Una casa danneggiata a Casamicciola Terme, comune dell’isola di Ischia (Afp)
ABUSIVISMO EDILIZIO, CROLLI E VOTI DI SCAMBIO
L' ultimo sisma di 3,6 gradi della scala Richter che ha fatto crollare diverse case nell'isola di Ischia - mentre in Giappone grattacieli costruiti con criteri antisismici restano all'impiedi con scosse molto piu' forti! - ha riaperto la ferita, mai chiusa, degli illeciti edilizi e della sanatorie.
Una ferita che si nutre, non solo al sud, di clientelismo e voti di scambi che, come si vede da alcune foto esposte nella Mostra in corso al Castello di Marineo, ha avuto per protagonisti politici ed amministratori comunali ancora in carica nel paese palermitano.
Cosa si aspetta per fare pagare il conto a tutti i responsabili di questo disastro? (fv)
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Il terremoto a Ischia, la lezione ignorata del 1883 e la nascita dell’asse del voto abusivo
Il sisma alla fine dell’800 distrusse Casamicciola, ma molte abitazioni non sono mai state ricostruite a norma. E nel 2017 le richieste di condono sull’isola erano 27mila
«Sulla scheda elettorale scrivi: “voto
abusivo!”» Era davvero osceno lo slogan d’un manifesto affisso sui muri
di Ischia per le Regionali del 2010. A quegli scriteriati autori, che il
terremoto del 1883 fosse stato così catastrofico da spingere decenni
dopo il grande Eduardo a inserire in «Natale a casa Cupiello» la famosa
battuta «Ccà mme pare Casamicciola!» non importava tanto. E nella scia
di Totò e della sua stralunata adunanza («Abusivi di tutto il mondo
unitevi! Ci vogliono abolire! È un abuso! Abusivi: diciamo no
all’abuso!») il Comitato per il diritto alla casa di Ischia e Procida,
con sede appunto a Casamicciola, stampò quell’appello le cui parole,
rilette oggi, gelano il sangue: «La politica dominante è morta! Dopo
sessant’anni di coma vegetativo, ne danno il triste annuncio i cittadini
“abusivi” tutti. Le esequie si terranno in forma privata presso i seggi
elettorali…» Una protesta alla quale sarebbe seguito, per anni e anni,
un tormentone di invocazioni e minacce, minacce e invocazioni perché
fossero concesse nuove sanatorie, nuove deroghe, nuove interpretazioni
di vecchi condoni. Con una parte del peggior ceto politico
napoletano e campano pronto a presentare nuovi progetti di legge per
mettere una toppa ad abusi compiuti non solo a dispetto delle regole
legislative ma del buon senso.
Il terremoto del 28 luglio 1883,
come spiegano Emanuela Guidoboni e Gianluca Valensise nel volume «Il
peso economico e sociale dei disastri sismici...», fu infatti un
ammonimento impossibile da dimenticare: «Colpì con effetti distruttivi
un’area molto limitata, corrispondente alla parte nord-occidentale
dell’isola di Ischia, causando però un numero elevatissimo di vittime:
complessivamente 2.333 persone. Di queste 625 erano turisti che al
momento del terremoto (era la fine di luglio, in piena stagione estiva)
si trovavano ospiti degli alberghi e delle ville nei centri più colpiti.
(...) Casamicciola fu il centro più colpito: all’epoca aveva circa
4.300 abitanti ed era un rinomato centro balneare e termale. Il
terremoto distrusse completamente la parte alta del paese e causò danni
ingenti e crolli anche sul litorale. Dei 672 fabbricati esistenti, 537
crollarono e i restanti risultarono tutti inagibili». Il 79,9 per cento
del patrimonio edilizio.
Colpa della natura? Solo in parte.
Lo aveva già spiegato oltre un secolo prima Jean-Jacques Rousseau
scrivendo del terremoto di Lisbona del 1755: «Dopotutto non è la natura
che ha ammucchiato là ventimila case...». E prima ancora, nel ’500,
Francesco Guicciardini: «Sono adunque gli errori di chi governa quasi
sempre causa delle ruine della città; e se una città si governassi
sempre bene, sarìa possibile che la fussi perpetua, o almeno avrebbe
vita più lunga...».
Ha spiegato il vulcanologo Giuseppe Luongo,
autore del libro «Ischia: storia di un’isola vulcanica» (1987), che la
durissima lezione inferta a Casamicciola fu rimossa piuttosto in fretta:
«Tutti i rioni baraccati si sono via via trasformati in quartieri in
muratura. Senza alcun criterio». Reazioni della magistratura: inchieste a
raffica. Reazioni della politica locale: insofferenza. Se non
addirittura complicità. Due dati: alla vigilia del condono del 2003 il
numero delle demolizioni eseguite sull’isola a partire dal 1988
risultavano essere 22. Ventidue! Su 2.922 ordinate dal giudice con
sentenza esecutiva. Lo 0,75%. Tra mille lagne di troppi sindaci,
assessori, galli e galletti della politica locale: «Si tratta di abusi
di necessità!».
Sempre in quegli anni, gli
ambientalisti denunciavano 26.000 abusi su 62.000 abitanti. Uno per
famiglia. Certo, non parliamo di case illecite dalle fondamenta (quando
ci sono) al tetto. Gli abusi sono spesso definiti «minori». Fatto sta
che, dice nel 2017 l’ultimo rapporto di Legambiente, i cantieri
fuorilegge hanno continuato a lavorare, lavorare, lavorare.
Al punto che le richieste di condono
sono salite a 27.000. «Hanno costruito in prossimità di scarpate, di
zone sismiche, di zone franose», si è sfogato per anni il giudice Aldo
De Chiara, tenace nemico dell’abusivismo sull’isola. Eppure «c’è una
coalizione di destra e sinistra contro le demolizioni. Io, magistrato
indipendente, devo chiedere al sindaco di accendere un mutuo alla Cassa
depositi e prestiti. Non so se è chiaro: devo passare attraverso il
sindaco che magari ha fatto la campagna elettorale promettendo di non
abbattere». Consapevolezza del pericolo: zero. «Evidentemente sperano
nel buon Dio...». O nel cornetto di corallo portafortuna che il sindaco
Luigi de Magistris vuole erigere grande e maestoso a testimoniare
dell’approccio napoletano nei confronti dei rischi.
E guai a parlarne. Lo ricorda
amaro un vulcanologo («niente nomi su questo punto, per favore») che
pochi anni fa tentò di parlare della fragilità sismica e idrogeologica
dell’isola proprio lì, a Ischia. Fu costretto ad abbandonare: «Hiiiii!
Vogliamo portare jella?». Amarezze che capitano spesso, a chi cerca di
spiegare le cose «prima». Finché arriva il momento in cui gli ignari
vengono percossi dalla domanda che il geologo Annibale Mottana pose
tempo fa all’Accademia dei Lincei, alla presenza del Presidente Giorgio
Napolitano: «E voi, dove eravate?».
Corriere della Sera, 22 agosto 2017. Riproduzione riservata
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