LA ROTTURA TRA DANILO DOLCI E LORENZO BARBERA
Le divergenze di vedute tra Lorenzo Barbera e Danilo Dolci si manifestano fin dai primi anni 60. Ma le distanze tra i due crescono dopo il
terremoto che colpisce la valle del Belice nel gennaio del 1968. Marco Grifo,
nel suo documentatissimo saggio sul Dolci, mostra come la rottura tra i due
diventa inevitabile a seguito del Processo in piazza organizzato a Roccamena da
Lorenzo nell'ottobre 1968 contro i responsabili dei ritardi nella ricostruzione
dei paesi terremotati. Dolci, oltre a contestare il metodo seguito da Barbera,
considera scorretto mettere sullo stesso piano le responsabilità di Salvo
Lima e quelle di due politici socialisti (Filippo Fiorino e Angelo Ganazzoli).
Riemergono poi antichi conflitti sul ruolo dei tecnici. Così, mentre
Danilo, nel Centro di Formazione di Trappeto, organizza Seminari per
la messa a punto di un progetto organico di ricostruzione, denominato
CITTÀ-TERRITORIO, al quale partecipano sociologi, urbanisti, economisti e
architetti famosi in tutto il mondo; Lorenzo non crede alla fattibilità del progetto dolciano sintetizzato in un plastico. Così, nel libro I MINISTRI DAL
CIELO (1980), Barbera descrive con sarcasmo l'incontro degli esperti inviati da
Danilo nei paesi terremotati per illustrare il suo progetto: "A Montevago
c'erano anche esperti e uomini di cultura che si godevano il plastico di
sughero come se fosse un quadro di Michelangelo. [...]. Un giovane architetto,
con l'aiuto di una bacchetta, addito', descrisse, illustro' colori, assi,
bretelle". Ma non riuscendo i giovani esperti a farsi capire dai destinatari del Piano, Danilo si affida alla più
autorevole e consumata parola del prof. Zevi.
Ma "quando la Cultura s'interruppe per sentire il punto di vista dei veri protagonisti della Città-Territorio, prese la parola Crifasi Melchiorre, contadino tarchiato, abbronzato che si calco' con forza la coppola in testa e puntando gli occhi sulla cultura urbanistica ed economica presente e sottolineando ogni parola con gesti puntuali delle mani e del corpo, disse: "Vi siete sfogati a parlare dei cazzi vostri in lingua araba. Io adesso vorrei parlare dei cazzi nostri in lingua siciliana". La faccia di tutti gli uomini colti ebbe un improvviso crollo e la mascella di Dolci si mise a tremare di doloroso disappunto." (Lorenzo Barbera, I ministri dal cielo, Feltrinelli 1980).
Ancor più radicale appare la critica a Danilo Dolci in una lettera del febbraio 1975 che Lorenzo invia ad alcuni suoi sostenitori finanziari (Archivio CRESM Dolci-Barbera, fasc. VII). In questa, infatti, Barbera contesta al Dolci la visione culturalista del sottosviluppo meridionale che ignora le radici economiche e politiche del fenomeno. (fv)
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