Goffredo Fofi Per Pasolini
Giuseppe Muraca
Nel corso della sua carriera di critico Pasolini è stato uno dei registi e degli autori con cui Fofi si è maggiormente confrontato. In occasione del centenario della nascita di Pasolini, Fofi raccoglie tutti i suoi articoli a lui dedicati nel libro Per Pasolini (Nave di Teseo 2022).
Nella lunga introduzione dopo aver ricostruito il suo rapporto con il regista e l’amicizia con Elsa Morante, Sergio Citti e Laura Betti, alla fine ecco che cosa scrive: “Ho conosciuto e frequentato molti grandi scrittori e registi, nella mia vita, e amato soprattutto – riuscendo anche a conoscerli – Luis Buñuel e Fritz Lang. Ma è con Pasolini che ho ‘litigato’ di più, è da lui che mi sono sentito provocato, chiamato in causa su argomenti fondamentali della nostra storia civile, e dunque della mia storia, E, insieme a Elsa [Morante] e ad Anna Maria Ortese, a Capitini e a Carlo Levi, ai poeti milanesi, a Bilenchi e a Pratolini, a Ada Gobetti ed a Angela Zucconi, è dal confronto e scontro con Pasolini che devo forse di più. Al cinema, in Italia amando tanti suoi film quanto certi film di Rossellini, di Fellini e di Bene” (pp. 61-62).
Dopo essere rimasto particolarmente impressionato dalla visione di Accattone, Fofi scrive una scheda molto riduttiva sul Vangelo secondo Matteo, pubblicata nel 1964 sui “Quaderni piacentini”, dimostrandosi deluso, che provoca la reazione di Pasolini che scrive una lettera piena di risentimento a Piergiorgio Bellocchio, direttore della rivista. Dopo un paio di incontri occasionali, i due contendenti collaborano al documentario 12 Settembre commissionato a Pasolini da Lotta Continua, ma della sceneggiatura di Fofi si tiene poco conto. Dopo di che nel 71 il critico di Gubbio, ripercorrendo l’intera carriera di regista di Pasolini, scrive un’altra stroncatura dei suoi ultimi film, tacciandolo addirittura di decadentismo e di estetismo. Ma subito dopo egli scrive positivamente del film Decameron, per poi ancora stroncare due anni dopo, giustamente, I racconti di Canterbury: “Questo film ci pare di una totale nullità” (p. 93), scrive lapidario Fofi.
Però con il crollo delle illusioni sessantottine e dei relativi dogmatismi e settarismi, Fofi comincia a fare autocritica e a cambiare opinione non solo su Pasolini, ma anche su altri registi che fino a quel momento aveva interpretato in maniera riduttiva. E in particolare il suo discorso viene influenzato dall’ultimo Pasolini, quello degli Scritti corsari e delle Lettere luterane, con il suo discorso sulla grande mutazione antropologica e l’omologazione politica e culturale. Non a caso scrive ad un certo punto “Pasolini aveva ragione”, “Pasolini ci manca e ci mancherà”. In sostanza dal suo discorso complessivo si può capire che Fofi, al pari di Fortini, ha attraversato Pasolini per meglio capire se stesso e l’Italia di ieri e di oggi.
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