Mentre ipocritamente il Governo di Destra, che comprende soggetti e forze che rimpiangono il vecchio regime fascista, decide di apporre una targa commemorativa sul luogo in cui Antonio Gramsci, in libertà condizionata, trascorse gli ultimi giorni della sua breve vita, noi ricordiamo l'editoriale scritto da Gramsci all'indomani dell'assassinio di Giacomo Matteotti
Via il Governo gli assassini!
Antonio Gramsci
Si ripete nel 1924 ciò che si era già verificato negli anni 1920-21-22. I Partiti di democrazia, i Partiti che controllano e dirigono la cosí detta opinione pubblica, cioè l'opinione delle classi medie poste dalla storia a dover scegliere tra la reazione e il proletariato, poste a dover scegliere tra la << certezza dell'avvento al potere del fascismo criminale e la « incertez- za" di un movimento autonomo della classe operaia, entrano in una organica crisi di tentennamenti, di oscillazioni, di dubbi che si manifesta poli- ticamente nella inerzia e nella passività. L'inerzia della << democrazia >>> spiana nel 1922 la strada per la marcia su Roma: l'inerzia della << democrazia » permette nel 1924 al fascismo di riaversi dall'isolamento, dalla demoralizzazione, dallo sfacelo in cui era necessariamente piombato sotto il peso dei suoi delitti; permette la riorganizzazione delle bande nere che non solo troncheranno la fatidica « marcia in avanti» della giustizia, ma riapriranno la porta della prigione ai pochi delinquenti che la << forza >> popolare era riuscita a far arrestare. Le responsabilità della « democrazia >> sono piú gravi nel 1924 che nel 1922; il giudizio che le masse popolari devono dare e daranno indubbiamente deve perciò essere piú severo e di carattere decisivo.
Nel 1922 i Partiti di « democrazia » erano in crisi: ognuno aveva nel
proprio seno un « nucleo» fascista che operava a disgregarli; nel 1922 la
classe operaia, battuta crudelmente per tre anni, era dispersa, demoralizza-
ta, senza volontà. Nel 1924 la situazione si presentava notevolmente cambiata.
I Partiti di democrazia si erano liberati dai loro « nuclei >> fa-
scisti; la classe operaia aveva riacquistato fiducia in sé, nella forza che le
viene dalla sua funzione storica d'elemento preponderante nella produzione. Le
elezioni del 6 aprile avevano dimostrato chiaramente come il fa- scismo fosse
una minoranza infima della popolazione, anche se la forza armata aveva
procurato al fascismo milioni di schede e 400 deputati alla Camera. La fulminea
crisi in cui il fascismo piombò, dopo che la scompar- sa dell'on. Matteotti fu
conosciuta dal pubblico, non era un fenomeno imprevisto e imprevedibile: essa
era legata alla situazione generale, al carattere del regime fascista, allo
stato d'animo diffuso nelle masse popola- ri e rivelato dalle elezioni del 6
aprile. Il terreno politico era favorevolissimo per i Partiti di
« democrazia » che si trovavano riuniti nell'assemblea delle opposizioni
parlamentari, che avevano per sé l'appoggio del proletariato, che apparivano al
Paese come un comitato di salute pubblica al quale bisognava ubbidire, come ad
un organismo statale potenzialmente in funzione, come la vera e legittima
assemblea nazionale rispecchiante i reali rapporti di forze politiche del
Paese. Le opposizioni non vollero dare un carattere decisivo alle enormi forze
di cui disponevano. Poste dalla necessità degli avvenimenti in una obiettiva
posizione di guerra civile, si spaurirono; ebbero paura delle parole.
Perché se esisteva una obiettiva posizione di guerra civile essa era stata
determinata dal fascismo con l'assassinio dell'on. Matteotti, essa era
mantenuta dal regime fascista con i suoi disperati tentativi di salvare
l'organizzazione della « banda del Viminale », cioè di conservare intatto il
principale strumento di guerra civile contro il popolo e i suoi rappresentanti
per continuare a servirsene.
Le << opposizioni » non ebbero quindi alcun programma <<
apparente », nessuna tattica all'infuori di quella puerile che si riassume
nelle frasi: isolare il fascismo, attendere che il fascismo si disgreghi per
l'azione delle sue intime contraddizioni. Non ebbero alcun programma <<
apparente»: ciò non significa che non abbiano avuto, e non abbiano, un
programma stabilito di comune accordo. Isolare il fascismo va bene: ma che fare
se il fascismo, solidale nel suo complesso, al di fuori delle contraddizioni,
per mantenere il potere, resiste e sviluppa la guerra civile? I comunisti hanno
affermato: occorre fare appello alle masse popolari, occorre far intervenire
direttamente il popolo lavoratore contro cui il fascismo sta scatenando la
guerra civile. Le « opposizioni hanno respinto la proposta dei comunisti, ma
non hanno fatto nessuna proposta pratica per conto loro; non solo, ma con un
ordine del giorno hanno voluto cautelarsi contro ogni controllo delle masse. La
proposta pratica era implicita, era sottintesa o fatta a bassa voce: la
proposta pratica era di ricorrere ad una forza reazionaria per contrapporla al
fascismo, legando mani e piedi alle masse lavoratrici. Le « opposizioni cosí
rifiutarono la immensa forza posta a loro disposizione dal popolo, da assemblea
nazionale ridiventarono « gruppi di galan- tuomini che discutono in una
farmacia di villaggio gli avvenimenti del giorno; l'anima di Pier Soderini ebbe
il sopravvento sulla primitiva velleità di uomini della Convenzione.
Le masse devono giudicare e giudicheranno. Ma il giudizio non sarebbe che
una vana coreografia se rimanesse senza sanzioni pratiche che possano essere
applicate dalla massa stessa. È necessario perciò che la massa popolare con
tutti i suoi mezzi esprima il suo parere sulla situazione; ma è necessario
anche che gli elementi fattivi e militanti della massa escano dalle formazioni
politiche che rappresentano solo l'esitazione e il dubbio piccoli-borghesi
nella lotta contro la reazione, contro tutta la reazione, sia essa la dittatura
fascista, sia la dittatura militare, per concentrarsi nel solo Partito che
rappresenta le aspirazioni di libertà della grande maggioranza del popolo, per
dargli la forza sufficiente e necessaria a condurre a fondo la lotta santa che
era, e continua ad essere, volontà universale in questo periodo della storia
italiana.
Nessun commento:
Posta un commento