Rossella Marchini - SENZA SOLDI
Il paese soffre e anche i suoi abitanti sembrano non passarsela tanto bene. Lo sappiamo e lo viviamo da un pezzo. Ora a dircelo (ma non è certo una consolazione) è il rapporto annuale Istat 2013. Ne viene fuori l’immagine di un paese, il nostro, ridotto allo stremo dalla crisi che viviamo oramai da cinque anni. La disoccupazione ha raggiunto l’11,5 per cento, quella giovanile addirittura il 38,4, consumi a picco. Sono il 16,6 per cento le persone che non possono fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni. Il 50 per cento non può permettersi una settimana di vacanza, il 21 non può scaldare la casa in maniera adeguata, il 13 non riesce a pagare il mutuo, l’affitto e le bollette. Sono in totale il 62,3 per cento le famiglie che hanno ridotto la quantità e qualità dei generi alimentari. Un bollettino di guerra più che un rapporto. Non è facile, per molti, sopravvivere in queste condizioni economiche.
Sono stati anni terribili, dal 2008, con la crisi finanziaria seguita da una crisi economica generalizzata. Ci hanno parlato di pesanti recessioni e vertiginosi crolli di Pil in numerosi parti del mondo, dell’allargamento della crisi ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di molti paesi. Abbiamo saputo del sostegno che gli Stati hanno dovuto dare ai sistemi bancari, abbiamo conosciuto i “piani di salvataggio” europei, volti a scongiurare possibili default, a prezzo, però, di durissime politiche di austerità. Noi sapevamo che era sempre più difficile arrivare alla fine del mese anche perché scoprivamo che dieci punti di Pil sono stati traghettati dal lavoro (nostro) al profitto della finanza (loro).
Sempre dai dati Istat sappiamo però che, nonostante il proseguimento della recessione, i cittadini continuano a tracciare un bilancio prevalentemente positivo della propria qualità della vita. E’ in aumento il livello della soddisfazione per le relazioni familiari, quelle amicali e per il tempo libero. Si riduce, al contrario, la quota di persone che si dichiarano soddisfatte per la propria situazione economica. La qualità della vita non è quindi solo “economia”. Ci si attrezza di conseguenza ed esistono infatti, sempre più diffuse, forme di scambio che non affidano alla moneta la funzione di misurare il valore di ciò che ci si scambia. Forme di solidarietà e di reciprocità, che animano comunità di cittadini. Al come riuscirci e soprattutto a come farlo non mettendo mano al portafoglio, peraltro vuoto, viene in aiuto, presentando una esauriente rassegna dei tanti modi che si praticano per costruire un’altra economia, un’utile raccolta di suggerimenti riuniti nel libro “Senza soldi” curato da Roberto Musacchio, Anna Pizzo, Patrizia Sentinelli, Pierluigi Sullo ed edito da Intra Moenia / Democrazia km zero (190 pagine, 16 euro) in collaborazione con l’associazione Altramente.
Avvalendosi di contributi molteplici, si elencano “suggerimenti, indirizzi, esperienze di vita senza soldi”. Un circuito parallelo che si anima attraverso le pratiche e le parole del baratto, dello scambio, del dono, del co-working.; si realizza attraverso legami sociali che si consolidano con le banche del tempo, i gruppi di acquisto, gli orti urbani. L’acquisto delle merci e dei servizi non si serve più di una “merce terza” rappresentata dalla moneta e quando lo fa utilizza monete locali, permettendo lo scambio tra persone, nella comunità in cui si diffonde, che hanno tanto da scambiare ma poco denaro per farlo.
Ecco allora, nel libro, scorrere tra loro le varie esperienze di quella “economia senza soldi” che si alimenta dei luoghi del consumo critico, che scopre che ricorrere al mutualismo è un ritorno al futuro, che aiutarsi vuol dire ri-costruirsi. Sta succedendo in città post fordiste come Torino o nell’esperienza napoletana Bidonville, ovunque si decida che la povertà debba essere messa al bando dalle nostre vite. Pierluigi Sullo, per farlo, ricordando che in Senegal il concetto di povertà si sovrappone a quello di solitudine, a fronte della devastazione prodotta dalla crisi propone di adottare come bussola il rovesciamento del “meglio soli che male accompagnati” in: “meglio bene accompagnati che soli”. Un viatico per iniziare a costruire le nuove istituzioni del dopo crisi. Il lavoro è già iniziato, ma è maledettamente complicato dal fatto che mentre sperimentiamo il fatto che si riesce a vivere senza soldi, non riusciamo a pagare i debiti che siamo stati costretti a contrarre. L’affitto o il mutuo della casa, nella quale abitiamo, ha accumulato arretrati paurosi e aspettiamo con terrore l’arrivo dell’ufficiale giudiziario per lo sfratto o per la messa all’asta da parte della banca. La carta di credito ci è stata ritirata, ma il debito deve essere pagato. Le rate dell’elettrodomestico o dell’automobile si sommano alle bollette della luce e del gas.
Succede nel nostro paese quello che è già accaduto altrove.
Negli Usa ci sono in giro miliardi di dollari in titoli di debito contratti per pagare spese per l’università, per la sanità, per le carte di credito concesse gratuitamente a tutti, per i mutui delle case e, anche se le banche sanno che non potranno mai incassare questi crediti, resta il peso del debito sulle spalle di chi sa di non poter pagare e lo sente come una oppressione costante.
Da una costola di Occupy Wall Street è nato, ora, un nuovo movimento chiamato “Rolling Jubilee” che ha cominciato a ricomprare debito in sofferenza da società finanziarie. Ci sono in giro talmente tanti debiti inesigibili che le banche e le loro finanziarie cercano in tutti i modi di disfarsene. Spesso bastano pochi cent per comprare un dollaro, in questo modo le finanziarie ripuliscono i loro bilanci, sgonfiandoli da inutili certificati di debito che nessuno potrà mai pagare. Così, grazie ad una campagna di mutuo soccorso, a tanta buona volontà e al rifiuto collettivo per questo tipo di finanza, si ricompra poco a poco un pezzetto di libertà. Le persone delle quali si riescono a comprare i certificati di debito o le obbligazioni, ricevono subito una lettera raccomandata per informarli che i loro guai sono finiti. Anche Strike Debt, insieme a Occupy Wall Street, sta studiando il modo di non far pagare i debiti dei singoli cittadini americani.
Anche dagli Usa arriva un libro.
E’ stato pubblicato, scritto da un collettivo anonimo di resistenti, il Manuale operativo di resistenza al debito, scaricabile (http://strikedebt.org/The-Debt-Resistors-Operations-Manual.pdf) da internet. E’ una guida per l’azione individuale e collettiva per chi lotta contro il debito in tutte le sue forme.
Il loro obiettivo è avvincente: “Abbiamo dato alle banche il potere di creare denaro, perché avevano promesso di utilizzarlo per aiutarci a vivere meglio, non di trasformarci in peones terrorizzati. Hanno rotto quella promessa. Ci sentiamo moralmente obbligati a trovare un modo per fermare questo sistema, piuttosto che continuare a perpetuarlo. Questo atto collettivo di resistenza può essere l’unico modo per salvare la democrazia, perché aver fatto precipitare il mondo nel debito è stato un attacco calcolato alla democrazia. Si è trattato di un assalto alle nostre case, alle nostre famiglie, alle nostre comunità, al pianeta e ai suoi fragili ecosistemi. Alla finanza del mondo, abbiamo solo una cosa da dire: non vi dobbiamo niente. Ai nostri amici, alle nostre famiglie, alle nostre comunità, all’umanità e al mondo naturale che rende possibile la nostra vita: vi dobbiamo tutto. Ogni dollaro che prendiamo da un fraudolento subprime, ogni dollaro che tratteniamo dagli esattori è un piccolo pezzo della nostra vita e della libertà che possiamo dare alle nostre comunità, a coloro che amiamo e rispettiamo. Questi atti di resistenza al debito, possono avvenire anche in molte altre forme: la lotta per l’istruzione gratuita e assistenza sanitaria, difendendo una casa pignorata, chiedendo salari più alti e fornendo aiuto reciproco”.
Il Manuale, scritto in un inglese comprensibile a tutti, e purtroppo non ancora tradotto in altre lingue, spiega il funzionamento delle carte di credito e di debito, fornisce consigli su come interpretare le fatture mediche, contestare le bollette errate. Spiega cosa sono il debito degli studenti e il debito ipotecario e quali potrebbero essere le conseguenze del mancato pagamento. Parla di esattori e che cosa è necessario sapere per trattare con loro. Spiega i modi per dichiarare il fallimento e le conseguenze del fallimento. Invita tutti coloro che sono schiacciati dal debito, il 99 per cento dei cittadini, a fare comunità e intraprendere azioni collettive contro il debito in modo da recuperare la propria vita e la felicità.
Il denaro è un inganno, dice il libro italiano “Senza Soldi”; il manuale americano ce ne spiega la ragione. Tutti e due ci indicano come poterne fare a meno. A noi riuscirci. Provare non “costa” nulla.
Pubblicato su http://www.dinamopress.it
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