29 agosto 2017

MARCO NINCI RICORDA I POETI DISPREZZATI DA STALIN 1 e 2



La grande poetessa russa Anna Achmatova scrisse un saggio sull'amico Osip Mandelstam, poeta altrettanto grande, studioso di Dante, esiliato da Stalin a Voronez all'inizio del periodo delle grandi purghe e morto poi, distrutto e semifolle, in un campo di concentramento vicino a Vladivostok. Da questa vicenda, racconta la scrittrice, Pasternak era molto turbato. Esiste il resoconto, sempre della Achmatova, di una telefonata fra Stalin e Pasternak nella quale si discusse la sorte del poeta. Stalin, come in genere i dittatori, conosceva molto bene il cuore degli uomini e giocava con loro come il gatto col topo. E così fece con Pasternak. Lo rimproverò addirittura, lui che lo stava rovinando, di non tenere abbastanza al destino dell'amico e di non difenderlo a sufficienza. E, quando il dittatore domandò a Pasternak se Mandelstam fosse veramente un maestro, un grande poeta, Pasternak ebbe un momento di esitazione, che tradiva il vacillare del coraggio. "Questo non ha importanza", rispose. E aggiunse: "Vorrei parlare con voi della vita e della morte". A quel punto Stalin interruppe la telefonata. È un documento pauroso. Una testimonianza di quella "roulette russa", in cui potevano consistere i rapporti con Stalin, secondo l'espressione del musicologo leningradese Salomon Volkov. E all'interno dei quali anche le anime più grandi rischiavano di perdere la dignità.

 (Per ricostruire, anche nei dettagli, questa tragica storia va letto: Anna Achmatova, "Le rose di Modigliani", Il Saggiatore 1982, pp. 29-50).

Marco Ninci

PS:  Può essere utile, per allargare la visuale, leggere anche cosa scrisse al riguardo Leonardo Sciascia e il poeta E. Fried di cui riproduco un testo  pertinente:


Il poeta Osip Mandel’štam fu visto l’ultima volta
in un campo di smistamento prigionieri
presso Vladivostok nel dicembre del trentotto

mentre cercava resti commestibili in un
cumulo di immondizie.
Morì prima ancora che finisse l’anno.
I suoi assassini a quei tempi amavano parlare
del “cumulo di macerie della storia
sopra il quale
sarà gettato il nemico”
E dunque questo era il nemico: il poeta in fin di vita
e questo il cumulo di macerie (come già disse Lenin:
“La verità è concreta”)
Se l’umanità avrà fortuna
gli archeologi delle macerie della storia porteranno alla luce
ancora qualcosa della nostalgia di una cultura universale
Se l’umanità avrà ancora fortuna saranno uomini
gli archeologi sulle macerie della storia.

Erich Fried/Macerie/Nuovi poeti tedeschi /Einaudi

Nessun commento:

Posta un commento