Melania Mazzucco – Il fascino di
perdersi nelle costellazioni di Mirò
"...Questo associa le due parole magiche di Miró, la donna (qui al
plurale, les femmes) e l'uccello (l'oiseau): già apparsi insieme in svariate
pitture, in seguito (specie negli anni '60 e '70), sarebbero stati
onnipresenti, declinandosi in un'infinità di varianti. La donna terrestre, dea
madre mediterranea pagana ed eterna, simboleggia la materia; l'uccello aereo,
l'artista - il volo, il canto e la libertà. (L'uomo invece non è mai menzionato
da Miró, sempre solo ridotto a 'personaggio'). Nelle opere 'selvagge' degli
anni '30 la donna è ancora riconoscibile - dalle curve, da un triangolo con la
punta in alto, vago ricordo di una gonna svasata, dall'onda doppia dei seni. Ma
nelle Costellazioni le forme sono pure, sono diventate pittografie, lettere di
un alfabeto misterioso. E a spiegarle si corre il rischio di fare la fine di
Éluard, che ammirò 'un simbolo solare' e si sentì rispondere da Miró che era
invece una patata. Bisogna abbandonarsi alla lirica astratta di questa
fantasmagoria in giallo, rosso, verde e nero, quasi un graffito sulla cenere.
Immagini scaturite dalla memoria di quadri già dipinti o visione di quelli
futuri...".
L'integrale del racconto di Melania
Mazzucco, pubblicato oggi su Repubblica, potrete leggerlo nei prossimi giorni su questo sito
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