Ci ha lasciato uno degli ultimi autentici "intellettuali" europei: Hans Magnus Enzserberger (nato nel novembre 1929 nella Germania meridionale, morto in questo novembre 2022 a Monaco di Baviera), infatti non è stato soltanto poeta, narratore, giornalista, organizzatore culturale. E' stato un uomo che guardava con curiosità e attenzione al mondo circostante, abbracciava "interamente la sua epoca" (per usare una celebre espressione del "maestro" dell'intellettualità europea novecentesca, Jean-Paul Sartre). In più egli metteve nelle sue analisi, non sempre condivisibili, il gusto del paradosso e della provocazione, con una scrittura caustica, che poteva irritare qualche lettore, ma forniva sempre spunti di discussione. Maestro della parola, fu poeta originale che nei versi sovente intessuti di giochi di parole, appunto, introduceva frammenti "estranei", producendo un risultato assai originale.
Nella sua ampia produzione vorrei ricordare in particolare due libri: la bellissima, simpatetica biografia di Josè Buenaventura Durruti, "La breve estate dell'anarchia" (Feltrinelli, 1973), ritratto appassionato dell'anarchico, morto in combattimento nei primi mesi dell'insurrezione militare di Francisco Franco (l'autore fra le diverse interpretazioni, propende per la tesi dell'incidente fatale) e destinato a diventare una figura mitica. Si avverte in quel libro una sorta di identificazione tra il biografo e il biografato, in nome di un "idem sentire" libertario. Ma l'autore ebbe anche attenzione ai fondatori del "socialismo scientifico", come mostra il secondo libro che intendo ricordare "Colloqui con Marx ed Engels" (Einaudi, 1977), una preziosa raccolta di testimonianze, che alla sua uscita ottenne notevole successo, perchè costituiva una succinta, efficace introduzione a vita. azione e pensiero di quei due giganti, umanizzandoli.
Naturalmente, prese delle cantonate, il buon HME, come con un librino intitolato, in italiano, "Il perdente radicale", che nell'originale tedesco tuttavia suona "Versuch über den radikalen Verlier": all’incirca, "Uomini spaventati. Saggio sul perdente radicale" (Einaudi, 2007), dove una vicenda tragica della contemporaneità, che ha precise cause storiche, economico-politiche, viene grottescamente ridotta alla fenomenologia psicologica e antropologica dei falliti, e purtroppo in quel testo la fenomenologia del terrorista si trasforma in una banale riproposizione di luoghi comuni, in chiave sostanzialmente anti-islamica. Il guastatore dietro le trincee della letteratura "borghese", il provocatore anarchicheggiante, aveva finito per accomodarsi negli spazi protetti del pensiero dominante, come sovente capita.
Ciò malgrado E H. M. Enzensberger rimane una figura tra le più stimolanti del dibattito culturale europeo almeno in un certo periodo, gli anni Sessanta, quando fondò «Kursbuch», tra le più vivaci voci critiche in seno alla Repubblica Federale Tedesca. In quel decennio HME ebbe un intenso rapporto con un suo straordinario omologo italiano, Franco Fortini, testimoniato dal loro carteggio, pubblicato col titolo "Così anche noi in un'eco" (editore Quodlibet 2022).
E davvero davanti a questa nuova perdita, non possiamo che rammaricarci del deserto intellettuale di questa Europa che mostra di non avere più una fisionomia, un'anima, schiacciata dai modelli USA e irregimentata dalle istituzioni "comunitarie", sempre più a loro volta succubi delle scelte politiche e degli orientamenti ideologici di Washington. E si è avviata così verso l'autodistruzione.
ANGELO D' ORSI
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