02 aprile 2013

IL PESCE D' APRILE DI NAPOLITANO




Seguiamo con apprensione i veti incrociati di partiti e movimenti che non fanno intravedere sbocchi positivi alla grave crisi economica e politica nazionale. L’ ultima mossa del Presidente della Repubblica ci ha lasciati perplessi.
Su quest’ultima iniziativa di Giorgio Napolitano raccogliamo oggi  alcune voci fuori dal coro che hanno il merito, se non altro, di far pensare:





Le Camerette tecniche

Ci sarebbe da sorridere alla trovata di Napolitano, di instaurare due piccole “Camere”, di “tecnici” con uno spruzzo di politica. La scienza dell’economia – della gestione pubblica – non nacque del resto “camerale”, degli esperti nell’anticamera del principe? Ci sarebbe anzi da ridere, considerando che le Autorità a garanzia del mercato, di cui i più dei cameristi sono a capo, sono una della cause principali del disastro della funzione pubblica, per costo e inefficienza (subordinazione agli interessi costituiti).
All’apparenza sembra logico: non avendo le Camere vere espresso una politica, il capo dello Stato ci riprova en petit comité. Se non che si tratta in realtà di (piccoli) burocrati, che non faranno assolutamente nulla - è la sindrome Bondi che imperversa. Dunque è una logica di Pulcinella. Mentre la realtà è ben drammatica. Per la recessione che è spaventosa più che per lo spread e la cattiva Germania. Avendo fatto le vacanze per Pasqua, si torna con un senso di afflizione: nessun altro le ha fatte, le stazioni, i negozi e i luoghi pubblici erano vuoti.
Le due Camerette lasciano peraltro inalterato l’impasse politico che l’ex partito di Napolitano ha creato, e a cui lo stesso capo dello Stato, dopo aver resistito una vita, sembra adeguarsi all’uscita. Col supporto - maldestro forse più che opportunista - della residua politica laica, Sartori, Scalfari, Settis (tutti con la s?). Con la barzelletta che non ci può essere altro partito all’infuori di quello: l’ex Pci che ha fagocitato la Dc e governa con la corruzione, in grande e in piccolo, e non tollera altri partiti di massa, se non dicendoli ladri, concussori, mafiosi, trafficanti di droga, golpisti, pederasti, e ora puttanieri – senza senso del ridicolo, Sartori, Scalfari, Settis, e altri ascari affardellati? Dopo la catastrofe Monti, che altro ricino ci propina il popolo diverso?
astolfo@antiit.com

--------

Gennaro CarotenutoDieci saggi impresentabili 

La classe dirigente, la generazione, il sesso maschile che ha portato l’Italia al disastro dovrebbe salvarla? Questa accozzaglia di partitocrazia e grand commis, tutti maschi, anziani, ricchissimi, sarebbe il meglio che questo paese può schierare per indicare cosa è urgente fare per il paese?
La classe dirigente che negli ultimi 40 anni ha distrutto il paese dovrebbe salvarlo?  Possono essere saggi i tagliagole leghisti che hanno voluto la morte di 5.000 migranti che riposano sui fondali del Mediterraneo? Sarebbero saggi quelli che hanno votato che Ruby era la nipote di Mubarak? Sarebbe saggio colui che provò a legittimare i torturatori repubblichini chiamandoli “ragazzi di Salò”. Chi rappresentano i dieci saggi di Napolitano? Le privatizzate, le banche, la confindustria, la grande finanza che lucra sullo sfascio, i precarizzatori del lavoro, la nomenklatura partitocratica? Niente donne, niente giovani, niente società civile, niente cultura, niente ricerca, niente diritti, niente disagio!
È così evidente che questi dieci non rappresentano il paese reale ma sono chiamati a garantire, in un momento nel quale il crollo di un regime appare dietro l’angolo, quei poteri che rappresentano al di sopra e al di fuori del gioco democratico.
Qual è il disegno dietro questa carta (apparentemente) della disperazione giocata dal Presidente Napolitano? È nata ieri una repubblica degli ottimati che prescinde dal voto popolare? È legittima o è un golpe la prorogatio di fatto del governo Monti?
Gli italiani che il 24 e 25 febbraio si sono divisi su tutto si sono trovati d’accordo su una sola cosa: la tecnocrazia neoliberale di Mario Monti ha il comune disprezzo di un intero popolo. Continuare a imporla sulla base di una cultura emergenziale con la quale in questo paese sono state fatte passare tutte le nefandezze è un colpo di mano. Ben maggiore legittimità avrebbe un governo Bersani, pur bocciato in Senato, per condurre il paese a nuove elezioni.
Non rappresenta il paese reale il governo Monti, non rappresentano il paese reale i dieci presunti saggi. Se un disegno s’intuisce è che i D’Alema e i Berlusconi pretendono di fare melina per altri cinque anni sperando di addormentare il fenomeno grillino. Se questa operazione riesce gli italiani comuni tra cinque anni staranno peggio di prima. Magari rassicureranno la finanza, la BCE, i mercati, che potranno continuare a spolparci un po’ al giorno. Se non riesce crolleremo di colpo e lo Stato, la Nazione stessa avrà perso ogni legittimità. Altro che Europa allora, ch’è diventata una foglia di fico. Tutto il peggio sarà possibile. Ma il crollo non sarà quello dell’Argentina o della Grecia; sarà Weimar.
Intanto, di sicuro, l’invenzione di Napolitano blocca il corso democratico della legislatura. Il suo dovere, se Bersani non riesce a formare un governo, è incaricare Berlusconi (o chi per lui) e, dopo di questo, Grillo (o chi per lui). Non proseguire in questi tentativi, e non potendo sciogliere le camere, blocca il corso naturale delle cose impedendo soluzioni che, evidentemente, sono considerate da evitare ad ogni costo dai padroni del paese dei quali la lista dei saggi rappresenta un elenco di spicciafaccende ben pagati.
È sotto gli occhi di tutti che l’Italia potrebbe esprimere dieci, cento, mille saggi di ben più alto profilo di quelli indicati da Napolitano ma che si è scelto di nominare quelli perché in realtà ognuno di loro garantisce un potere. Garanti dei poteri forti, dei grandi interessi, di una generazione e di un sesso, quello maschile, che ha umiliato e stuprato il paese. Garanti della fase terminale della nostra democrazia nata nel 1945 dalla Resistenza, che è agonizzante almeno dal sequestro di Aldo Moro e in coma da quando è sceso in campo Silvio Berlusconi.
Non si capisce intanto chi lavora per chi. Lavora per il Re di Prussia Beppe Grillo, incapace di capire di star sprecando una golden share che non ritornerà per spazzar via la peggior classe dirigente d’Europa commissariando un governo Bersani e obbligandolo a realizzare parti importanti del proprio programma? Lavora per il Re di Prussia quella parte di centro-sinistra che muore dalla voglia di far fuori Bersani e inciuciare con Berlusconi a qualunque prezzo, vogliosa solamente di un altro giro di valzer, di mantenere privilegi e vitalizi e spingere sul Colle il Massimo peggiore di tutti loro a garanzia del mercimonio? O lavora per il Re di Prussia Napolitano che spinge altri milioni di italiani tra le braccia di Grillo o di qualunque altro pifferaio sorgerà a indicare che il re è nudo? Qualcuno si illude che basterà un Renzi a salvarci. Se non si sgonfierà quando si rivoterà il Movimento Cinque Stelle, o ben di peggio di questo (le Albe dorate greche dovrebbero darci brividi), sfonderanno ogni argine. La politica, questa politica ha perso ogni legittimità e il caos è dietro l’angolo.
Volete la guerra civile?

Fonte: http://www.gennarocarotenuto.it/22847-i-dieci-saggi-impresentabili-di-napolitano-volete-la-guerra-civile/.

 ----------
 


Giulietto Chiesa   Manovra eversiva

Leggo e rileggo, sbalordito, la colomba pasquale di Napolitano. Sbalordito solo per la sgradevole impudenza che la caratterizza, ma devo dire che mi aspettavo qualcosa di simile.  Condivido le parole di chi, come Flores D’Arcais, ha definito questo tramonto del peggior presidente della storia repubblicana come una “manovra eversiva”. Napolitano è andato molto oltre le prerogative costituzionali che gli sono attribuite e entro le quali avrebbe dovuto essere costretto.  
Si mette il Parlamento sotto tutela. La “trovata” della “maggioranza certa” è illegale sotto ogni profilo. Dove sta scritto, in Costituzione, che il presidente della Repubblica decide lui cosa sia una maggioranza certa? E’ il Parlamento che deve dirlo, quanto sia certa, o precaria.  Il cosiddetto “comitato di saggi” non è neanche una foglia di fico sopra l’imposizione al paese di un governo inciucio Pd-Pdl. Quei nomi sono uno schiaffo all’intero paese.
Il governo Monti rimane in carica senza che il Parlamento abbia potuto esprimersi. E il governo Monti è il risultato di una catastrofica decisione dello stesso Napolitano. Che ora cerca di imporne un’altra, se possibile peggiore. 
Siamo fuori dalla Costituzione. 

Grillo
ha, per insipienza, per presunzione, offerto il destro a una tale aberrazione. Lo ha fatto non proponendo il nome di un “suo” premier (e, aggiungo io, di un suo “governo ombra”). 
Che si svegli, o che qualcuno lo faccia svegliare. 
Ma l’insipienza di Grillo non assolve Napolitano. Un comico può sbagliare. Se sbaglia, dopo avere ottenuto oltre il 25% dei voti, è una brutta faccenda.
Un presidente della Repubblica non sbaglia. Se attenta alla Costituzione lo fa per scelta. Dobbiamo temere lui e coloro che, dietro di lui, sopra di lui, a fianco a lui, lo consigliano.

Fonte e commenti: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/01/napolitano-manovra-eversiva/548320/.


                                                     -------

 Aldo Giannuli - Una personale interpretazione della Costituzione

 
Grillo ha proposto di iniziare a far lavorare il Parlamento, “congelando” in qualche modo la crisi di governo e l’esempio citato è quello del Belgio che è da due anni “senza governo” e tira avanti lo stesso. Quasi tutti i costituzionalisti, a parte Cheli, hanno bocciato la proposta ritenendola costituzionalmente impraticabile. Nello stesso tempo, il Presidente della Repubblica ha fatto una proposta in qualche modo convergente: intanto lasciamo il governo Monti che è “pienamente operativo” (si badi all’aggettivo) e facciamo un comitato di saggi che spiani la strada ad un governo di larghe intese, mettendoci  dentro alcuni economisti e costituzionalisti di chiara fama, insieme ad un esponente di ciascun partito (meno il M5s), in modo che trovino una intesa sul programma. Poi, aggiunge, ”io non mi dimetto sino alla fine del mandato” cioè il 15 maggio, il che, in soldoni, significa che prima di settembre non si vota. Dunque questa situazione di “sospensione” potrebbe durare anche altri 5-6 mesi, durante i quali, il governo c’è: Monti.
La cosa più divertente è che, mentre Pd e Pdl non ne vogliono sentir parlare, a fare da paciere si è messo il M5s (cioè l’unico escluso dal comitato dei “saggi” e che è destinato a restare fuori dalle larghe intese) che apprezza la proposta del Presidente e dice “intanto insediamo le Commissioni parlamentari, poi si vede”.
Ragioniamo un attimo sulla questione dal punto di vista dell’esame alla lettera della Costituzione.
Partiamo da una considerazione: per il principio di autoconservazione dello Stato, non è ammessa vacanza per gli organi costituzionali, che sono sempre in carica sino a quando non subentra il successore. Pertanto, ha ragione Napolitano a ricordare che un governo c’è e cesserà solo quando il successivo avrà giurato (però, attenzione: prima del voto di fiducia delle Camere).
Però, nel frattempo è cambiato il Parlamento e sia logica che prassi vogliono che si riparta con la formazione di un nuovo governo che cerchi di avere la fiducia da esso. Secondo prassi, il governo Monti è in carica per l’“ordinaria amministrazione”, dunque, non nella pienezza dei suoi poteri, ma qui iniziano i problemi: la dizione “in carica per l’ordinaria amministrazione”  o –se preferite- “per il disbrigo degli affari correnti” -nella Costituzione non esiste, è solo la formula rituale con la quale il Presidente della Repubblica accoglie le dimissioni del governo, invitandolo a “restare in carica per…” .
La Costituzione non pone alcun limite esplicito ai poteri di un governo dimissionario o sfiduciato. La prassi, ispirata a criteri di correttezza vuole che il governo caduto si limiti a puri atti amministrativi, astenendosi da quelli che investono l’indirizzo politico. In teoria, se un governo in prorogatio eccedesse i limiti degli “affari correnti”, il presidente di una commissione parlamentare o un presidente di regione, che vedessero toccate le materie di propria competenza, potrebbero sollevare il conflitto di poteri davanti alla Corte Costituzionale, ma non ci sono precedenti e non sappiamo come potrebbe andare.
Ma la dizione “affari correnti” oppure “ordinaria amministrazione” –oltre a non comparire nel testo costituzionale- non sono per nulla chiare. Quale è il limite fra “ordinaria amministrazione” ed indirizzo politico? Ad esempio, l’art 81 stabilisce che “Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo del governo”. Quindi presentare i bilanci è atto riservato al governo che lo fa, normalmente, con la legge finanziaria. Vero è che il Parlamento può autorizzare l’esercizio provvisorio del bilancio, ma solo per quattro mesi. Ed allora, nel caso, si sia in scadenza e la crisi si protragga, il governo dimissionario può assolvere a questo compito? Sembra, più che altro, che debba farlo.
Ancora, un governo prorogato può ricorrere al decreto legge? Per definizione, il decreto presuppone che si sia in un caso di “necessità ed urgenza” (anche se poi se né è fatto largo abuso), dunque se necessario ed urgente esso può –ed, in un certo senso, deve- essere assunto da chi abbia responsabilità di governo in quel momento. Certo, poi le Camere debbono confermare che c’è stata necessità ed urgenza, ma questo, di solito, accade dopo diverse settimane, mentre il decreto ha efficacia immediata. E in sede di politica estera, se c’è una crisi improvvisa come quella libica, ed occorre assumere una posizione negli organismi internazionali o decidere se concedere le basi o meno, che si fa?
E qui veniamo ad un altro punto molto delicato: noi ormai agiamo in un quadro di compatibilità e di limitazioni di sovranità sancito anche da una giurisprudenza costante della Corte Costituzionale  (232/1989, 389/1989, 168/1991, 384/1994, 94/1995, 536/1995 ord.) che colloca le norme comunitarie al di sopra delle norme interne anche di rango costituzionale. E allora, per venire, ai nostri giorni, che succede in caso di vertice europeo a seguito di crisi come quella cipriota (e già si profila quella slovena)?
Immaginiamo che si rendano necessarie determinate misure, o che l’allargarsi dello spread fra titoli italiani e titoli tedeschi induca Ue e Bce a chiedere al governo italiano decisioni immediate, si può rimandare tutto a quando la crisi sarà risolta? E’ evidente che un governo in regime di prorogatio da un lato sarebbe più debole nei confronti della Ue e della Bce, dall’altro, avrebbe un ottimo alibi per fare quel che gli pare giustificandosi con l’eccezionalità della situazione.
E, con un governo come quello di Monti, non ci sarebbero dubbi su cosa farebbe. E qui superiamo la lettera della Costituzione ed affrontiamo il problema dal punto di vista della legittimazione costituzionale sostanziale. Al di là della lettera, infatti, esiste uno spirito della Costituzione che deve guidare nella sua lettura.
Il governo Monti è già stato uno strappo in questo senso: composto da tecnici privi di qualsiasi investitura popolare, ha ricevuto una (traballante) legittimazione indiretta dal voto delle maggiori forze politiche presenti in Parlamento ed è stato poi sostanzialmente sfiduciato da una di esse (qui Napolitano bara quando dice che questo governo non è mai stato sfiduciato, perché il governo si è dimesso prima di un voto formale, ma la sfiducia era nei fatti). Dopo, questo governo si è tradotto in una lista con l’esplicito programma di proseguire in quella linea politica e questa lista è stata letteralmente pestata dagli elettori che gli hanno dato un misero 10%, mentre hanno premiato quelli che si ponevano in discontinuità con quella esperienza. In particolare il M5s, che si presentava come il più acerrimo avversario di Monti e che ha avuto il 25% (ricordate il Rigor Montis?).
Quindi, abbiamo un governo di dubbia costituzionalità, con un Parlamento cambiato ed esplicitamente sfiduciato dell’elettorato, che dovrebbe restare in carica, magari per andare a nuove elezioni, scavalcando questo Parlamento, come se non ci fosse mai stato. Ed il maggiore oppositore di questo Governo sorride compiaciuto e dice che gli sta bene: riuscite ad immaginare un pateracchio più indecente di questo?
Napolitano ha sempre avuto una sua interpretazione troppo personale della Costituzione –lo sappiamo- ma questa volta sta esagerando: correttezza costituzionale vorrebbe che egli desse il pieno incarico a Bersani, come capo della coalizione che ha avuto il maggior numero di voti ed ha la maggioranza della Camera, che Bersani faccia il suo governo e si presenti alle Camere; nel caso non ottenesse la fiducia e non ci fosse alcuna alternativa praticabile, si andrebbe a nuove elezioni con un governo minoritario, ma pur sempre espresso da questo Parlamento. Gestire un nuovo turno elettorale con un governo espresso dalla precedente legislatura sarebbe una cosa ai limiti della rottura costituzionale.
Ma c’è da rifare la legge elettorale, mi direte. Certo e lo si potrebbe fare nei mesi che ci separano dal voto, ma, mi spiegate perché questo non si possa fare con un governo Bersani?  Come mai Grillo trova più accettabile Monti di Bersani?


 

Nessun commento:

Posta un commento