Antonio Gramsci era sardo. Credo che, anche per questo, ha compreso la "questione meridionale" meglio di tanti altri. Sette anni prima di scrivere il suo famoso saggio sull'argomento, nella edizione torinese dell’Avanti!, vergò un articolo di fuoco, massacrato dalla
censura e scoperto di recente tra Carte d’archivio. Di seguito ne pubblico un brano:
“ I signori torinesi, la classe borghese
di Torino, che nel 1898 ha seminato di lutti e rovine l'isola di Sardegna facendo perseguitare, dai carabinieri e dai soldati, come cinghiali, per monti e per valli, i contadini e i pastori sardi affamati [si potrebbero usare le stesse parole per indicare quello che avvenne in Sicilia, nel biennio 1893-94, a seguito della feroce repressione voluta da Crispi del movimento dei Fasci Siciliani];
i signori di Torino e la classe borghese di Torino, che ha ridotto allo squallore la Sardegna, privandola dei suoi traffici
con la Francia, che ha rovinato i porti di Oristano e Bosa e ha costretto più di
centomila Sardi a lasciare la famiglia, i figli, la moglie per emigrare nell’Argentina e nel
Brasile”;
i signori di Torino e la classe borghese di Torino, che ha sempre considerato la Sardegna [ e il resto del meridione italiano], come una colonia di sfruttamento, che ha rubato, nell'ultimo cinquatennio, più di 500 milioni di imposte, denaro sudato dai contadini e dai pastori rimanendo sotto la sferza del sole per 16 ore quotidiane;
i signori di Torino e la classe borghese di Torino, che si è arricchita distruggendo le foreste sarde, che ha riempito i suoi portafogli col sangue, la fame, la miseria del popolo di Sardegna."
Antonio Gramsci
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