Disamore
Non era
per la bianchissima carezza
delle mani che sapevano
leggermi e ricucirmi il vuoto,
non per il suono cristallino
della voce, capace di scendere
limpida fino alla radice della schiena
Non era
per il caffè caldo della domenica
mattina che mi scioglieva il gelo
d'ogni settimana andata male.
Non era
per la purezza dello sguardo
che mi riverberava il viso
d'una luce nuova e inaspettata.
Non era
per l'incrollabile retorica della donna forte,
che sta salda dietro a ogni grande uomo,
né per i figli che ammantai come trofei
a superare indenni i funerali degli amici.
Non era
per il tuo corpo agile di cerva
che faceva spaurire di bellezza
le mie mani rapide e ferine.
Ti amavo
perché mi riempivi le ferite,
perché quando mi risuonavi dentro
non sentivo più il freddo del mio niente.
Ti amavo
perché mettevi a tacere l'acufene
antico della mia disperazione.
Ti amavo
per le battaglie vinte in vece
della mia insoddisfazione,
per le vittorie che t'annusavo tra i capelli,
per tutti gl'inesistenti amanti
che non riuscivo ad eguagliare.
E ti temevo
per quella vertigine di vita
che la storia mi imponeva
con tutto il suo carico
di disfatta opalescenza.
Ti temevo
per l'infallibilità dell'uomo
che non ritrovavo più
se non nella debolezza antica
del suo essere uomo.
DI
Per tutto questo
invero
non ti amavo,
ti odiavo piano
mia costola di Adamo.
ESTER GUGLIELMINO, 2024
Ph. Boris Eldagsen
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