DALL’INIZIO: RISPOSTE SULLA POESIA. ALESSANDRO FO
Nuovo appuntamento con la rubrica a cura di Anna Toscano. Dieci domande a poetesse e a poeti per cercare di conoscere i loro primi avvicinamenti alla poesia, per conoscere i loro albori nella poesia, quali siano stati i primi versi e i primi autori che li hanno colpiti, in quale occasione e per quali vie, e quali i primi che hanno scritto. Le altre puntate sono qui.
Qual è la poesia che hai incontrato, e quando, che ti ha fatto pensare, per la prima volta, che fosse qualcosa di fondamentale?
Difficile ricordarlo quando si è a un’età ormai avanzata. Forse Dante, alla scuola media. Sentivo che lì c’era qualcosa di diverso e di importante (ed ero in classe dei pochi che lo amasse).
Qual è il primo autore o autrice che ti è rimasto/a in mente come poeta?
A parte Dante, e gli altri scrittori letti a scuola (in particolare mi colpiva Ariosto), direi che il primo poeta davvero determinante è stato per me Gozzano.
C’è stata una persona o un evento nella tua infanzia, o giovinezza, che ti ha avvicinato alla poesia? Chi era? Come è accaduto?
Come tanti bambini scribacchiavo anch’io poesie e mi ritrovai pubblicato, a 6 anni, su un numero dell’Unità (mi pare sotto Natale). Da allora la poesia è stata sempre con me. Il momento decisivo è stato credo attorno al 1985 quando, partecipando con una raccolta inedita al Premio Carducci (che allora non distingueva fra editi e inediti) mi ritrovai nella sestina finale (il concorso fu poi vinto da Primo Levi).
Quali sono i primi libri di poesia che hai cercato in una biblioteca o in una libreria?
Ho avuto la fortuna di avere a casa una biblioteca di famiglia molto ricca, in cui abbondavano anche i testi poetici. Mio padre era particolarmente appassionato di Jiménez e García Lorca. Mia madre credo fosse più orientata sui poeti francesi. Io iniziai a comprare libri di poesia con la collezione degli Oscar Poesia (Sereni, Zanzotto…)
Il primo verso, o la prima poesia, che hai scritto e che hai riconosciuto come tale: quando è stato e in quale circostanza?
A parte i tentativi infantili, ho iniziato cercando di mettere per iscritto sensazioni che provavo ascoltando musica classica; e questo all’altezza dei primi anni universitari. Ma già al liceo mi ero misurato con l’ambizione di fissare qualcosa delle mie esperienze nei versi.
Quando poi i versi sono arrivati copiosi, quali sono stati i tuoi pensieri?
Solo durante gli anni universitari ho maturato un gruppo di poesie consistente e di testi fra loro diversificati. Piano piano sono diventati raccolta. Ho iniziato a partecipare a qualche premio per vedere cosa saltasse fuori. Ho avuto qualche fortuna.
Quando hai avuto tra le mani le tue prime poesie pubblicate, cosa è accaduto?
Ne sono stato naturalmente molto felice. Devo alle attenzioni di Vanni Scheiwiller e di Franco Buffoni le mie prime pubblicazioni e resto loro infinitamente riconoscente.
La poesia per te è più di una fede o quasi una fede?
Direi che è una sorta di fede. Non mi faccio illusioni (Patrizia Cavalli: Le mie poesie non cambieranno il mondo), ma spero anche che la poesia possa un po’ ammorbidire la durezza di cuore di alcuni, se non di tutti, gli uomini (un po’, con mille forse, lo cambieranno, risponde Vivian Lamarque in Madre d’inverno).
La poesia inizia?
C’è sempre stata…
La poesia finisce?
… e sempre ci sarà…
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