VILLA COMUNALE DI MARSALA,
SERATA DI POESIA MIGRANTE.
Ingresso libero
SARA' UN'OCCASIONE ANCHE PER RICORDARE STEFANO
VILARDO, IL PRIMO AD OCCUPARSI POETICAMENTE DEGLI EMIGRATI SICILIANI NEL MONDO (fv)
Siamo abituati a leggere quello che viene detto e scritto
sulle migrazioni in italiano, in inglese in francese. Meno ciò che è
popolare nei social network in arabo. Pubblichiamo una poesia anonima che gira in questi giorni (qui l’originale). Sarebbe
stata scritta da un siriano. Non è stato possibile verificare da fonti
indipendenti se si tratti di una lettera autentica o no.
La Sicilia dicono /è una conca d’oro
l’isola d’oro /ma per le tasche di
quelli che governano
ladri senza vergogna
e noi non siamo che dei poveri
disgraziati
senza cielo e senza terra
mandati allo sbaraglio in altri mondi
pieni di vento di neve di freddo.[1]
(25,
79-87)
Anche di questa confessione, accorata e tragica, parleremo il 17 agosto alla Terrazza San Francesco, alle ore 22,00 a Marsala. (Fabio D'Anna)
Mi dispiace mamma,
perché la barca è affondata e non sono riuscito a raggiungere l’Europa.
Mi dispiace mamma,
perché non riuscirò a saldare i debiti che avevo fatto per pagare il viaggio.
Non ti rattristare se non trovano il mio corpo,
cosa potrà mai offrirti, se non il peso delle spese di rimpatrio e sepoltura?
Mi dispiace mamma,
perché si è scatenata questa guerra ed io, come tanti altri uomini, sono dovuto partire.
Eppure i miei sogni non erano grandi quanto quelli degli altri…
Lo sai, i miei sogni erano grandi quanto le medicine per il tuo colon e le spese per sistemare i tuoi denti…
A proposito… i miei denti sono diventati verdi per le alghe. Ma nonostante tutto, restano più belli di quelli del dittatore!
Mi dispiace amore mio,
perché sono riuscito a costruirti solo una casa fatta di fantasia:
una bella capanna di legno, come quella che vedevamo nei film…
una casa povera, ma lontana dai barili esplosivi, dalle discriminazioni religiose e razziali, dai pregiudizi dei vicini nei nostri confronti…
Mi dispiace fratello mio,
perchè non posso mandarti i cinquanta euro che avevo promesso di inviarti ogni mese
per farti divertire un po’ prima della laurea…
Mi dispiace sorella mia,
perché non potrò mandarti il cellulare con l’opzione wi-fi, come quello delle tue amiche ricche…
Mi dispiace casa mia,
perché non potrò più appendere il cappotto dietro alla porta.
Mi dispiace, sommozzatori e soccorritori che cercate i naufraghi,
perché io non conosco il nome del mare in cui sono finito.
E voi dell’ufficio rifugiati invece, non preoccupatevi, perchè io non sarò una croce per voi.
Ti ringrazio mare,
perché ci hai accolto senza visto né passaporto.
Vi ringrazio pesci,
che dividete il mio corpo senza chiedermi di che religione io sia o quale sia la mia affiliazione politica.
Ringrazio i mezzi di comunicazione,
che trasmetteranno la notizia della nostra morte per cinque minuti, ogni ora, per un paio di giorni almeno.
Ringrazio anche voi, diventati tristi al sentire la nostra tragica notizia.
Mi dispiace se sono affondato in mare.
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