22 maggio 2022

SICILIA PERDUTA

 


sabato 21 maggio 2022

A Sud del Sud - l'Italia vista da sotto (492)

Giuseppe Leuzzi


“Mio padre e Falco
ne consegnati alla mafia dai loro colleghi”, Fiammetta Borsellino per i trent’anni degli eccidi. Sembra uno sfogo. Ma non a ripensarci.

Nella storia di Falcone è evidente
http://www.antiit.com/2010/05/la-vera-storia-di-giovanni-falcone.html
“La mafia è il sotterfugio dell’invidia\ che ti colpisce a tradimento”, dice bene Alda Merini (“Delirio amoroso”, 15)
 
Il presidente del consiglio va a Sorrento e promette, solenne, che il Sud sarà “l’hub dell’energia”. Cioè che vi si faranno i rigassificatori che nessuno vuole. Tu quoque, Draghi! E gli hanno pure dedicato la maglietta della squadra di calcio. Il Sud è un punching-ball. Ma forse non sa essere altro.
 
Più di un terzo della superficie agricola a coltivazione biologica è concentrato in Sicilia, Calabria e Puglia. Il numero delle aziende agricole bio è proporzionalmente – sul resto d’Italia - anche più elevato: in Sicilia il 13,3 per cento, in Calabria il 12,4, in Puglia l’11,3. E la produzione? Non si sa, bastano gli incentivi – quella che si trova, nei mercati e supermercati, viene dal Trentino, il Veneto, l’Emilia.
 
“Invece di andare in Africa, perché non si occupano piuttosto dell’Africa che hanno in casa?” È “la frase sprezzante” con cui l’imperatore di Germania commentava la dichiarazione di guerra dell’alleato Italia (nella Triplice) alla Turchia nel settembre del 1911, per l’occupazione della Libia (Sergio Romano, “Guida alla politica estera italiana”).
Ma era il problema del colonialismo: trasferire il Sud in Africa. Anche l’Algeria fu occupata dalla Francia negli anni 1840, per destinarvi le famiglie sottoccupate di Marsiglia e dintorni – e dei socialisti.
 
“Personaggio” del settimanale “7” il mangiaterroni Feltri, prossimo ottantenne, già pianista da pianobar, si consola: “Ora strimpello solo canzoni napoletane, la musica moderna non mi emoziona più”. La moglie aggiunge: “Prepara i sughi per la pasta. Ha un suo tocco speciale. Sa fare bene quelli napoletani”.
Anche Totò Delfino, suo corrispondente dalla Calabria, quando Feltri dirigeva “Il Giornale”, lo diceva il direttore migliore. E lui di Totò: “Mi fa vendere quattrocento copie, ogni giorno”.
 
La mafia felice
Su “la Repubblica” oggi, trentennale della strage di Capaci, la foto della famiglia Riina sorridente. La moglie e due dei figli al capezzale del padre Totò, curato in Ospedale a Parma. Due figli già in età, un maschio e una femmina, quindi adulti quando il padre fu arrestato nel 1993, e poi condannato.
Sorridono spensierati, a tutto viso, anzi a tutto corpo, sguardo, bocca, mani, spalle. Malgrado le condizioni del padre, in cura probabilmente per un tumore - nello stesso ospedale morirà qualche mese dopo. Sono felici, loro e anche il padre, benché debilitato.
Riina ha 87 anni, la testa coperta da un berretto di lana, come chi è in chemioterapia robusta, ma è rilassato, risponde disteso al sorriso festivo dei suoi. Al sorriso che i familiari si fanno un dovere di esibire di fronte al congiunto in pericolo di vita, ma qui senza pesi, senza rimorsi. Si direbbe la foto della felicità. E dell’innocenza: una famiglia angelica al capezzale del padre malato.
Nel dibattito filosofico sulla coscienza, sarà stato pure detto che la coscienza non c’è. La coscienza del male. Il padre sorridente nella sofferenza è ben un killer fra i più spietati della storia, con centinaia di vittime, nei modi più efferati. Cose di cui i familiari sono ben a conoscenza.  
 
Il futuro contadino
Nella polemica, amichevole ma robusta, con l’ultimo Pasolini, del consumismo deleterio (nazista) e del mondo contadino scomparso, Moravia obietta che la fine del mondo contadino, se si vuole, si può dire peggiore: ci ha regalato mafia e camorra – non c’era ancora la ‘ndrangheta cinquant’anni fa, per quanto strano possa sembrare. No, ci ha regalati entrambi: i centri commerciali e le mafie. E un’agricoltura moderna – efficiente, ricca: contadina era l’Italia anche in Veneto, in Piemonte, in Emilia, in Toscana, in Abruzzo.
La geografia economica muta, e anche rapidamente. Basta applicarsi. Come è avvenuto anche nel Lazio profondo, Ciociaria, Reatino, Tuscia, e in Sardegna. Il boom non ha trascurato le aree non urbane, ha semmai suscitato energie – i contadini non si sono fatti assorbire, non fino a sparire. Quando l’Eni nel 1974, per ragioni politiche, dovette creare un impianto chimico a Ottana per rivitalizzare il centro della Sardegna, i suoi addetti alle risorse umane scoprirono che per coprire il fabbisogno di manodopera bisognava calcolare un pendolarismo ultraisolano, fino al continente. Il centro si è fatto, ma poi si è dovuto chiudere, non aveva mercato e – anche i costi erano fuori mercato: la Sardegna ha prosperato meglio come sapeva e poteva.
I contadini non sono scappati dalla terra, sono scappati da un certo modo di essere nella terra. Comunque in direzioni varie, non necessariamente quelle urbane – della fabbrica\consumismo. È stato un male, oppure un bene? Non necessariamente l’avvenire era una fabbrica, già allora – il posto, non licenziabile. Si porta sempre e solo il caso delle Langhe (la ripopolazione con le spose calabresi, il successo economico), perché Nuto Revelli l’ha studiato. Ma quante altre eccellenze, nei posti più remoti o arretrati. Si prenda Avola, teatro dell’ultimo eccidio di contadini, nel 1968, talmente erano remoti e marginali, di Pachino, di Vittoria, aree aride, desertiche, poi centri di ricchezza. Del Salento, che della lontananza ha fatto una ricchezza. Dei calanchi lucani, ora fabbriche di primizie.
 
Sicilia
L'assassino impunito protetto dalla Giustizia, cioè dal potere, Gian Maria Volonté in “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, che Elio Petri e Ugo Pirro fanno a Kafka invece che a Pirandello, lo fa pur sempre siciliano. E non in forma derisoria, ridicola: il siciliano del “cumannari è meglio che futtiri”.
 
Petri, Germi, Visconti, Rosi, da ultimo Sironi dei “Montalbano”, la migliore (attendibile, veritiera, “parlante”) Sicilia si fa da fuori.
 
L’“Indagine” di Petri è un formidabile apologo del potere, inattaccabile, indistruttibile, anche a scavarne le fondamenta. Il fatto centrale – il capo brigata criminale, cui non sfugge un assassino in città, uccide l’amante lasciando tracce abbondanti e testimonianze, ma non viene perseguito – spiega il paradosso della mafia, che non prospera sull’omertà ma sulla mancata repressione.
In questo senso si può convenire con la tesi della mafia come potere, o contropotere – anche se difficile da accettare, avendo presenti i mafiosi, quelli in carne e ossa, non dei serial.
 
Spetta a Geraci Siculo, 1.800 abitanti, in provincia di Palermo, il primato nazionale di disponibilità alla donazione degli organi. Si viene richiesti sulla donazione all’emissione della carta d’identità, e a Geraci Siculo solo il 4,6 per cento ha detto no, e il 10,7 si è astenuto.
 
“Civiltà dell’autocensura”, la dice Roberto Andò, di Palermo, di “intelligenze sterili che bruciano come in una sorta di autocombustione”. O anche, in parallelo: “Una civiltà della perfidia e del controllo reciproco, nella quale l’unico progetto è il veto”. Di “intelligenza sottile ma distruttiva”. C’è di peggio?
 
È siciliano, è un personaggio di Pirandello, benché si dica di Jesolo, il controllore delle Ferrovie che importunava i viaggiatori con ogni sorta di contestazione – uno da migliaia di multe ogni anno, il terrore dei passeggeri. E che si fa un vanto di poter continuare a vessare i viaggiatori perché ha vinto la causa di licenziamento – anche se Trenitalia lo tiene prudentemente a casa, con lo stipendio. E non poteva essere che siciliano: altrove sarebbe un pazzo, in Sicilia il leguleismo è legge.
 
I Siculi dice Apuleio “trilingui”, nelle “Metamorfosi”, XI, 5. Perché, certo, erano punici, greci e romani. Nasce da qui l’eloquenza, il potere (il credito) isolano della parola?
 
Sempre Apuleio, “Metamorfosi”, VII, 5-8, fa così scomparire la banda del brigante Emo: “Cesare (il governatore romano, n.d.r.) volle che la banda cessasse di esistere, e immediatamente essa cessò”.
 
Delo, racconta Luciano nei “Dialoghi marini”, il 5 o il 6, fu staccata dalla Sicilia per farvi partorire Latona – portandola ben lontana: Latona sarà madre di Apollo e Diana, l’universo scibile e sensibile, maschile e femminile.
 
Aristofane ne “Gli uccelli”, prospetta così la (sconsiderata) politica ateniese di conquista della Sicilia: due avventurosi ateniesi entrano nel mondo degli uccelli per fondarvi un regno dei cuculi sulle nuvole.
 
Un siciliano matter-of-fact, non apocalittico? Non pieno di sé - superbo?
Anche magari nella forma del baüscia, che si vanta, ma di avere fatto.
 
L’isola è in testa in Italia per ricoveri psichiatrici forzosi, in assoluto e in rapporto al resto d’Italia: 857 nel 2020. Più del doppio, in rapporto alla popolazione, rispetto alla media italiana. Sono più speso uomini, fra i 18 e i 40 anni.

leuzzi@antiit.eu

Nessun commento:

Posta un commento