Nel 1933
Bertold Brecht scrisse una poesia/canzone. In anni in cui la coscienza vacilla,
in cui il nemico è ben nascosto e pasciuto, in cui come sempre le guerre le
fanno i poveri ed il sangue versato è il loro, il nostro, a quasi cent'anni di
distanza non è cambiato nulla e io voglio riproporvi, per chi non la
conoscesse, per chi l'avesse dimenticata, questa lunga filastrocca, affinché,
prima o poi ci risvegli da questo torpore della "sicurezza" e della
"disciplina".
La canzone del
nemico di classe
1.
Quand’ero
piccolo, andavo a scuola
e imparai a
distinguere il mio e il tuo,
e quando tutto
avevo imparato
non mi pareva
che fosse tutto.
La mattina ero
senza colazione
mentre altri
avevano da mangiare;
e cosi imparai
ancora tutto
sull’essenza
del nemico di classe.
E imparai il
perché e il percome
il mondo è
diviso da una fossa!
che resta fra
noi, perché dall’alto
verso il basso
cade la pioggia.
2.
E mi dicevano:
diventerai come noi
se farai il
bravo!
Ma io pensavo:
se sono la loro pecora
non diverrò
mai un macellaio.
E vidi più
d’uno di noi
che per loro
batté il marciapiede,
e se gli
capitò la medesima sorte
che a me e a
te, si sorprese.
Ma io non mi
meravigliai,
per tempo vidi
come stanno le cose
con loro: è
verso il basso,
e non verso
l’alto che la pioggia scorre.
3.
Allora udii
battere il tamburo
e tutti
dicevano queste parole:
adesso
dobbiamo fare la guerra
per un
posticino al sole.
E voci rauche
ci promisero
di tirarci
l’azzurro giù dal cielo,
e capoccia
bene pasciuti gridavano:
non siate
vigliacchi in questo momento!
E noi ci
credemmo: è questione di ore,
poi avremo
questa cosa e quella.
Ma la pioggia
di nuovo fluì verso il basso e noi
per quattro
anni divorammo l’erba.
4.
E una volta,
d’un tratto, si disse:
ora facciamo
la repubblica!
E ognuno sarà
uguale all’altro,
magro o grasso
che sia.
E chi era
esausto per fame non era
mai stato cosi
pieno di speranza.
Ma chi era
sazio di mangiare
come loro era
pure pieno di speranza.
E io dissi:
qualcosa non quadra
e dal dubbio
ero tutto turbato:
qualcosa non
quadra, se la pioggia
deve scorrere
verso l’alto.
5.
Ci diedero
delle schede per votare,
noi le armi
consegnammo,
ci diedero una
promessa,
noi i fucili
che avevamo.
Sentimmo dire:
loro, che la sanno lunga
ci avrebbero
aiutato adesso,
noi dovevamo
andare al lavoro,
loro avrebbero
fatto il resto.
Allora mi
lasciai smuovere di nuovo
e come
volevano, rimasi calmo,
e pensai: da
parte della pioggia è bello
che voglia
scorrere verso l’alto.
6.
E subito dopo
sentii dire
che ora tutto
era sistemato:
se noi
sopportiamo il male minore
quello più
grosso ci era risparmiato.
E noi mandammo
giù il prete Brüning
perché al suo
posto non ci fosse Papen.
E noi mandammo
giù lo junker Papen
perché se no
era il turno di Schleicher.
E il prete
passò la consegna allo junker
e lo junker la
passò al generale.
E la pioggia
andava verso il basso
e fu uno
scorrere colossale.
7.
Mentre noi
giravamo con le schede elettorali
loro intanto
chiudevano le fabbriche.
Che noi
dormissimo davanti ad un ufficio di collocamento
o che fossimo
dietro a farci timbrare i certificati,
loro non si
preoccupavano di noi.
Sentivamo
parole d’ordine come queste:
State calmi!
Aspettate ancora un po’!
Quanto è più
grande la crisi
tanto più
grande sarà la ripresa!
E io dicevo ai
miei compagni:
cosi parla il
nemico di classe!
Quando parla
di epoca buona
è della sua
che intende parlare.
La pioggia non
scorrerà mai verso l’alto,
perché d’un
tratto scopre di volerci bene.
Tutto quello
che può fare, chissà quando, è smettere di piovere,
e cioè quando
il sole risplende.
8.
Un giorno
dietro nuove
bandiere li
vidi marciare,
e molti dei
nostri dicevano:
non c’è più
nemico di classe.
Allora vidi
alla loro testa
grugni che già
mi erano noti,
e udii, nel
vecchio tono da sergente,
ringhiare le
loro voci.
E tra feste e
bandiere la pioggia
notte e giorno
scorreva tacita,
e la poteva
sentire chiunque
si fosse
trovato per strada.
9.
Si
esercitavano con impegno a sparare,
e parlavano di
nemico a voce alta,
e indicavano
fieri al di là del confine
ed era a noi
che si pensava.
Poiché noi e
loro siamo nemici
in una guerra
che se io vinco tu perdi,
perché loro
vivono di noi e crepano
se non siamo
più i loro servi.
E questo è
anche il motivo per il quale
la vostra
meraviglia è fuori di luogo,
se si
scagliano su di noi, come la pioggia
si scaglia
sopra il suolo.
10.
E chi di noi
crepava di fame
è caduto in
una battaglia,
e chi di noi è
morto
l’hanno
ammazzato e basta.
Lo hanno preso
con i loro soldati
chi non gli
piaceva la fame,
gli hanno
sfondato la mascella
a chi ha
chiesto pane.
Adesso gli
danno la caccia
a chi pane
promisero,
e chi ha detto
la verità
lo portano
nella cassa di zinco.
E quello che
ha creduto a quel che dicevano,
che fossero
suoi amici
Quello lì era
quello che aspettava
che l’acqua
scorresse verso l’alto.
11.
Perché,
qualunque cosa ci dicano
noi siamo
nemici di classe:
chi di noi non
ha osato lottare,
si è
condannato a morire di fame.
Tamburino, noi
siamo nemici di classe!
Questo non lo
copre il rullo del tuo tamburo!
Industriale,
generale e junker
il nostro
nemico, sei tu!
È un problema
che non si rimanda,
non si sistema
un bel niente!
Verso l’alto
non scorre l’acqua
e neppure lo
si pretende!
12.
L’imbianchino
imbianchi se crede,
non ci
nasconderà le fessure!
Uno resta e
uno deve cedere il passo
o io o te, uno
dei due.
E qualsiasi
cosa io impari,
l’ABC non deve
cambiare:
non avrò mai
niente in comune
con il nemico
di classe.
La parola che
ci unisce,
non la si
potrà mai trovare:
dall’alto al
basso la pioggia fluisce
e tu sei il
mio nemico di classe.
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