La celebre "Storia dei Musulmani di Sicilia" di Michele Amari è stata tradotta in arabo nel 2004 da uno staff egiziano coordinato dal prof. Moheb Sa’d Ibrahim, dell’Università di ‘Ayn Shams (Il Cairo, Egitto), grazie a un finanziamento del Ministero degli Affari Esteri, al fine di onorare la plurisecolare collaborazione fra Italia ed Egitto.
I suoi scritti sono diffusi nel mondo arabo, Amari mostrò un forte interesse verso la cultura araba in area mediterranea, costruendo ponti e non innalzando muri.
«Michele Amari [...], come Ibn Hamdis, aveva preferito l’esilio alla servitù. Amari traduceva: “Oh se la mia patria fosse libera…”, e nelle parole dell’antico poeta trovava la sua stessa pena, la sua stessa ansia, la sua stessa nostalgia».
L’ Amari infatti, oltre che storico, era stato un protagonista del Risorgimento italiano e, come tale, aveva patito l’esilio politico come l’antico poeta. Leonardo Sciascia ha ammirato tanto l’autore della Storia dei musulmani di Sicilia. Tant’è che, in una pubblicazione poco nota del 1963 , scriverà:
«Prima di lui la Sicilia musulmana […] giaceva nel buio passato, nell’amorfa memoria, nel caos […] solo la passione di Michele Amari ha potuto travalicare quei secoli di storia dall’oscurità alla luce, dal caos all’ordine. […]. Come si può parlare della Sicilia, conoscerla, giudicarla, se non si sa che un poeta arabo ha cantato di lei, patria perduta, luogo del cuore, verde paradiso dell’infanzia, come oggi ne canta Salvatore Quasimodo?»
(Cfr. F. VIRGA, Un sorprendente Sciascia arabo tra letteratura, politica e storia , DIALOGHI MEDITERRANEI, 1 novembre 2021. Ora in Francesco Virga, EREDITA' DISSIPATE GRAMSCI PASOLINI SCIASCIA, Diogene Bologna 2022 ).
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