Gogol’ secondo Vladimir Nabokov
Il 22 maggio 2024 parleremo anche di Nikolaj Gogol’ e dei suoi Racconti di Pietroburgo, co-protagonisti dell’incontro del gruppo di lettura “Grandi libri” (insieme con uno dei nostri libri della vita).
Per accompagnare la lettura di Gogol’ consiglio di dare un’occhiata a Nikolaj Gogol’ (Adelphi, a cura di Cinzia De Lotto e Susanna Zinato)del grandeVladimir Nabokov. È un lavoro pubblicato nel 1944 e che doveva essere, secondo l’editore americano che lo commissionò, un libro divulgativo. Ne uscì invece una biografia intellettuale anomala, che inizia con la morte di Gogol’ e che dello scrittore analizza i temi, lo stile, le idee, dicendoci per altro parecchio anche sullo stile, i temi e le idee di Nabokov. Molto del libro è dedicato al romanzo più noto di Gogol’, Le anime morte; ma uno dei capitoli è imperdibile per chi legge Racconti di Pietroburgo. È il quinto capitolo, “L’apoteosi di una maschera”, dedicato a Il cappotto.
Trascrivo qualche passaggio, giusto per capirci:
Gogol’ era una creatura strana, ma il genio è sempre strano; solo il vostro sano scrittore di second’ordine appare al grato lettore un saggio amico di vecchia data che in bell’ordine sviluppa le nozioni sullo vita del lettore stesso. La grande letteratura corre lungo il filo dell’irrazionale. [...] Il cappotto di Gogol’ è un incubo grottesco e cupo che apre buchi neri nell’incerto disegno della vita. Il lettore superficiale di questa storia vi vedrà semplicemente la greve burla di uno stravagante buffone; il lettore austero darà per scontato che intenzione primaria di Gogol’ fosse di denunciare gli orrori della burocrazia russa. Ma né che vuole farsi una bella risata, né chi brama i libri «che fanno pensare» capirà di cosa tratta Il cappotto. Datemi il lettore creativo: questo è un racconto per lui. [pp. 131-132].
E più avanti:
L’assurdo era la musa preferita di Gogol’ - ma quando dico «l’assurdo» non intendo il bizzarro il comico. L’assurdo ha tante tonalità e gradazioni quante ne ha il tragico e, per di più, nel caso di Gogol’ sconfina in quest’ultimo. Sarebbe sbagliato affermare che Gogol’ poneva i suoi personaggi in situazioni assurde. Non si può mettere un uomo in una situazione assurda se l’intero mondo in cui vive è assurdo; non lo si può fare se con «assurdo» si intende qualcosa che provoca una risatina o una scrollata di spalle. Ma se si intende il patetico, la condizione umana, se si intendono tutte quelle cose che in mondi meno inquietanti sono legate alle più alte aspirazioni, alle più profonde sofferenze, alle più forti passioni – allora, naturalmente, la breccia necessaria è lì, e un patetico essere umano perduto nel mezzo dell’irresponsabile mondo da incubo di Gogol’ diventa «assurdo» per una sorta di contrasto secondario». [...] L’essenza del genere umano deriva irrazionalmente dal caos di finzioni che formano il mondo di Gogol’. Akakij Akakievič, il protagonista del Cappotto è assurdo perché è patetico, perché è umano, perché è stato generato proprio da quelle forze che sembrano essere così in contrasto con lui. [pp.132-133]
Ricordo che l’incontro del gruppo di lettura su Racconti di Pietroburgo è aperti a tutti, anche a chi non ha letto il libro. Ci vediamo su Zoom (scrivete a luigi.gavazzi@gmai.com per link e passcode alla riunione) o, per chi non è lontano, in biblioteca a Cologno Monzese alle 20:45 del 22 maggio.
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