Danilo Dolci nel luglio del 1966 risponde ad una lettera di Bertrand Russell del mese precedente in cui il filosofo inglese, nel comunicare all’amico italiano la sua volontà di creare un Tribunale che facesse luce sui crimini di guerra americani in Vietnam, lo invitava a far parte dei fondatori del Tribunale. Sorprende non poco la notevole cautela con cui Danilo risponde a B. Russell, mostrandosi preoccupato del “fanatismo” anti americano che vedeva crescere nei movimenti pacifisti del mondo intero:
“Comprendo la
necessità di un Tribunale che affronti, al di fuori di ogni fanatismo, il
problema del Vietnam ricercando e avviando le soluzioni. E spero che questa
iniziativa riesca. Personalmente sono impegnato, almeno fino a tutto il ’66, in
un processo intentato contro di me da un ex ministro e da un sottosegretario di
Stato (Bernardo Mattarella e Calogero Volpe) che abbiamo accusato di essere in
rapporto intimo con la mafia. Il processo è determinante per chiarire e
sciogliere i legami tra mafia e politica.
Mi
domando poi se, ignorante come sono dei problemi del Vietnam,[…], potrei davvero
essere utile. Se malgrado questi limiti, però lei pensa che posso essere
davvero utile in qualche modo a queta causa così grave ed urgente per tutto il
mondo, sarei lieto di esserlo.” (Danilo Dolci)
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