Palermo e la retorica sul reddito
Sono certo ragionamenti contabili arbitrari e davvero molto grossolani, però possono servire a dare poco più di un’idea delle priorità di spesa che sceglie la nostra “nazione”: l’investimento italiano per la sola fase di progettazione e sviluppo (poi ci sarà il vero e proprio acquisto dei jet) per il nuovo aereo da combattimento Tempest è di 6 miliardi di euro, grossomodo la stessa cifra spesa ogni anno per erogare (poi per tre anni) il reddito e la pensione di cittadinanza a 4,65 milioni di persone. In molte altre sedi si fanno comparazioni precise e attendibili sulla relazione tra la spesa militare e quella sociale, ma qui si vuole solo fornire un indizio per una delle ragioni di una protesta siciliana raccontata da Trinacria.info. Quella contro la retorica insopportabile che inveisce contro i fannulloni che percepirebbero un reddito indebito invece di andare a lavorare dove lavoro non c’è. Infatti i centri per l’impiego di Palermo sono deserti e i presunti fannulloni si sono organizzati per svolgere lavori socialmente utili, come la pulizia dei quartieri della città
Ieri mattina, 14 dicembre, un gruppo di disoccupati che percepiscono il Reddito di cittadinanza ha protestato davanti il centro per l’impiego, in viale Praga a Palermo, per rilanciare la necessità di mobilitarsi in città a difesa della misura. La scelta del luogo non è casuale: i CPI, infatti, sono una delle cose che meno ha funzionano della misura introdotta nel 2019 dal Movimento 5 stelle. Ai centri per l’impiego, i percettori lasciano i propri curricula, in attesa di essere chiamati per ricevere un’offerta di lavoro. Ma c’è chi percepisce il reddito ormai da tre anni e mezzo, ma non ha mai ricevuto una proposta.
«I centri per l’impiego sono un deserto – spiega Tony Guarino, uno degli organizzatori della protesta – e nonostante i disoccupati sottoscrivano il patto per il lavoro e presentino i propri curricula, le offerte di lavoro non arrivano mai. La colpa può essere imputata all’inefficienza della macchina burocratica, che è indiscutibile, come attesta il fatto che in Sicilia manchino 280 collaboratori all’ANPAL, ma è anche frutto della volontà dei capi d’azienda di non andare a cercare manodopera nei centri per l’impiego, perché sarebbero costretti a stipulare contratti regolari, che prevedano ferie e salari adeguati».
I disoccupati palermitani torneranno in piazza mercoledì 21 dicembre, alle ore 9:00, partendo dal Castello della Zisa. Da qui, attraversando strade non pedonali, arriveranno davanti Palazzo d’Orleans, sede della Regione Siciliana. Una delle principali rivendicazioni dei manifestanti è proprio quella di potenziare i centri per l’impiego e obbligare i datori di lavoro a passare da lì, attingendo da una lista di disoccupati che sia visibile a tutti.
«Ma finché il lavoro non arriva – continua Davide Grasso – il reddito di cittadinanza non può essere tolto. Significherebbe abbandonare alla misera circa 160 mila siciliani. Si lavori per collegare il reddito di cittadinanza all’inserimento nel mondo del lavoro e all’attivazione dei PUC, ad oggi fermi. Non permetteremo che passi la retorica che chi percepisce il reddito è un fannullone che non vuole lavorare. A queste persone, le proposte di lavoro non sono mai arrivate e nel frattempo si sono anche organizzati per svolgere lavori socialmente utili, come la pulizia dei quartieri della città».
Un altro striscione con scritto “Attivate i Puc, siamo una risorsa” è stato esposto davanti la sede della VII commissione, in via Bonanno, che si sta occupando dei progetti utili alla comunità, ancora non attivi.
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