13 febbraio 2024

LA ROTTURA TRA DANILO DOLCI E LORENZO BARBERA

 




LA ROTTURA TRA DANILO DOLCI E LORENZO BARBERA 

Le divergenze di vedute tra Lorenzo Barbera e Danilo Dolci si manifestano fin dai primi anni 60. Ma le distanze tra i due crescono dopo il terremoto che colpisce la valle del Belice nel gennaio del 1968. Marco Grifo, nel suo documentatissimo saggio sul Dolci, mostra come la rottura tra i due diventa inevitabile a seguito del Processo in piazza organizzato a Roccamena da Lorenzo nell'ottobre 1968 contro i responsabili dei ritardi nella ricostruzione dei paesi terremotati. Dolci, oltre a contestare il metodo seguito da Barbera, considera scorretto mettere sullo stesso piano le responsabilità di Salvo Lima e quelle di due politici socialisti (Filippo Fiorino e Angelo Ganazzoli).

Riemergono poi antichi conflitti sul ruolo dei tecnici. Così, mentre Danilo, nel Centro di Formazione di Trappeto, organizza  Seminari per la messa a punto di un progetto organico di ricostruzione, denominato CITTÀ-TERRITORIO, al quale partecipano sociologi, urbanisti, economisti e architetti famosi in tutto il mondo; Lorenzo non crede alla fattibilità del  progetto dolciano sintetizzato in un plastico. Così, nel libro I MINISTRI DAL CIELO (1980), Barbera descrive con sarcasmo l'incontro degli esperti inviati da Danilo nei paesi terremotati per illustrare il suo progetto: "A Montevago c'erano anche esperti e uomini di cultura che si godevano il plastico di sughero come se fosse un quadro di Michelangelo. [...]. Un giovane architetto, con l'aiuto di una bacchetta, addito', descrisse, illustro' colori, assi, bretelle". Ma non riuscendo  i giovani esperti a farsi capire dai destinatari del Piano,  Danilo si affida alla più autorevole e consumata parola del prof. Zevi. 

Ma "quando la Cultura s'interruppe per sentire il punto di vista dei veri protagonisti della Città-Territorio, prese la parola Crifasi Melchiorre, contadino tarchiato, abbronzato che si calco' con forza la coppola in testa e puntando gli occhi sulla cultura urbanistica ed economica presente e sottolineando ogni parola con gesti puntuali delle mani e del corpo, disse: "Vi siete sfogati a parlare dei cazzi vostri in lingua araba. Io adesso vorrei parlare dei cazzi nostri in lingua siciliana". La faccia di tutti gli uomini colti ebbe un improvviso crollo e la mascella di Dolci si mise a tremare di doloroso disappunto." (Lorenzo Barbera, I ministri dal cielo, Feltrinelli 1980).

Ancor più radicale appare la critica a Danilo Dolci in una lettera del febbraio 1975 che Lorenzo invia ad alcuni suoi sostenitori finanziari (Archivio CRESM  Dolci-Barbera, fasc. VII). In questa, infatti, Barbera contesta al Dolci la visione culturalista del sottosviluppo meridionale che ignora le radici economiche e politiche del fenomeno.  (fv)



 


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