26 febbraio 2013

PERCHE' GRILLO VINCE





 

Michele Monina ha pubblicato oggi, su El Pais, un articolo che qui riproponiamo nella versione italiana. 
 
 Michele Monina - Bersani imita il suo imitatore

Alla fine l’ondata nuova, il tanto temuto (da alcuni) Tsunami ha travolto la politica italiana. O meglio, come uno tsunami che si rispetti, ha cominciato a travolgerla, e nelle prossime settimane, finirà di compiere la sua implacabile opera. Se questa tornata elettorale ha detto qualcosa di concreto è la vittoria del MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo. E già il chiamarlo così, il movimento di Beppe Grillo, suona decisamente ingeneroso nei confronti dei tanti, tantissimi attivisti che lo animano, e dei milioni di elettori che hanno deciso di dare un segnale molto deciso alla classe politica italiana.
In realtà, questa tornata elettorale di cose ne ha dette anche altre, altrettanto decise. Ha detto che la nostra classe politica, invece di cogliere segnali di malcontento tanto evidenti, non ha saputo fare di meglio che dar vita a quella che verrà ricordata come la più brutta campagna elettorale dalla nascita della Repubblica. Una campagna elettorale che non si è svolta tra la gente, fisicamente, ma in televisione, e dove i programmi elettorali sono stati sostituiti dagli insulti, o da trovate di marketing al limite dell’imbarazzo. Bersani che imita il suo imitatore, finendo per parlare più che altro di giaguari da smacchiare, Monti che si ritrova a bere birra e accarezzare cuccioli di cane in televisione per sembrare più umano di quanto non sia, Berlusconi che gioca l’ultima carta da imbonitore, smentito dal Governo Svizzero rispetto alla possibilità di un accordo che avrebbe dovuto coprire la restituzione dell’Imu, Giannino che, da noto notista economico, si scopre ciarlatano cum laude, e nel mentre, loro, i cosiddetti grillini lì, a riempire le piazze, a muoversi, atti a cambiare le cose. Che il MoVimento 5 Stelle non fosse una sciocchezza, ma la vera incarnazione italiana di una voglia di cambiamento, loro, i partiti tradizionali, l’hanno capito alla fine, troppo tardi, e l’ultimo giorno di campagna elettorale ne è la prova provata. Bersani a parlare a qualche centinaio di militanti in teatro, Berlusconi colpito da improvvisa e salvifica congiuntivite e loro, con Grillo, a riempire la roccaforte della sinistra e dei sindacati, Piazza San Giovanni a Roma.
Parlare di Rivoluzione, in Italia, è sempre difficile. Non ne abbiamo mai fatte, noi, di rivoluzioni. E quando qualcuno ha protestato, levato la testa, è sempre stato per mimesi con le altre nazioni europei, mai per spinta interna. Anche recentemente, niente Indignados, qui, niente Occupy. Stavolta sembra che qualcosa possa essere cambiata.
Preso atto che un quarto degli italiani aventi diritto di voto non ha esercitato questa funzione, grande segno di scontento, quel quarto dei votanti che ha scelto questa nuova forza politica, partita dal basso, autofinanziatasi e libera da parentele e coalizioni, è il vero dato importante, anche più del ritorno, fatuo, del Cavaliere. Con questi numeri anche solo pensare a un voto di protesta è ingenuo quanto supponente.
Chi oggi dichiara di aver vinto, che sia il Pd, alla Camera, o il PDL al Senato, sa in realtà di aver racimolato molti meno voti che in precedenza. Per quel che riguarda Monti, beh, è scomparso all’orizzonte, probabilmente con il suo nuovo amico, il cane Empatia. Hanno perso tutti quanti. Chi era inseguito e chi inseguiva.
Chi dice il contrario mente, sapendo di mentire.
Chiaro, ora potrebbe regnare il caos, ma tant’è, sono inconvenienti di una fase di transizione. Probabilmente si dovrà tornare a votare entro l’anno, ma, si spera, con facce diverse da quelle che ci hanno accompagnato negli ultimi vent’anni. Da uomo di sinistra, poi, mi auguro che da questa parte si smetta di guardare con supponenza e superiorità un movimento che quantomeno ha regalato un’idea di futuro una generazione fantasma. Basta parlare di populismo, citare Gramsci a sproposito per dimostrare che Grillo è il nuovo Mussolini. Siamo nel 2013 e certi paragoni offendono il presente e anche la memoria.
La sinistra torni a guardare alle piazze, invece che ai palazzi e ai giaguari. Berlusconi, invece, è auspicabile cominci a godersi la sua vecchiaia. Noi, sicuramente, ce la godremmo fino in fondo.









3 commenti:

  1. Franco, ti consiglio vivamente di fare tuo questo articolo e di cominciare a guardare il Movimento 5 Stelle con occhi diversi. Se Casaleggio farà qualche mossa falsa, i grillini se lo mangiano vivo. Ormai è troppo importante andare avanti, non si può permettere a nessuno di rovinare il Movimento. E' finito il tempo dei capi di partito, è finito il tempo dei segretari, è finito il tempo dell'infallibilità dei leader. Persino i papi adesso si dimettono !!

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  2. La riflessione di Monina ha un fondo incontrovertibile di verità. Se si vuole avviare una analisi reale del ruolo della politica e dei politici bisogna rimettere tutto in discussione, non c'è dubbio. Chi ha votato 5 stelle e chi non è andato a votare (per la maggior parte, a sentire gli umori di strada) ha dichiarato apertamente che di questa politica non sa che farsene, che la distanza tra paese reale e paese legale è ormai così marcata che non ce la facciamo più neanche a sentirli parlare, questi nostri pseudo-rappresentanti. Che di sacrifici ne abbiamo fatti tanti e continuiamo a farne ma vorremmo che fossero per tutti, anche- e soprattutto- per chi vive nella stanza dei bottoni. Sul presente e il futuro del movimento non sento di potermi esprimere: si tratta di realtà troppo giovane per permettere previsioni, troppo eterogenea per configurarsi con prospettive lineari. Aggiungerei anche troppo "urlante", ma forse la disperazione ha bisogno delle urla per farsi sentire e per svegliare i dormienti. Aspettiamo e vedremo, sarà per tutti una scommessa importante.

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  3. Caro Ezio, vorrei poter condividere il tuo ottimismo. Ma la situazione mi sembra molto più problematica di come appare a te.

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