Pirandello è il più grande autore di teatro del Novecento italiano per
la consapevolezza della crisi d'identità dell'uomo nella società moderna e per
la novità della sua opera che sconvolge le tradizionali tecniche espressive del
teatro. Ma la sua estraneità ai clamori avanguardistici e dannunziani del primo
Novecento italiano gli consentì di raggiungere la fama solo molto tardi, quando
la crisi del dopoguerra fece maturare le condizioni perchè il suo messaggio
potesse essere compreso.
Fin dalla sua prima produzione narrativa emerge la tematica che , via
via approfondita,caratterizza tutta la sua opera e al contempo esprime la sua
visione del mondo:il sentimento della condizione tragica dell'uomo condannato
alla sconfitta per l'impossibilità di comunicare con gli altri e di conoscere
se stesso. A ribadire e spiegare questa condizione disperata si aggiungono: il
sentimento del contrasto tra illusione e realtà, poichè l'uomo è obbligato ad
assumere una forma per esistere la quale però si rivela illusoria rispetto al
continuo fluire della vita; il sentimento della casualità della vita , che si
svolge in un mondo privo di valori e di certezze governato da un'assoluta
relatività.
I personaggi pirandelliani, infatti, sono quasi sempre dei piccoli borghesi dalla
vita meschina, soffocati dalle convenzioni sociali, alle quali si adattano passivamente. Ma talvolta , rivelando una
insospettabile voglia di vivere , essi prendono coscienza e reagiscono mediante
gesti apparentemente bizzarri, che però non trovano sbocco se non nella valvola
liberatrice della pazzia o nella rassegnazione dolente e consapevole.
In occasione di un concorso a professore ordinario, scrive il saggio L'umorismo (1908) che compendia
la Sua poetica.
L'umorismo rappresenta la chiave di
accesso di tutto il sistema letterario pírandelliano. La prima parte, pur
maggiormente legata all'occasione accademica, è fondamentale per il suo
tentativo di saldare la poetica pirandelliana, espressa nella seconda parte,
anzitutto a un'interpretazione storico-letteraria e critica, e poi a
un'estetica che è frutto di un'epistemologia connessa a un nuovo modello
antropologico (basato sulle antinomie, sulla compresenza degli opposti).
Sviluppando il primo collegamento, Pirandello individuava una linea
misconosciuta della tradizione letteraria, poi studiata da Michail Bachtin.
Svolgendo il secondo, egli percorreva un cammino parallelo a quello di Henri
Bergson e Sigmund Freud (che, a inizio secolo, avevano anch'essi dedicato
studi, con forti valenze estetiche ed epistemologiche, al riso e al comico) e
anticipava la bi-logica dell'epistemologia a sfondo psicoanalitico di Ignacio
Matte Blanco.
Pirandello
definisce “comico” l'”avvertimento del contrario”:l'avvertimento della
dissonanza tra la sostanza e le forme provoca il riso. Ma se riusciamo a
passare dall'avvertimento al” sentimento del contrario”, se riusciamo cioè a
riflettere oltre l'apparenza per guardare nell'interiorità dell'uomo allora il
riso si trasforma in pianto. Celebre è l'esempio della vecchia
signora”goffamente imbellettata e parata di abiti giovanili” che muove il riso
del lettore, il quale avverte in lei il contrario di come si dovrebbe
acconciare una vecchia signora. Ma se egli riflette sul perchè ella inganni
così impietosamente se stessa, nel tentativo magari di trattenere un marito più
giovane di lei, ecco che perverrà al “sentimento del contrario”ed il riso
cederà il posto alla pietà.
Pubblicato
da Maria Allo a mercoledì, aprile 17, 2013 su http://comecreaturaeternamentediveniente.blogspot.it/2013/04/larte-che-scompone-la-poetica.html
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