S.
Dalì, Persistenza della memoria, 1931
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QUANDO
L’ARTE DIALOGA CON LA FILOSOFIA
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“Una
sera che mi sentivo stanco e avevo un leggero mal di testa, il che mi succede
alquanto raramente. Volevamo andare al cinema con alcuni amici e invece,
all’ultimo momento, io decisi di rimanere a casa.
Gala,
però, uscì ugualmente mentre io pensavo di andare subito a letto.
A
completamento della cena avevamo mangiato un camembert molto forte e, dopo che
tutti se ne furono andati, io rimasi a lungo seduto a tavola, a meditare sul
problema filosofico dell’ipermollezza posto da quel formaggio. Mi alzai, andai
nel mio atelier, com’è mia abitudine, accesi la luce per gettare un ultimo
sguardo sul dipinto cui stavo lavorando.
Il
quadro rappresentava una veduta di Port Lligat; gli scogli giacevano in una
luce alborea, trasparente, malinconica e, in primo piano, si vedeva un ulivo
dai rami tagliati e privi di foglie. Sapevo che l’atmosfera che mi era riuscito
di creare in quel dipinto doveva servire come sfondo a un’idea, ma non sapevo
ancora minimamente quale sarebbe stata. Stavo già per spegnere la luce, quando
d’un tratto, vidi la soluzione. Vidi due orologi molli uno dei quali pendeva
miserevolmente dal ramo dell’ulivo. Nonostante il mal di testa fosse ora tanto
intenso da tormentarmi, preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro.
Quando, due ore dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato
uno dei più famosi, era terminato.”
Post ripreso da GraziaMessina
https://pensieroerealta.blogspot.com/2019/02/salvador-dali-larte-dialoga-con-la.html
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