08 dicembre 2022

SULLA CRISI DEL LIBRO

 


«Con l’invenzione della stampa, con l’uso della carta come materia scrittoria, con il successivo enorme progresso dell’arte e dell’industria grafica, è cominciata e si è andata aggravando la crisi del libro. Infatti, se al tempo degli amanuensi la scrittura di un libro dipendeva direttamente dalla richiesta dei lettori, più tardi, crescendo enormemente la tiratura, grazie alla stampa meccanica, è diventato molto più difficile trovare un numero di lettori pari al numero crescente delle copie stampate. Nell’antichità era il lettore che cercava il libro, mentre oggi il rapporto si è invertito: il libro cerca il lettore. In Italia la crisi è complicata dal fatto che moltissimi scrivono e pochissimi leggono. Ogni anno in Italia diecimila persone danno alle stampe le loro opere, e se si tiene presente che un solo libro viene stampato, su cento che arrivano manoscritti sul tavolo di un editore, ne risulterà che abbiamo in Italia, un numero altissimo di scrittori, fra editi e inediti: circa un milione, o anche di più. Forse il numero degli scrittori è pari a quello degli analfabeti, e fors’anche il problema dell’analfabetismo si potrebbe risolvere imponendo a ciascun autore di insegnare a leggere a un analfabeta, servendosi del suo libro inedito come di un sillabario».

Luciano Bianciardi -
Il lavoro culturale - 1957 (Pubblicato nel 1964).

Nessun commento:

Posta un commento