Da questo bel libro riprendo, con il permesso dell'autrice Emanuela Mannino, il pezzo seguente:
Mio amato, sposo di versi
e di calici d’anima,
io sono qui
nel tuo segreto rifugio
tra mura divine e muri disumani
lontana dal tuo profumo
di bosco e di mistiche parole
lontana dal tuo sguardo
che la notte cercavo tra le stelle.
Consolati, mio amato,
che anch’io ho un pugnale nel petto
rea d’aver osato la felicità
con il mio sposo
ed il nostro amoroso frutto Astrolabio,
rea d’aver osato quell’azzurro cielo
che insieme pregammo.
Io mi chiedo:
quale colpa ha l’amore d’esser tale?
Un fiore assetato
che beve sorsi di sole
e lieto sfavilla
di corolle e di farfalle
a chi mai
dovrebbe nuocere,
forse all’invidia della gioia altrui?
Astrolabio
piange lontano
monco di albero padre
ed io
inerme madre
l’abbraccio forte
ed il ciel debole piange.
Eppure,
mio amato,
ciò che vivo
non sono che ricordi,
ciò che dici
non sono altro che
lacrime di cenere
versate su questa terra eterna.
Abbandona il volto del
tempo andato,
abbandonati al volo
dell’Addio.
M’è giunta voce
di una tale
Isabella di Morra
donna di lettere
reclusa in un gelido castello.
Anch’ella amò in segreto
il suo maestro
e nel dolore del cuore solitario
distante dalla carne del suo amato
strappata dai suoi versi purissimi
ella fioriva
di edere e di rose.
Anch’io,
seppure spezzata,
ho tenuto insieme
radici di sole e seni di luna
nutrendo la speranza
con latte d’anima.
Non straziarti, amato mio,
noi siamo qui.
Cercami bene:
nell’Eterno udirai
lo sciabordio d’un onda dolce,
lì mi troverai
nuda di dolore
rosa rossa di mare.
(Costanza)
Nessun commento:
Posta un commento