QUALE SICILIA?
«O si punta su una Sicilia “sequestrata” (ché questo vuol dire la bandiera dello Statuto o l’appello enfatico alla mediterraneità) o si scommette su una Sicilia europea».
Così non si stancava di ripetere l’europeo nato in Sicilia Giuseppe Giarrizzo (1927-2015).
La citazione la traggo dal volume «La politique d’abord!» (Prefazione di Leandra D’Antone e Giacomo Santoro, Introduzione di Salvo Andò), 2019, che raccoglie gli editoriali scritti da Giarrizzo dal 1984 al 2015 per “La Sicilia” di Catania.
Il dilemma è sempre lo stesso. Il pendolo politico, e temo anche culturale, credo che in questi ultimi anni si sia sempre più riavvicinato verso la Sicilia identitaria che Giovanni Gentile con un termine ancora più icastico e più eloquente chiamava «Sicilia sequestrata». Chi è giovane ed è nato in Sicilia conosce bene il bivio: o la identità e ci si arrangia in qualche modo rimanendo in Sicilia o si va a cercare lavoro nel resto dell’Europa.
La Regione Sicilia nel 2010 ha voluto ufficializzare la propria scelta identitaria costituendo un apposito ASSESSORATO DEI BENI CULTURALI E DELL’IDENTITÀ SICILIANA. Con l’applauso di tutti i politici, di destra e di sinistra.
Mi auguro che la lezione, etica politica culturale, dell’europeo-siciliano Giarrizzo diventi la bussola di una nuova classe dirigente di questo paradossale frammento d’Europa che si chiama Sicilia.
Franco Lo Piparo
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