Foto dell'antica Selinunte di Vincenzo Maria Corseri
Dissolvenze
in Sicilia
Come
può il Pd affrontare un’elezione con Alfano, e viceversa? In Sicila si può.
Sciascia
direbbe che la Sicilia prefigura l’Italia. Ma alle prossime regionali prefigura
una dissoluzione, un suicidio programmato. Succede anche al Signore di perdere
quelli che ama, e quindi i democristiani, neo e paleo. E i siciliani non sono
indenni dalle scemenze. L’unica logica in questo matrimonio è che Alfano è
contento di aver avuto una parte da protagonista per un decennio, e gli piace
finire ministro degli Esteri, alle politiche a marzo.
Ma
sarà dura, in Sicilia, per via della legge elettorale. Vince la presidenza
della Regione il candidato che ha più voti al primo turno. Quindi sarà il.
candidato di Berlusconi, o quello di Grillo. Alleandosi con Alfano è come se il
Pd rinunciasse alla corsa: non molti iscritti andranno a votare gli alfaniani,
e meno ancora, benché pochi in tutto, saranno gli alfaniani che voteranno
l’odiato (concorrente) Pd. Senza contare i crocettiani, e i fuoriusciti del pd
con D’Alema.
Il
Pd potrebbe anche emergerne con una qualifica-squalifica: partito democristiano
a tutti gli effetti, benché “di sinistra” - come le vecchie “sinistre” della
Dc. Di più rischia Alfano, di cui però si comprende la logica: lo sbarramento
in Sicilia è al 5 per cento. Alfano, che non ha tanti voti, preferisce due-tre
posti sicuri in consiglio in Lista col Pd.
Ma
la gara sarà difficile. Anche perché alla prossima elezione i consiglieri si
contrarrano ulteriormente, fino a 70, dai 90 che erano qualche anno fa. La
lotta intestina per candidarsi nei vari partiti sarà ferocissima.
Pubblicato da astolfo@antiit.com
10 agosto 2017
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