30 ottobre 2013

BATAILLE E MANET

Manet


Georges Bataille incontra Manet e scopre una "tempesta" degli sguardi che mette a nudo l'inconscio di una società fondata sulla repressione, dove l'erotismo diviene disvelamento e sovversione.

Cesare De Seta

Quando Bataille scoprì l'erotismo grazie a Manet


Georges Bataille pubblicò nel 1955 Lascaux, ou La naissance de l'art e Manet: due temi di storia dell'arte che solo apparentemente non hanno nulla in comune, ma se letti contestualmente ci svelano uno dei tratti più eversivi di questo scrittore e filosofo francese: i saggi sono raccolti nel nono volume (1979) dell'opera completa edita da Gallimard nella Pléiade. Viene riproposta da Abscondita nella traduzione di Guido Alberti, la monografia del pittore che è pendant tempestiva alla grande mostra Manet a Venezia a Palazzo Ducale (aperta fino al primo settembre). Il talento conturbante di Bataille affonda le sue radici non solo nelle filosofie di Nietzsche e di Benjamin, ma anche nell'antropologia di Marcel Mauss, e trovano una saldatura in questo dittico geniale. Il suo discorso si colloca tra storia dell'arte ed estetica e la pittura di Manet, nella sua enigmatica espressività, è la più flagrante porta aperta sulla modernità: così come ribadiranno sulla sua scia, e con accenti diversi, Michel Foucault e Michel Fried più di dieci anni dopo.

L'autore nel costruire la monografia di Édouard adotta una narrazione "classica": ricostruisce la vita e l'opera, discute le opinioni dei suoi contemporanei, massime Baudelaire e Zola, indugia nel citare autori più prossimi a lui e resuscita belle pagine di Malraux che erano e sono state dimenticate. L'excursus è piuttosto tradizionale per un autore che ha alle spalle testi dissacranti come La parte maudit, dove il concetto di eccedenza ( dépense) assume il valore di una teoria generale: ma le sue stilettate, e veri fendenti, bisogna cercarli tra le righe del libro su Manet. Quando afferma chei soggetti dei suoi quadri sono "insignificanti", si riducono a "pretesto" della sua arte, con una distanza siderale dalla grande tradizione che ha alle spalle - dai veneziani a Goya - perché i modelli, di cui pure si serve per costruire le sue composizioni, sono disposti come «sarebbero degli attori, a sipario calato, nel disordine di un intervallo».

Le "belle" opere delle Belle Arti dissimulano «quella parte di errore divenuta sensibile» che oppone il presente al passato. Baudelaire mette in scena questo stravolgimento in letteratura, ma l'amico Manet lo conduce alle estreme conseguenze che è propria della radicalità moderna.

L'intarsio interpretativo di Bataille precorre la critica formalista e fa di lui un pioniere che batte strade nuove, a volte labirintiche e dalle uscite molteplici. Non esita a insistere sul rapporto con Goya, uno stereotipo storiografico, ma è meno sensibile al rapporto con l'arte italiana che proprio la mostra veneziana ha messo finalmente a fuoco per il ruolo fondante che esso ebbe: dal Déjeuner sur l'herbe all' Olympia.


Con questa donna nuda, figlia degenere della Venere di Urbino di Tiziano, Manet «pervenne alla durezza, all'opacità della violenza: questa figura chiara che compone con il lenzuolo bianco il suo aspro splendore non è addolcita da nulla». Essa è la negazione dell'Olimpo, del monumento mitologico e della maestà dell'Antico, di un'arte cioè che rispondeva ai sentimenti di una società i cui valori si erano disfatti. Di qui la tensione antropologica di Bataille che mette alla berlina tutta la tradizione estetica intrinseca alle Beauxs-Arts. È Olympia il «rovesciamento del passato, la nascita di un ordine nuovo».

Così come il Déjeuner è la negazione del Concerto campestre di Tiziano. Lo scandalo dell' Olympia, che coinvolse anche raffinati critici come Edmond About e Théophile Guatier, è nel duro realismo e la sua nudità, che si accorda a quella del suo corpo, «incarna il silenzio che sprigiona, simile al silenzio di una nave arenata, di una nave vuota».

È una metafora assai felice, e sembra preludere a L'érotisme che Bataille pubblicherà nel 1957, tema chiave della sua ricerca sulla trasgressione, sull'esperienza-limite che si consuma nell'antinomia tra ciò che non si può dire e che tuttavia non può esser taciuta. La "tempesta" degli sguardi che non si incontrano nel Balcone sono il segno di un profondo malessere dissimulato negli occhi di Berthe Morisot.

Per Bataille Elstir nelle Jeunes filles en fleur è un'incarnazione di Manet, che Proust non conobbe avendo solo dodici anni quando il pittore prematuramente si spense.
(Da: La Repubblica del 19 agosto 2013)

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