Un amore
felice
Un amore
felice. È normale?
È serio? È
utile?
Che se ne fa
il mondo di due esseri
che non vedono
il mondo?
Innalzati
l’uno verso l’altro senza alcun merito,
i primi
qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva
andare così – in premio di che? Di nulla;
la luce giunge
da nessun luogo – perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la
giustizia? Sì.
Ciò infrange i
principi accumulati con cura?
Butta giù la
morale dal piedistallo?
Sì, infrange e
butta giù.
Guardate i due
felici:
se almeno
dissimulassero un po’,
si fingessero
depressi, confortando così gli amici!
Sentite come
ridono – è un insulto.
In che lingua
parlano – comprensibile all’apparenza.
E tutte quelle
loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri
doveri reciproci che s’inventano –
sembra un
complotto contro l’umanità!
È difficile
immaginare dove si finirebbe
se il loro
esempio fosse imitabile.
Su cosa
potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si
ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe
restare più nel cerchio?
Un amore
felice. Ma è necessario?
Il tatto e la
ragione impongono di tacerne
come d’uno
scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici
pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai
riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in
fondo, di rado.
Chi non
conosce l'amore felice
dica pure che
in nessun luogo esiste l’amore felice.
Con tale fede
gli sarà più lieto vivere e morire.
Poesia tratta
da W. Szymborska, Opere, Adelphi, 2008.
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