"Credo che se sono diventato un certo tipo di scrittore, lo devo alla passione antifascista. La mia sensibilità al fascismo continua ad essere assai forte, la riconosco ovunque ed in ogni luogo, persino quando riveste i panni dell’antifascismo, e resto sensibile all’eternamente possibile fascismo italiano. Il fascismo non è morto. Convinto di questo, sento una gran voglia di combattere, di impegnarmi di più, di essere sempre più deciso e intransigente, mantenere un atteggiamento sempre polemico nei confronti di qualsiasi potere.
Quando tra gli imbecilli ed i furbi si stabilisce una alleanza, state bene attenti che il fascismo è alle porte."
Leonardo Sciascia in M. Padovani, La Sicilia come metafora, 1989, p. 85
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L'antifascismo non è questione di partito
di Giorgio Amico
“E' doveroso contestare
l'antifascismo quando esso diviene retorica o ideologia che
irrigidisce la storia, ma tale critica non può avere nulla in comune
con quella versione aberrante del revisionismo che vorrebbe porre
sullo stesso piano chi combatteva per impedire Auschwitz e chi
oggettivamente combatteva – qualsiasi fossero le sue motivazioni o
illusioni personali – per mantenere ed estendere Auschwitz”.
Lo scriveva nel 1997 sul
Corriere della sera Claudio Magris, intellettuale notoriamente non di
partito.
Chi fa dell'antifascismo questione di
partito, chi fra fascismo e antifascismo si dichiara apartitico, fa
proprio questo: dimentica Auschwitz.
Ma Auschwitz c'è stata e non si può
cancellare.
I morti di Auschwitz, i milioni passati per il camino, non smettono di
chiedere a ognuno di noi: di fronte a tutto questo, tu da che parte
stai?
Per questo la memoria fa paura.
Per questo tirarsi fuori, non prendere posizione significa comunque
schierarsi.
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