22 novembre 2018

ANGELO D'ORSI CONTRO IL REVISIONISMO STORICO DEL CORSERA



Il "Corriere della Sera" è ormai una fucina dell'anticomunismo, e insieme, un instancabile propulsore del revisionismo. Diciamo che in campo storiografico è sempre Paolo Mieli a dettare la linea, sul quotidiano milanese, quello che una volta era "l'organo della borghesia italiana" (ruolo che oggi si divide con "la Repubblica"). Sul suo settimanale domenicale "La Lettura", un reazionario incallito come Federigo Argentieri, se la prende con gli studiosi "di sinistra", ponendoli sotto accusa in quanto sarebbero, a suo giudizio, costruttori di una "storia deviata": un concetto che sembra appartenere proprio a quella storiografia di partito che egli addebita, sostanzialmente, ad "alcuni autori di sinistra", in particolare quelli che lavorano su Gramsci e Togliatti. Fra i primi inserisce il sottoscritto, proprio in esordio dell'articolo, accusandomi di omettere, ridurre, trascurare elementi importanti della biografia di Antonio Gramsci. E questo, naturalmente, nella sua analisi un tantino ideologica, per così dire, non tanto per deficienze soggettive dell'autore, quanto per un dolo, volto, se ho ben compreso, nascondere i peccati del Partito comunista. Che noia!, verrebbe da dire. Ma possibile che non cambiate mai registro, cari i miei anticomunisti? Ma possibile che invece di leggere "sine ira et studio" quanto la storiografia "di sinistra" produce, andate sempre a cercare il pelo nell'uovo, per "dimostrare" quanto essi siano disonesti e inaffidabili? Possibile che non riusciate a liberarvi da questo tarlo che vi devasta il cervello? E come mai il comunismo (politico e culturale), da voi dichiarato morto fin dal 1989, continua a costituire una fonte di preoccupazione? L'articolo di Argentieri è un centone di luoghi comuni, all'insegna di una pseudo-storiografia "del sospetto", tutta volta a inquinare o addirittura rovesciare i risultati della storiografia seria, ossia scientificamente fondata. Gramsci dunque viene messo "a capo del Pci" da Stalin, le cui scelte, anche e soprattutto post mortem, anche dopo la denuncia kruscioviana al XX Congresso, vennero sempre avallate da Togliatti, che appoggiò impavidamente le "scelte repressive del Cremlino".
Conclusione (cito il temerario Argentieri): "la storiografia riunita intorno all'Istituto Gramsci ha tuttora seri probelmi a confrontarsi con le dure repliche della storia", ossia a costruire un Gramsci e un Togliatti inesistenti, pur di "assolverli". E così facendo, Angelo d'Orsi, Giuseppe Vacca (i soli accusati qui con nome e cognome, non tenendo, fra l'altro, minimamente conto delle differenze tra i due...), e gli altri (e le altre!), producono una storia addirittura simile, secondo l'incredibile Hulk-Argentieri, a quella in uso nei Paesi socialisti "prima del 1989". Amen. La mia risposta è nel libro "Gramsci. Una nuova biografia", la cui nuova edizione (accuratamente da me rivista e notevolmente accresciuta, rispetto alla precedente apparsa lo scorso anno), continua il suo percorso, indifferente agli Argentieri e compagnia cantante. Storiografia deviata, la mia?! Leggete e giudicate!



Angelo d'Orsi
dal suo diario fb 

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