Oggi ho ricevuto un bel regalo dall'amica emiliana Vanna Antonioni, studiosa della grande Tina Modotti.
Vanna, dopo essersi procurata il mio ultimo saggio gramsciano, ha cominciato a leggerlo con vivo interesse e grande attenzione. Così, in quattro righe, ha saputo cogliere il cuore di Eredità dissipate mostrando che non occorre essere "critici letterari" per saper leggere bene un testo.
Vanna ha saputo rilevare, meglio di tanti distratti addetti ai lavori, lo spirito gramsciano di Pasolini che tanti illustri critici continuano ad ignorare.
Ecco di seguito il pezzo che Vanna Antonioni mi ha inviato:
"La lingua italiana è la lingua della borghesia italiana che per ragioni storiche determinate non ha saputo identificarsi con la nazione, ma è rimasta classe sociale: /.../ è la lingua delle sue abitudini, dei suoi privilegi, delle sue mistificazioni, insomma della sua lotta di classe. /Si ricordi Gramsci: ogni volta che si ripropone la questione della lingua, vuol dire che si ripropongono problemi sociali e politici di fondo.../ " (P. P. Pasolini, cit. a pag. 114 in EREDITÁ DISSIPATE
Gramsci Pasolini Sciascia, di Francesco Virga)
A cent'anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, come posso non ricordarlo, se non attraverso la lettura di pagine preziose di questo saggio di analisi critica, in cui Francesco Virga , con umana, profonda e onesta riflessione, mi offre una visione olistica di un grande Autore... con l'intento di custodirne e di mantenere in vita un'eredità intellettuale lasciata a una nazione distratta, che non guarda al suo passato, incerta del suo futuro. E come afferma Virga, "come Leonardo Sciascia, temo che la memoria possa perfino scomparire". Leggetelo assieme a me!
Vanna Antonioni
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