Riprendiamo dal sito
Italiaora.net, la cosa più intelligente che ci è capitata di
leggere in questi giorni a proposito dell'ultimo film di Checco
Zalone.
Antonio Menna
Numeri record per Quo
vado, il film di Zalone. Ma dietro c’è una strategia studiata a
tavolino
Non si parla d’altro,
in questo momento. Zalone sì, Zalone no. Chi lo ha visto e chi non
lo ha visto. Titoli strillati: un successo senza precedenti, numeri
da capogiro, record. Il caso alimenta un nuovo caso. Chi non lo ha
visto, ci andrà. Magari per dirne male. E poi un nuovo caso ancora.
La grande operazione commerciale della Medusa film, non c’è che
dire, è riuscita.
Quo vado, il film del
comico pugliese Luca Medici (il nome vero di un musicista raffinato
che finge di essere tonto per somigliare meglio agli italiani), nel
giorno di esordio ha raccolto 6.850.000 euro; nel secondo giorno di
programmazione quasi 7 milioni. Nella sua terza giornata circa
7.770.000 euro. Alla fine del primo weekend ha totalizzato 22.248.000
euro.
Qualcuno grida allo
scandalo. Tutta questa gente al cinema per una commedia facile facile
sarebbe il segno della bassa scolarizzazione del Paese. Altri urlano,
invece, alla ripresa del cinema italiano. Tutto questo successo
sarebbe il segno di quanto talento e quanto valore sarebbero capace
di mettere in circolo i nostri connazionali. Forse è il caso di
mollare il prosecco, Capodanno è finito.
Il successo di Zalone non
è né scandaloso né strepitoso. Una onesta commedia qualunque con
un onesto comico qualunque che non fa né schifo né osanna. Basta
dare una occhiata dietro le cifre per capire di che si tratta. E’
il classico boom costruito a tavolino da chi ha il potere di decidere
per noi facendoci credere che decidiamo noi.
E’ il business
monopolistico della distribuzione. Riguarda il cinema come i libri.
Loro scelgono cosa dobbiamo vedere e cosa dobbiamo leggere. E noi
vediamo e leggiamo quello che ci impongono, credendo di deciderlo,
decidendo che ci piace, o non ci piace, discutendone fino allo
sfinimento e alimentando quel caso che fa soldi e nuovo business.
Due numeri per capirci:
il film di Zalone è stato distribuito in 1500 copie. Mai nessun
film, nella storia del cinema italiano, ha avuto questa
distribuzione. Si è trattato di una vera e propria occupazione di
tutti gli spazi disponibili. Il primo gennaio, Zalone in tutti i
cinema. Questo l’ordine della Medusa.
Gli schermi in Italia sono 3800. Su oltre il 40% degli schermi italiani c’è il film di Zalone. Considerando che l’80% degli schermi è riunito in multisala, si può dire che oltre il 60% dei cinema italiani montava una o più copie di Quo Vado. A questo va aggiunto che la maggior parte delle città italiane è servita da poche sale. La media italiana, secondo i dati dell’Anica, è di una sala ogni 18mila abitanti. Ma ci sono regioni come il Trentino, la Basilicata e la Calabria dove c’è una sala ogni 57mila abitanti. In ognuna di queste sale periferiche – con una strategia mirata – è stato montato il film di Zalone, che ha preferito i piccoli centri alle grandi città, imponendo di fatto a tutti gli abitanti di quei territori che volevano andare al cinema a Capodanno (periodo di boom per i film), di vedere quella pellicola.
Per avere un termine di
paragone, che proprio in questi giorni è stato utilizzato: Star wars
– il risveglio della forza, settimo episodio della saga, è stato
distribuito in Italia in 800 copie e ha incassato circa 22 milioni di
euro. In proporzione, numeri non distanti da Zalone. Il quale,
peraltro, ha fatto anche meglio in passato. Sole a catinelle, il suo
precedente film targato 2013, nei primi quattro giorni di
programmazione totalizzò 18,6 milioni di euro. In sette giorni, 23
milioni (in totale, 51 milioni di euro di incassi). Uscendo alla fine
di ottobre, in un periodo tutt’altro che favorevole e non certo
paragonabile a Capodanno, con molte meno copie distribuite.
Quel film, peraltro, era costato alla produzione meno di 7 milioni di euro. Quo vado ha un budget di produzione dichiarato che supera abbondantemente i dieci milioni di euro. Cinque volte il costo medio di produzione di un film italiano (dati Anica: 1,96 milioni di euro a film). Tutti soldi – tanti – messi dalla Medusa, che detiene oltre al controllo della distribuzione cinematografica anche una buona parte delle sale nelle più importanti città italiane: quelle del circuito Cannon (ex Gaumont) e del circuito The Space Cinema.
Senza nulla togliere, o
mettere, al talento di Zalone, che fa ridere o piangere a seconda dei
punti di vista, il presunto boom del suo film di inizio anno è di
quelli costruiti a tavolino da un mercato monopolizzato,
controllabile, che orienta le scelte, costruisce fenomeni di
marketing, gli affida tutti gli spazi, riduce al silenzio le voci
alternative, obbliga alla scelta senza dirlo, e alimenta, con il suo
circuito massmediatico, un caso dove il caso non c’è. Viene da
chiedersi, a questo punto, perchè il Ministro dei beni culturali,
Franceschini, abbia sentito il bisogno di twittare il suo “Grazie a
#CheccoZalone”, scrivendo che “il successo di #QuoVado fa bene a
tutto il cinema italiano e avvia alla grande un 2016 di ritorno nelle
sale.”
Non è vero, è un
successo organizzato e pilotato. Franceschini non lo sa oppure lo sa
benissimo e dà il suo contributo al grande business?
http://www.italiaora.net/numeri-record-quo-vado-film-zalone-dietro-ce-strategia-studiata-tavolino/
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