«Il fine di Lévi-Strauss è molto simile a quello di Lucrezio, latino grecofilo che caldeggiava lo studio delle scienze naturali come forma di psicoterapia etica, il cui obiettivo non era la conoscenza scientifica autonoma, ma la riduzione dell’angoscia emotiva. Ai suoi occhi l’uomo era dilaniato tra il piacere della sessualità e il dolore della perdita affettiva, tormentato dalle superstizioni ispirate dalla religione, ossessionato dalla paura del decadimento fisico e dalla morte. Raccomandava quindi la conoscenza scientifica che insegna il distacco intelligente, l’equanimità. Per Lucrezio, la conoscenza scientifica era una forma di grazia psicologica: un modo per imparare a lasciar correre. Lévi-Strauss considera l’uomo con pessimismo lucreziano, alla luce di un’analoga idea della conoscenza come consolazione e, al contempo, necessario disincanto.»
Susan Sontag in "Contro l'interpretazione".
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