Nella politica che si
fa sempre più spettacolo (demenziale, peraltro) una cosa buona c'è:
i tempi si sono estremamente accelerati. Se per smontare le
pagliacciate della Lega ci sono voluti vent'anni, per quelle di
Grillo sono bastati pochi mesi.
Toni Jop -I grillini s’insultano.
Ora gli zombie sono fra di loro
E anche se qualcuno lo aveva messo nel conto preventivamente, eccoci assistere a una impasse del Movimento Cinque Stelle che secondo una intelligenza tattica abbastanza elementare avrebbe garantito al piccolo impero di Grillo di evitare due opzioni negative. I parlamentari hanno deciso, in pratica, di non decidere «cosa fare» della scomoda senatrice Gambaro. Da un lato, si doveva evitare di smentire il gran capo con un voto di assoluzione nei confronti di una osservazione critica con cui la senatrice aveva addebitato proprio al comico la responsabilità della sconfitta alle amministrative.
Ed era stato Grillo ad
avviare la procedura di infrazione consegnando la «cittadina»
Gambaro al tribunale interno. Dall’altra, pareva a molti
inopportuno che il Movimento ancora una volta marcasse la storia con
un giudizio di condanna, a carico di una ragionevole dissidenza, che
l’opinione pubblica nazionale non avrebbe compreso e condiviso. In
più, pesava su questa opzione la minaccia discretamente palese di un
buon numero di parlamentari di gettare la spugna per protesta verso
questa durezza, di lasciare il gruppo, i gruppi.
Così, passa la cultura
di Pilato e anche questa deriva non sembra senza conseguenze e
neppure meno loquace delle altre. La terza via adottata in queste ore
dal tribunale illumina una serie di notizie a grappolo. La prima è
che nel Movimento appare profondamente in crisi il rapporto di potere
che ha fin qui appeso ogni dinamica politica o di semplice difesa dai
nemici interni alla volontà di un uomo solo al comando, Beppe
Grillo. Una crisi che non consente, crediamo, il ritorno ai vecchi
schemi binari in base ai quali: lui, Grillo, è l'unico «Uno», gli
altri sono «Zero». Da qui in poi, il potere sarà sul tavolo e se
lo giocheranno soggetti diversi da quelli che lo hanno amministrato
fino ad oggi.
Poi, è abbastanza
evidente che le tensioni interne al Movimento sono in grado di
esplodere con esiti disastrosi per la creatura del padrone. Terzo, lo
stallo verificato in Parlamento equivale comunque a un freno a mano
che è ora possibile attivare ogni volta che le espulsioni di Grillo
non convinceranno. Infine, e coerentemente, Grillo ha perso potere
reale, è lui quello che paga la crisi prima e più di ogni altro
soggetto sulla scena.
Altrettanto, è chiaro e
assodato che il «miracolo» confezionato dal prestigiatore genovese
sta ora mostrando tutti i fili e i limiti del trucco: almeno due
culture, assemblate con arbitrarietà, stanno venendo alle mani, non
riescono più a condividere lo stesso tetto. Dice Crimi: «Rimettiamo
il giudizio alla Rete»; il senatore Manlio Di Stefano così parla
della collega Paola Pinna, scesa in campo per difendere Gambaro: «Una
Cosetta dei Miserabili laureata, disoccupata che viveva con i
genitori a Quartuccio Cagliari e con 100 voti 100 è diventata
deputata». La storia horror dei cadaveri putrefatti sta entrando in
una fase nuova, gli zombies sono adesso anche tra loro. Del resto, è
estate, è il tempo dell’horror.
(Da: L'Unità del 18
giugno 2013)
P. S. : Che schifo questo becero processo staliniano contro una parlamentare "colpevole" di avere criticato il leader; e che vomito questo appellarsi al "popolo delle rete", come se fossero i Comitati di salute pubblica, che per un nonnulla mandavano tanti innocenti alla ghigliottina. Che squallido conformismo in questi piccoli stalinisti di merda.
P. S. : Che schifo questo becero processo staliniano contro una parlamentare "colpevole" di avere criticato il leader; e che vomito questo appellarsi al "popolo delle rete", come se fossero i Comitati di salute pubblica, che per un nonnulla mandavano tanti innocenti alla ghigliottina. Che squallido conformismo in questi piccoli stalinisti di merda.
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