guerre di religione, molto ha scritto a favore della pace. Muore a Todi nel 1464, quando obbediente sta per raggiungere Pio II alle navi in partenza per la crociata, ad Ancona. Pochi giorni dopo muore però anche il Papa, la crociata non si farà: quel sognatore di Niccolò Cusano ha infine vinto una partita per la pace.
Il Sole 24Ore – 4 giugno 2017

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