Albert Camus e Kamel Daoud al gruppo di lettura “Grandi libri”
Dialogo fra Lo straniero e Il caso Meursault il 31 maggio 2023
Il gruppo di lettura “Grandi libri” si incontra mercoledì 31 maggio 2023, alle ore 20.45, per discutere di due libri: Lo straniero, di Albert Camus e Il caso Meursault, di Kamel Daoud.
L’incontro è come sempre aperto a tutti, anche a chi non ha letto i libri. Si svolgerà sia in video conferenza (scrivete a gruppodilettura@gmail.com per avere il link) sia in presenza alla Biblioteca di Cologno Monzese in piazza Mentana (basta venire in biblioteca, troverete le porte aperte).
Il libro di Camus (1913 -1960) è un classico del ‘900, scritto quando l’autore aveva 25 anni e pubblicato nel 1942. La vicenda raccontata è semplice e scarna. È ambientato in Algeria, c’è un omicidio di un arabo da parte del protagonista narratore, Meursault, un francese. Un omicidio che pare inspiegabile, poi il processo e la condanna.
Del romanzo Sartre scrisse che era il primo libro a raccontarci una cosa fondamentale della modernità: assurdo non è né l’uomo né il mondo, assurdo è l’incontro tra l’uomo e il mondo, l’uomo non è né morale, né amorale, viviamo in una dimensione di continua ambiguità.
Celeberrimo l’incipit del romanzo, narrato in prima persona dal protagonista, Meursault : «Oggi la mamma è morta. O forse ieri non so».
Anna Toscano su Minima&Moralia nel 2019 ha scritto:
«Rileggere Lo straniero di Albert Camus a settantasette anni dalla sua uscita è un’esperienza straniante: la domanda che affiora quasi a ogni pagina è se siamo in Algeria tre quarti di secolo fa, o oggi nelle nostre strade, nelle nostre case, nella nostra città. Il protagonista, Meursault, è un individuo che appare come tutti, un lavoro che gli occupa molto tempo e lo tedia, una casa, una madre in un ospizio, una vita affetta da abitudini che hanno trovato la pace in loro stesse. Nessun moto di ribellione, nessun guizzo di cambiamento, nessun interesse per il mondo, nessuna voglia di fuga in Meursault, ma una quieta accettazione dell’ordinarietà. Non solo, una continua ricerca di conferma di questa ordinarietà, non si può dire di certo un desiderio ma una tendenza piuttosto passiva a far sì che nulla cambi, e se qualcosa cambia che presto si riassesti una abitudine che garantisca apatia e indifferenza».
Più di settant’anni dall’uscita del libro di Camus, Kamel Daoud, giornalista e scrittore algerino, ha pubblicato un romanzo, Il caso Meursault (ed. orig. 2014, trad. dal francese di Yasmine Mélaovah, Bompiani, Milano 2015), nel quale il narratore è il fratello dell’uomo ucciso da Meursault. Il primo livello di lettura è tipicamente postcoloniale: dare un volto e un nome alla vittima del gesto di Meursault. Un secondo livello, altrettanto importante, riguarda la domanda sull’identità degli algerini nel paese liberato dai colonizzatori.
Ha scritto Santina Mobiglia sull’Indice dei libri del mese del 1 giugno 2016:
«È ancora una volta un lungo monologo del protagonista narratore che, in un bar di Orano, di fronte a un anonimo e silente interlocutore, ripercorre la propria vita segnata per sempre dal gesto di Meursault, suo antagonista e insieme suo doppio. Cresciuto dopo la morte del fratello con una madre distrutta e vendicativa, “iniziata al piacere malsano di un lutto senza fine”, in una notte sotto la luna, nei primi giorni dell’Indipendenza, il protagonista uccide a colpi di pistola un francese incontrato per caso, con un gesto altrettanto gratuito di quello di Meursault, per “restituzione”, per ristabilire un equilibrio rompendo l’assurdo legame che lo tiene prigioniero. Ma i due fantasmi, di Meursault e del fratello, continuano a inseguirlo. In una complessa tessitura di rimandi tra passato e presente, tra situazioni e personaggi dei due romanzi, la narrazione mette in scena un dramma storico fitto di corrispondenze simboliche con gli entusiasmi e le delusioni dell’Algeria indipendente, “affezionata al suo martirio” come la madre del protagonista. Che, da vecchio, riflette sulla trappola della violenza come scorciatoia dei liberatori, trasmessa in eredità sotto il vessillo di una reinventata identità arabo-islamica che lo assedia e lo fa sentire, questa volta lui, “straniero” nella sua terra. E il sole che irrompeva implacabile sul Meursault di Camus esce di scena nell’insistita oscurità dei paesaggi notturni, che ricordano piuttosto il Camus della Peste, insieme ai segni di una sua ricomparsa nel contagio minaccioso dell’islamismo.»
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