Ho assistito ieri sera a Palermo all’anteprima nazionale del film di
Roberto Andò. Di seguito potete leggere due recensioni:
SIMONETTA ROBIONY – “Viva la libertà”
«Viva la libertà» è un titolo che
fa pensare a Bunuel o a Cesare Zavattini. Lo ha scelto Roberto Andò per il suo
film in uscita il 14 con la produzione e la distribuzione della Rai, ma girato
dal produttore Barbagallo. Metafora, allegoria, apologo sulla politica e sui
politici italiani di oggi, a pochi giorni dal voto, è stato prima scritto in
forma di romanzo da Andò col titolo Il trono vuoto, poi, visto il successo e i
premi ottenuti tra cui il Campiello, con l’aiuto dello sceneggiatore Pasquini è
diventato un film. E’ la storia di due gemelli: il primo segretario del grande
partito di sinistra che sta all’opposizione da anni, il secondo è un filosofo
colto e ironico che ha sofferto di disturbi mentali e vive da solo. Il primo in
crisi perché non riesce più a trovare le parole per comunicare con la gente,
fugge in Francia da una amica di gioventù, il secondo che, pur nelle stranezze,
sa dire parole di verità viene chiamato dal portaborse del politico a
sostituire il fratello nel tentativo di ridurre i danni al partito.
Il protagonista è Toni Servillo,
attore, come dichiara lui stesso, che fa teatro in maniera militante e senza
cui il film non si sarebbe mai girato perché solo lui poteva interpretare
questo doppio ruolo. «I gemelli, da Plauto in avanti, sono un motivo ricorrente
a teatro e per un attore sono una ghiotta proposta. Ho lavorato con Andò fin
dal principio perché applicare il tema del doppio al mondo politico offre
ancora più fascino. Noi attori trucchiamo la realtà di mestiere ma i politici
sono abituati alla maschere nel teatrino del potere. È necessario lo slancio
morale della cultura, non per tentare cerebralismi o astrazioni ma per calarsi
nella concretezza dell’esistenza e fare».
Inutile chiede a Servillo chi ci
sia dietro l’immagine di questo suo politico, se D’Alema o Bersani, tanto per
dire. Servillo è un intellettuale, non un imitatore né un comico. A lui
interessa rendere l’idea del politico, suscitare domande sul nostro presente,
non fornire risposte divinatorie. Usare le emozioni del linguaggio
cinematografico per parlare ai pensieri della nostra mente. Il gemello che
conquista il favore delle folle con la sua impulsiva emotività non vuole il
potere, quindi è più libero, più vitale del politico, che per avere il potere
deve sottostare a quelle regole che hanno finito per spegnerlo. Da qui il Viva
la libertà del titolo. «Spero possa essere un’opera utile, oltre che leggera e
piacevole - dice Servillo - Vorrei suggerisse a chi ci governa che, se si ha
l’idea di essere superiori occorre poi la forza per dimostrarlo. Abbiamo usato
uno stille brillante e lieve, ma certo non è una commediola». Accanto a
Servillo un gruppo di attori tutti perfetti. Valerio Mastandrea, Michela Cescon,
Anna Bonaiuto, Valeria Bruni -Tedeschi e poi Andrea Renzi, De Francovich,
Gianrico Tedeschi, Renato Scarpa. Si può pensare, ma questo lo dichiara anche
Andò, a scrittori come Pirandello, a Sciascia, perfino a Camilleri di fronte
alla grazia lieve e ironica con cui sono affrontate questioni pesanti e
dolorose.
«L’ho girato con gioia e felicità -
confessa il regista - cercando di lasciare in bocca allo spettatore il sapore
di una speranza. Non volevo mettere una lapide sulla politica, ci sono persone
di buona volontà ma anche molti predatori nel Paese. Mi sono perfino emozionato
quando in piazza san Giovanni a Roma, davanti a una folla sterminata, il
gemello filosofo recita dei versi di Brecht, A chi esita, per ribadire a ciascuno che, se le cose stanno come
stanno, è anche sua responsabilità. Un leader carismatico non ci serve». Due
sole le immagini di persone riconoscibili e reali nel film. Una è un manifesto
di Enrico Berlinguer, a cui Andò è molto affezionato per quella sua faccia
tirata e il sorriso timido. L’altra è quella di Federico Fellini, il maestro
della fantasia, che inveisce con tutta la sua facondia e la sua rabbia contro
il concretissimo dominio di una tv che sta appiattendo ogni capacità critica.
La Stampa 9 febbraio 2013
"Viva
la libertà" di Roberto Andò
è talmente bello che non pare neppure un film italiano. Profondo e appassionato
ma con la grazia del tocco leggero. Stupisce la leggiadria mai frivola con cui
il regista palermitano dirige Toni Servillo, alla sua ennesima splendida
prova che lo consacra attore di statura internazionale, Valerio Manstandrea
che non sbaglia un colpo, misurato e ironico paragonabile al brillante Billy
Cristal di "Enry ti presento Sally" e una meravigliosa Valeria
Bruni Tedeschi, attrice sottovalutata dal miope cinema italiano, che
sarebbe piaciuta a Truffaut.
Ed è la bellezza della politica il
baricentro narrativo del film. Un film in cui tutto filosoficamente diviene e
si trasforma. La libertà a cui allude il titolo riguarda soprattutto il libero
arbitrio: quello che consente la fuga dalle istituzioni e dalla palude degli
affari loschi per ritrovare se stessi. Capaci poi di tornare per cambiare la
politica. L'utopia della politica bella: che potrebbe essere tale, se solo vi
volesse. Un'utopia che in realtà è solo un sogno, un grande sogno,
realizzabile. C'è un momento in cui un iconico Berlinguer ingigantisce lo
schermo e c'è un omaggio appassionato e commosso a Fellini in questo film che
non sembra italiano ma che è italianissimo: un film che lascia il segno.
Di seguito il trailer ufficiale del film:
OGGI SU LA STAMPA TROVATE UNA SPLENDIDA INTERVISTA AL PROTAGONISTA DEL FILM, TONI SERVILLO, CHE, RICHIAMANDOSI ALLA SUA FULMINANTE RISPOSTA AL GIORNALISTA CHE GLI CHIEDE PERCHè NON SI TINGE PIù I CAPELLI, AFFERMA: " E' UN MESSAGGIO A TUTTI GLI ITALIANI. SIATE ONESTI, SMETTETE DI TINGERVI!".
RispondiEliminaFRANCO VIRGA
STRAORDINARIA LA LETTURA DI TONI SERVILLO DELLA POESIA DI B. BRECHT "A CHI ESITA" DA NOI PUBBLICATA TEMPO FA SU QUESTO STESSO BLOG (DATE UN'OCCHIATA ALL'ARCHIVIO).
RispondiEliminaFRANCO VIRGA