Federico
II di Svevia
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Anche se si continua a scrivere su Federico II, la sua figura per me rimane un mistero; e più leggo, più penso che la storia è la più incerta di tutte le scienze.(fv)
Storia. I re tra ritualità e potere
Marina Montesano
Il tema della regalità sacra è il
presupposto intorno a cui si impernia lo studio seminale di Marc Bloch sui re
taumaturghi di Francia e d'Inghiterra (I re taumaturghi, Einaudi 1973,
ed. or. Faculté des Lettres de l'Université de Strasbourg 1924), anche se sarà
necessario attendere il 1957, anno della prima edizione del celebre saggio di
Ernst Kantorowicz dedicato ai «due corpi del re» (I due corpi del re: l'idea
di regalità nella teologia politica medievale, Einaudi 1989, ed. or.
Princeton University Press 1957), perché si abbia un'analisi della duplice
natura del corpo del sovrano: uno fisico, che invecchia, si ammala, muore, si
distrugge; un altro mistico, incorruttibile ed eterno. Misticamente - e
istituzionalmente - il re non muore mai: «il re è morto, viva il re».
Gli studi sulla regalità sacra non
hanno conosciuto in Italia grande impulso; una constatazione, questa, che trova
la sua spiegazione principale nell'orientamento prevalente della nostra
storiografia, a lungo lontana dall'interesse per la storia delle
rappresentazioni simboliche, e forse anche in parte nella scarsa tradizione
monarchica italica, che non ha mai potuto rivaleggiare con quella di altri
paesi europei. Si deve tuttavia segnalare come, sulla base del grande studio
del Kantorowicz o sull'approccio comparativista e antropologico delle Annales
francesi, e fatalmente sulla loro scia, si siano mossi alcuni studiosi
italiani: Sergio Bertelli ha studiato il corpo del re in una prospettiva di
lunga durata, come mostra per esempio il volume da lui curato e intitolato Gli
occhi di Alessandro. Gli occhi di Alessandro. Potere sovrano e sacralità del
corpo da Alessandro Magno a Ceauçescu, (Firenze 1990); Franco Cardini si è
pure interessato al tema in diverse ricerche, ma soprattutto nella mostra (con
relativo catalogo) Signum gloriae. Regalità sacra ed Europa cristiana
(Modena 2000); Chiara Mercuri ha prodotto una valida monografia sul rapporto
tra culto delle reliquie e monarchia francese (Corona di Cristo corona di
re. La monarchia francese e la corona di spine nel Medioevo, Roma 2004). E
sulla «monarchia papale», che pur attraverso dinamiche e contenuti diversi
appare sovente speculare rispetto a quella imperiale, lavora da anni Agostino
Paravicini Bagliani.
Regalità imperiale, regalità
sacerdotale: dopo i fondamentali studi di Georges Dumézil sappiamo quanto
spesso la funzione regale sia apparsa contesa tra le due «funzioni», quella
magico-sacerdotale e quella eroico-guerriera, appunto perché tali funzioni
compartecipano del delicato compito della fondazione del diritto e
dell'amministrazione della giustizia. Fra età tardoantica e altomedievale la
regalità cristiana si appropriò, con la cristianizzazione dell'impero romano,
del simbolo e del rito dell'unzione con il crisma usato nei principali
sacramenti, da associare al rito dell'incoronazione. Il re cristiano è
assimilato al sacerdote e al vescovo in quanto inserito nella tradizione
mosaica dell'unzione sacra che spetta a tutto quel che ha contatto col Divino;
al tempo stesso, è unto in quanto athleta Christi come si fa con i
battezzandi e i morituri, in quanto possa vittoriosamente combattere le
battaglie della fede e sia, come i cresimandi, perfetto miles Christi.
Fu la Chiesa romana, suggerendo il
rito dell'unzione ai re «romano-barbarici», a proporre questa continuità fra i
re d'Israele e i re cristiani. Tuttavia, la tensione latente fra i due poli
emerse prepotentemente nel corso dell'XI secolo, quando Roma cominciò a
proporsi quale unico vicario di Cristo, giudice supremo e superiore rispetto ai
sovrani «terreni». Una visione che il papa Innocenzo III avrebbe teorizzato in
modo eloquente attraverso la ben nota metafora del sole e della luna: come Dio
ha creato i due astri, rispettivamente uno più grande a illuminare il giorno,
l'altro più piccolo a rischiarare la notte, così ha istituito la Chiesa e
l'impero; la prima preposta a governare il giorno, ossia le anime, il secondo a
governare la notte, ossia i corpi. Poteri dunque complementari, ma con la
chiara coscienza della superiorità del sole sulla luna. Mentre Innocenzo III
proponeva l'ardita metafora, sorgeva l'astro di uno dei principali protagonisti
di quei tempi, Federico II, che proprio con il papato avrebbe consumato uno
scontro feroce.
All'imperatore normanno-svevo sono
stati dedicati innumerevoli studi, che ne hanno indagato vita, opere, cultura,
politica sotto molteplici punti di vista. Proprio l'ampia produzione rende
utile l'agile profilo proposto da Hubert Houben, Federico II. Imperatore,
uomo, mito (Il Mulino, 2009), nel quale si ripercorre la vicenda di
Federico: a partire da quella biografica fino al mito postumo. All'apparato
sacralizzante che lo circondava non sono dedicate molte pagine, ma la
bibliografia - essenziale seppur dettagliata - offre la possibilità di ampliare
le proprie letture in molte direzioni.
È interessante notare che, sebbene
l'istituzione imperiale fosse storicamente radicata in Germania, Federico II di
Svevia fu re di Germania così come d'Italia, di Sicilia e di Gerusalemme, e la
sua azione politica fu anzitutto diretta verso il Mediterraneo. Mentre siamo
abituati a considerare la regalità sacra come una faccenda che si consuma
sostanzialmente nel blocco continentale europeo, esiste una sua dimensione
prettamente mediterranea. Ce ne parla Maria Antonietta Visceglia nel suo Riti
di corte e simboli della regalità. I regni d'Europa e del Mediterraneo dal
Medioevo all'età moderna (Salerno Editrice 2009); non uno studio
comparativo in senso stretto, come l'autrice specifica, ma una prospettiva di
confronto tra la regalità cristiana europea-mediterranea e quella
islamica-mediterranea, in cui si attestano «differenti concezioni della
regalità rispetto alla quale (...) la Legge religiosa rivelata ha un rapporto
problematico se non antinomico». Si tratta di una prospettiva nella quale
tornano i grandi temi degli studi in materia cui abbiamo accennato, ma che
viene arricchita dalla capacità di farli intrecciare e dialogare con le sponde
orientali e meridionali del Mediterraneo.
Il manifesto 05/01/2010
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